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martedì 14 gennaio 2025
 
 

A tavola con i giovani detenuti del Ferrante Aporti

18/06/2015 

Il suo è un oratorio circondato da muri alti e inferriate in cui l’adolescenza entra sgualcita e dove l’unica libertà possibile è quella sognata nelle veglie notturne. Dal settembre 1979 don Domenico Ricca (per tutti: don Mecu) è il cappellano del Ferrante Aporti, il carcere minorile di Torino. Domenica 21 giugno, una dozzina dei circa trenta giovani attualmente detenuti pranza con il Papa. «Lo ha voluto espressamente Francesco», spiega il sacerdote salesiano, 69 anni ad agosto. «Qui si specchia un mondo fragile; uno accanto all’altro ci sono cattolici, ortodossi e musulmani; ci sono italiani, tanti, più di quanti si pensi, e poi rumeni, marocchini, latino-americani e qualche africano.

Com’è comprensibile qui c’è un gran turnover. Questo problema oggettivo non ci esime dal proporre un vero e proprio cammino di pastorale giovanile: incontri personali, una Messa ogni quindici giorni, attività animate da giovani volontari. Il riscatto di ciascuno parte dall’annuncio costante e appassionato del Dio della misericordia e del perdono». L’esperienza di don Ricca, frutto di colloquio con la giornalista Marina Lomunno, è diventata un libro (Il cortile dietro le sbarre) pubblicato dall’Ldc.

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