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martedì 15 ottobre 2024
 
 

Regista non per caso, parola di Diego

05/04/2012  Abatantuono esordisce alla regia nel film Tv "Area Paradiso". Una storia di buoni contro cattivi, di risate e crisi economica.

Non è detto che un giocatore, a fine carriera, diventi un allenatore. E la naturale evoluzione di un attore non deve essere, per forza, fare il regista. Ma un cavallo di razza lo si vede già in campo o sul set. Scalpita, anche se segue gli ordini impartiti. Così è nato Diego Abatantuono versione regista. È una delle sorprese che troviamo nell’uovo di Pasqua. Il film Tv Area Paradiso, in onda venerdì 6 aprile in prima serata su Canale 5, segna l’esordio di Abatantuono dietro la macchina da presa. 

Il film racconta in chiave tragicomica la storia di un gruppo variegato di persone in lotta per mantenere il posto di lavoro al tempo della crisi economica. Due autogrill vecchiotti e poco redditizi, a poca distanza l’uno dall’altro, non possono più rimanere aperti entrambi. Una lettera raccomandata della Direzione Generale comunica l’imminente chiusura di una delle due strutture. Sopravviverà quella che dimostrerà di produrre più fatturato e qualità dei servizi. Tra i due grill si scatena così una lotta per la sopravvivenza ricca di comicità ma anche di colpi bassi. Non tutti, infatti, sono disposti a giocare ad armi pari.

- Temi di grande attualità. Buoni contro cattivi?

"In un certo senso. È una commedia corale, brillante che non prescinde, però, dal sociale e dalla situazione economica che stiamo vivendo. Io e il mio staff abbiamo pensato di raccontare una storia in cui le persone oneste vincono su quelle che vogliono ottenere i risultati con metodi non del tutto leciti. Al giorno d’oggi, invece, dire buon uomo è quasi sinonimo di … mi avete capito. Tutto il contrario degli insegnamenti ricevuti da mio padre quando ero piccolo. Mi ricordo che mi portava sempre ad esempio quelli che lui considerava persone giuste, oneste. -Un lavoro che vuole essere un messaggio di solidarietà".

- Ma non sempre, su questa terra, vincono i buoni e gli onesti. Neanche nelle favole è così.

"Ma il film l’ho fatto io e ho scelto anche il finale… scherzo, ma non troppo. È vero. Non sempre i migliori hanno la meglio nella vita. I miei personaggi riescono a superare la malasorte perché lottano insieme. Si  aiutano, nel momento del bisogno e nessuno vuole prevaricare l’altro. Certo ci sono, screzi, incomprensioni dovuti alla coesistenza di caratteri diversi ma, nel momento del bisogno, si coalizzano, azzerano i conflitti interni e con una forza che deriva proprio dalla solidarietà riescono con bravura, onestà, voglia di farcela a portare a casa il risultato. Questo è il messaggio che voglio che arrivi ai telespettatori e soprattutto ai giovani".

- Le commedie brillanti trattano spesso temi seri. In questo caso hai portato sul set la crisi economica, il problema della perdita del posto di lavoro.

"Non sono d’accordo. Le commedie, non necessariamente trattano temi seri. Ogni cosa ha un senso se c’entra l’obiettivo. Se una sceneggiatura vuole essere prettamente comica, se fa ridere ha centrato l’obiettivo. Se la mia commedia è brillante ha centrato l’obiettivo, ma sicuramente non ho voluto portare solo il sociale in scena. Sarebbe troppo presuntuoso. Il sociale vero e proprio l’hanno centrato grandi registi come Germi, Rosi, Monicelli. Io racconto solo una favola contestualizzata in un momento di difficoltà. La potenza della commedia è anche raccontare la verità facendo sorridere.

- Area Paradiso rappresenta anche il tuo debutto alla regia. È sempre stato il suo sogno nel cassetto?

"Questa frase non la utilizzerei. Quando ho cominciato è stato casuale. Poi ho capito che questo sarebbe potuto diventare un lavoro e visto che mi piaceva ho continuato a farlo, avendone l’opportunità.  Sono una persona che porta avanti gli  impegni presi e si assume le responsabilità del caso, ma non ho sogni nel cassetto. La voglia di fare il regista e non solo l’attore mi è venuta con l’età. Un inevitabile passaggio di ruolo per continuare a fare le cose che mi piacciono. Non tutte le sceneggiature o i ruoli  che mi propongono mi convincono e, dietro la macchina da presa, posso scegliere io.  Area Paradiso è stata un’esperienza che mi ha galvanizzato e la vorrei ripetere. Avessi visto gli attori che hanno recitato con me lavorare meno bene rispetto ad altre volte allora avrei desistito, ma hanno tutti interpretato al meglio la loro parte. Tutto ciò mi ha dato entusiasmo e spero di ripetere presto l’esperienza. Ma non dipende solo da me. Al contrario di altre forme artistiche, dove basta comprare un pennello e una tela o una penna e un foglio, per fare il cinema  occorrono soldi e tante persone che si mettono in gioco. Quindi  bisogna farlo quando si ha la sensazione di avere in mano il progetto giusto".

