La tragedia dell'11 settembre con il conseguente rischio di scontro fra civiltà, un Papa che decide spontaneamente di lasciare il soglio di Pietro consapevole dei propri limiti, la novità del primo pontefice latinoamericano che decide di sposare il messaggio della povertà fin dal proprio nome, l'avvento dell'era dei social che portano con sé grandi possibilità di comunicazione ma anche di tensioni e fake news, nuovi esodi e diaspore incrementate da guerre civili per motivazioni economiche, culturali e ambientali.
Sono davvero tanti gli eventi accaduti negli ultimi due decenni. Tanti spunti per chi scrive sceneggiature e usa il grande schermo per raccontare storie e passioni umane in grado di emozionare il pubblico, suscitare sorrisi, lacrime e riflessioni. Ma pochi luoghi hanno immaginato di dedicare al filone religioso un festival a sé stante. Trento è uno di quelli: il capoluogo trentino infatti, da vent'anni, ospita il Religion Today Filmfestival, kermesse che permette di osservare i mille modi in cui il fenomeno religioso viene sentito e narrato dai cineasti di ogni continente. L'edizione del ventennale, che si apre sabato prossimo, sarà l'occasione per ripercorrere – spiega la direttrice artistica Katia Malatesta - “i vent'anni che hanno cambiato il mondo rivoluzionando le vite di miliardi di persone nel contesto della post-secolarizzazione e del ritorno del sacro. E per considerare, al tempo stesso, la ricchezza delle soluzioni con cui le diverse cinematografie del mondo hanno interpretato e interpretano queste dinamiche, attraversando la complessità del nostro presente”.
Fino al 21 ottobre, giorno della premiazione, verranno proiettati 41 film provenienti da 28 Paesi del mondo, selezionati tra oltre 400 iscrizioni. Ogni pellicola sarà presentata e commentata in sala con gli autori ed esperti, al Teatro San Marco, con eventi a ingresso libero e gratuito.
La presenza di decine di ospiti di diverse nazionalità sarà valorizzata nell’incontro con i diversi pubblici: alle proiezioni serali si aggiungono infatti sessioni pomeridiane pensate anche per facilitare la partecipazione della popolazione matura e anziana, mentre le matinée sono riservate alle scuole, con programmi differenziati per le varie fasce di età. La varietà delle cinematografie rappresentate apre inoltre la strada alla partecipazione di nuovi cittadini e diverse comunità, coinvolte anche attraverso il dialogo con le associazioni che le rappresentano.
“Nel corso degli anni – aggiunge Malatesta – il festival si è rinnovato seguendo il modo in cui è evoluto il rapporto tra religione e quotidianità. Quando è nato nel 1997, ancora non si immaginava un ritorno così prepotente del fenomeno religioso nello spazio pubblico. Oggi, il festival si pone l'obiettivo di essere uno strumento in grado di promuovere il dialogo interreligioso. È un viaggio nelle differenze, che sa partire dal riconoscimento di tali diversità attraverso il linguaggio universale del cinema. E in questo modo, ribadisce un concetto fondamentale per il vivere civile: che la pluralità religiosa e culturale può essere un'occasione di crescita collettiva”.