Il rapporto è 65 a 1 ed è quello tra gli alunni stranieri e quelli figli di italiani in una scuola dell’infanzia nel quartiere Arcella, a Padova. E la mamma dell’unica bambina italiana ha portato il caso all'attenzione anche del sindaco Massimo Bitonci. «A mio parere è una scelta educativa e didattica decisamente sbagliata - ha spiegato - non si può nemmeno più neanche parlare d'integrazione, o meglio bisognerebbe parlare di integrazione al contrario. Non si tratta di razzismo o di intolleranza ma mi preoccupo per l'insegnamento di mia figlia». D’altra parte la dirigente scolastica ha spiegato che è da anni che nel quartiere questa scuola era a forte maggioranza di figli di immigrati, gli scorsi anni gli italiani erano tre o quattro, ha ribadito che: «Siamo una scuola multietnica - ha sostenuto invece la coordinatrice - noi qui siamo il mondo e ne andiamo fieri. I bambini non hanno nessun problema di integrazione e tutti si comportano alla stessa maniera».
Ma non è l'unico caso se pensiamo che nello stesso quartiere alla scuola elementare Rosmini in via Jacopo da Montagnana su 26 bambini 20 sono di origine straniera, o alla notizia che pochi giorni dopo a Cicognara, frazione del Comune di Viadana in provincia di Mantova, un altro caso che in qualche modo ci chiama a riflettere sul tema dell'integrazione. Nella scuola materna don Mazzi le mamme di una classe formata tutta da bambini di origini indiana hanno chiesto che venisse smembrata: «Così non si integreranno mai e non impareranno mai l'italiano», hanno detto al dirigente scolastico, che ha provveduto a smembrare la classe dividendo i bambini in altre sezioni.
La polemica è sempre dietro l’angolo. Nelle realtà in cui vi è predominanza di stranieri la preoccupazione delle famiglie dei bambini italiani che giustamente non vogliono sentirsi accusare di razzismo riguarda proprio l’integrazione che diventa assai difficile se i bambini vengono inseriti in un contesto che assomiglia a un ghetto. Capiamo anche le difficoltà dei dirigenti scolastici nel comporre
classi equilibrate quando la scuola è in una zona abitata per lo più da famiglie di
immigrati. Teniamo però presente che quando parliamo di bambini figli di immigrati spesso stiamo parlando in realtà di bambini italiani quanto i nostri figli poiché sono nati e cresciuti nel nostro Paese, parlano la nostra lingua e a volte anche con la nostra inflessione dialettale, ascoltano la stessa musica e guardano la stessa Tv.