La squadra di "A sua immagine" con Lorena Bianchetti, Laura Misiti e don Gianni Epifani
«Questa è una grandissima squadra. Una seconda famiglia. Sono rimasta in contatto con loro anche quando ho fatto altre trasmissioni». Lo dice convinta, Lorena Bianchetti, mentre si avvicina la puntata che celebra i 20 anni di A sua immagine. Una trasmissione «prodotta dalla Rai, ma il cui editore è la Conferenza episcopale italiana. Un programma non confessionale, ma che affronta temi vicini alla vita della gente».
Temi importanti, continua Lorena, «come quelli legati alle armi e alla povertà. Seguendo il magistero di papa Francesco abbiamo affrontato questioni che ci hanno fatto toccare con mano la contraddizione di un Paese che esporta armamenti e che vive al suo interno un fenomeno di povertà».
Come festeggerete i 20 anni?
«La puntata del 3 dicembre sarà un revival. Saranno presenti i responsabili della trasmissione, Laura Misiti per la Rai e don Gianni Epifani per la Cei, e i tanti volti che si sono alternati, sia gli inviati che i conduttori. Sarà una festa nella quale approfondiremo anche il tema del linguaggio, dell’evoluzione della comunicazione all’interno della trasmissione stessa. A me personalmente fa molto piacere essere presente in questa occasione, visto che la metà delle puntate l’ho condotta io».
Cosa le ha dato in particolare questa trasmissione?
«È stata una strada bella e affascinante. Ho il cuore qui perché sento che è proprio un servizio per la gente. È un genere di televisione che ti permette di affrontare tematiche che a volte vengono dimenticate dal resto del mondo. Ho cercato di farlo in tutti i programmi che ho condotto, ma qui è particolarmente evidente: non si cerca la spettacolarizzazione ma l’argomento. Questo è un programma che punta sempre dritto al cuore».
Come si scelgono i temi?
«È una scelta di gruppo. Quello che vorrei sottolineare è l’importanza della squadra. Il martedì e il giovedì ci riuniamo in redazione e, tutti insieme, facciamo proposte. Chiaramente seguiamo la linea del Pontefice e siamo attenti a quello che accade giorno per giorno».
Chi era la Lorena Bianchetti del 1999, anno della sua prima conduzione del programma?
«Come valori sempre la stessa. Certo, oggi sono decisamente più consapevole e questo grazie anche a tutto un percorso di vita che mi ha permesso di usare diversi linguaggi, di affrontare i contenuti più disparati, di passare da programmi di intrattenimento a programmi di approfondimento ad altri con tematiche più specifiche. Tutto questo, visto che vivo le trasmissioni non semplicemente per andare in video ma come una forma di servizio, mi ha dato la possibilità di esprimermi, di approfondire il più possibile la società per riportarla e raccontarla. Ho anche cercato di aver presente che davanti non ho un consumatore dal quale catturare numeri per raggiungere i vertici dell’auditel, ma una persona con le sue domande e i suoi bisogni».
Quali sono gli ingredienti di A sua immagine?
«Quelli che cerco di usare in tutte le mie esperienze lavorative. Derivano molto dalla mia famiglia, molto unita, che ha trasmesso a me e a mio fratello i valori dell’attenzione agli altri. E poi da mio papà, che faceva il pasticcere, ho imparato che per fare una bella torta è necessario conoscere bene gli ingredienti e quindi ho sempre studiato. In secondo luogo occorre, quando si impastano gli ingredienti, metterci tanto amore. Questo ti consente, per esempio, di non sentire il peso di svegliarsi alle sei meno un quarto o di lavorare il sabato e la domenica. Infine, occorre inserire una grandissima dose di personalità. Non cerco di fare delle cose stereotipate, ma di essere me stessa fino in fondo. Quando si prepara una torta le decorazioni devono venire spontanee. Così, quando sono in televisione, soprattutto quando presento A sua immagine, non penso a un personaggio specifico da imitare, ma cerco di essere Lorena nel bene e nel male. E spero che questo, il pubblico, riesca ad apprezzarlo».
Foto di Federico Guberti/LaPresse