- Come è nata l’idea per questo film?

"Da tempo avevo in mente di produrre una storia ambientata in un autogrill.  E così, grazie a Colorado Film e Mediaset che hanno deciso di supportarmi, il progetto è partito a tavola, davanti a un piatto di salumi. Io e Armando Trivellini, che condivide con me la regia, ci conoscevamo da tempo e siamo sempre stati in sintonia. Lui è più giovane di me e mi ha dato idee nuove. Io sono figlio unico e non mi piace stare da solo. Mi piace condividere le idee con gli amici che stimo".

- Come hai fatto a scegliere la location ? Avete fatto molti sopralluoghi?

"Sembrava facile, invece è stato molto complesso. Ognuno mi segnalava l’autogrill perfetto. In realtà, quando abbiamo cominciato a girare per fare i sopralluoghi le difficoltà erano molteplici. Dal fatto che esistevano veramente location perfette per le riprese  ma erano in zone troppo trafficate e piene di gente, per non parlare poi del rumore incessante delle auto che transitavano. Quindi abbiamo dovuto escludere quelli di grande passaggio, che lavorano tanto.  Sarebbe stato, inoltre, un costo esagerato fermare un grill per tutto il tempo delle riprese. Allora abbiamo cominciato a cercare dei grill più periferici, ma anche le statali hanno un grande traffico. Alla fine abbiamo trovato un antico casolare sulle colline toscane e lo abbiamo trasformato in un grill a tutti gli effetti con relative  pompe di benzina, bar, officina e ristorante".

- Chi ti piacerebbe dirigere e con chi ti piacerebbe lavorare?

"Non partirei mai da questo presupposto. Bisogna prima avere delle idee. Poi, capire la disponibilità economica. Gli attori molto bravi e conosciuti hanno dei costi  elevati. La scrematura nasce così per noi registi italiani. Solo i grandi registi americani hanno piena libertà. Dopodichè, di attori bravi ne conosco tanti. Se posso, lavoro volentieri con  Claudio Bisio e Fabio de Luigi. Anche il cast che ho avuto a disposizione per  Area Paradiso, da Ale e Franz a Ricky Memphis, da Ugo Conti a Marco Milano, è stato straordinario.

- Area Paradiso si presta a diventare una serie televisiva.

"L’idea iniziale era, infatti, quella di fare una puntata zero.  Poi, un po’ alla volta, il cast si è arricchito di attori importanti e tutto questo ha fatto sì che prendesse più una piega da film per la tv. Resta il fatto che nelle potenzialità del grill c’è proprio una fiction. È un po’ come fare un film on the road solo che stai fermo. Si muovono gli altri intorno a te".  

- Se i tuoi figli esprimessero il desiderio di fare il tuo stesso lavoro, saresti contento?

"Non avrei niente in contrario. Possono fare quello che desiderano e riescono. L’importante è che mettano passione in qualsiasi cosa facciano. So che non è facile. Per questo consiglio loro di frequentare persone interessanti che possano aiutarli ad intravedere la strada giusta. I due più piccoli, per il momento, non mi sembra abbiano propensioni particolari. Ma alla loro età non le avevo neanch’io.  La grande ha 27 anni e ha già scelto di laurearsi in Giurisprudenza".

- E per i giovani d’oggi che cosa ti augureresti? 

"Vorrei che i giovani fossero più seguiti nell’educazione quotidiana. Perché credo che la famiglia sia fondamentale per l’impronta che avranno i nostri figli nel percorso della loro vita. Anche le scelte che noi genitori facciamo quando guardiamo con loro un film, uno spettacolo teatrale, una trasmissione televisiva, sono determinanti.  I ragazzi sono, inevitabilmente, condizionati dalle scelte della mamma e del papà".

- Anche noi, allora, possiamo diventare fruitori più intelligenti di quello che ci viene offerto dalla tv e dal cinema?

"Anche se il momento è difficile ci vorrebbe, comunque, uno po’ di sforzo da parte del pubblico per migliorare il prodotto. Mi spiego. Non dobbiamo solo preferire programmi o film scacciapensieri ma anche qualcosa che possa migliorarci.  Le cose cambiano anche così. Noi che facciamo questo mestiere e viviamo di incassi e di audience molto spesso vediamo premiati prodotti che non hanno qualità  e penalizzate opere di grande qualità".

- Il Milan quest’anno?

"Gioca per vincere lo scudetto".


AREA PARADISO
Diego Abatantuono, Ale e Franz, Ricky Memphis, Rosalia Porcaro, Karin Proia, Gianluca Fubelli, Maria Jesus Pierabella, Stefano Costantini. Con Ugo Conti, Raul Cremona, Riccardo Zinna.
Regia di Diego Abatantuono e Armando Trivellini.

 
 
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