Non è difficile immaginare san Patrizio (385-461) pregare e predicare tra la natura che circonda Ballintubber, nella contea di Mayo (nord ovest dell’Irlanda), in un’atmosfera permeata di quiete e silenzio. Si dice che il santo soggiornò in questi luoghi perché erano trafficati da viandanti che percorrevano una via carrabile. La gente arrivava dall’est lungo la strada per la montagna sacra, sulla costa occidentale. Quando san Patrizio portò il cristianesimo in Irlanda, fondò proprio qui una chiesa nell’anno 441.
Oggi sono visibili soltanto resti antichissimi del suo passaggio tra cui il pozzo, dove battezzava i convertiti, e una piccola cappella, interamente ricostruita in legno (in epoca contemporanea) per mostrare come e dove cominciò l’opera di evangelizzazione di un popolo che non abbandonò mai più la fede cristiana. Anzi, da allora la difese strenuamente. E la storia della stessa abbazia medioevale di Ballintubber, costruita molti secoli dopo la predicazione del patrono d’Irlanda, è simbolo di quanta costanza e forza può dare la fede.
QUI SI CELEBRA DA 800 ANNI
Fondata nel 1216 dal re irlandese Cathal Crovdearg O’Connor, è conosciuta come «the Abbey that refuses to die» cioè «l’abbazia che rifiuta di morire». Vanta infatti un primato davvero notevole: in qualunque momento storico dalla sua costruzione e in qualunque condizione in cui si è trovato l’edificio nei secoli, per oltre 800 anni, tra queste mura è stata celebrata Messa tutte le domeniche. Senza mai un’interruzione. E in questa tribolata terra di guerre di religione, sottomissioni, conquiste e distruzioni non è cosa da poco.
In particolare furono due i momenti in cui la storia tentò di distruggere Ballintubber Abbey. Prima di tutto con la chiusura dei monasteri e delle abbazie cattoliche in seguito alla decisione di Enrico VIII (Dissolution of Monasteries 1536). Gli inglesi dominavano ancora l’Irlanda la cui indipendenza era lontana da venire e il re, nella sua nuova funzione di capo della Chiesa anglicana, confiscò le proprietà della Chiesa cattolica inglese. Cominciò un periodo di decadenza. Nel 1653 il secondo colpo, il micidiale intervento distruttivo dei soldati di Cromwell (il condottiero e uomo politico inglese che instaurò un breve governo repubblicano su Inghilterra, Scozia e Irlanda dal 1649 e 1653).
L’edificio incendiato restò per oltre due secoli senza tetto. Ma sull’indistruttibile altare di pietra, ancora ben visibile nell’attuale abbazia ricostruita, ogni settimana si continuò a celebrare l’Eucaristia. La rinascita avvenne secoli dopo, con un primo inizio di lavori nel 1846 per restituirle un tetto, lavori interrotti l’anno seguente a causa dalla terribile carestia che si abbatté sull’Irlanda. Per vederla definitivamente rifiorita e capace di accogliere turisti e pellegrini, bisogna attendere i due interventi risolutivi. Uno nel 1966 e l’altro, definitivo, nel 1997.
VERSO LA MONTAGNA SACRA
Prati verdi e mura medioevali mostrano un paesaggio che pare immutato nei secoli e che rievoca il passaggio di chi si è avviato nei secoli verso la montagna sacra, luogo di cammini spirituali per i credenti irlandesi, cristiani e pre-cristiani. Oggi nuovamente ripercorrono l’antico sentiero chiamato Tochar Phadraig (riconosciuto come uno dei Cammini nazionali dell’Irlanda). Originariamente era la strada dei carri che andava da Rathcruachan, l’antica sede dei reali celtici, sino a Cruachan Aille, la montagna che, in seguito al passaggio di san Patrizio (vi digiunò per 40 giorni e 40 notti), venne chiamata Croagh Patrick o più familiarmente The Reek (“la collina” in gaelico) e che si erge maestosa, nonostante i soli 765 metri, in una vasta pianura e visibile per lunghi tratti di costa.
I pellegrini dopo la recente riqualificazione del sentiero affrontano senza difficoltà questo affascinante itinerario (35 chilometri da percorrere in due giorni).
PELLEGRINI A PIEDI SCALZI
Ma gran parte di loro decide di limitarsi al tratto finale che in due ore, dal villaggio di Murrisk sul livello del mare, porta alla cima del monte. Numerosi irlandesi, e non solo, l’ultima domenica di luglio, in occasione del Reek Sunday, si accingono a salire la montagna proprio come fece san Patrizio, a piedi scalzi.
Alla base della collina ci sono un parcheggio e un piccolo ristoro dove è possibile prepararsi prendendo le ultime informazione prima della salita. Nonostante il tempo tipicamente inglese c’è un via vai di pellegrini o semplici turisti, sottile distinzione poiché chiunque si avvicini a questo sentiero, inizialmente dolce e poi, nel tratto finale, davvero impervio, non può non provare qualcosa.
La potenza di tale paesaggio muove ogni animo umano. E se all’inizio del sentiero segna il cammino una statua di san Patrizio, in cima – davanti al panorama mozzafiato della Clew Bay costellata da isolette – una bianca cappella, costruita nel 1905, a lui dedicata accoglie chi ha affrontato la pietraia dell’ultimo strappo e offre la possibilità non solo del meritato riposo ma, nei week end, anche di una Messa in una cornice suggestiva e naturalmente capace di far sentire la presenza di Dio.
IL SANTO TRIFOGLIO
Il legame tra l’Irlanda e san Patrizio è qualcosa di più che il normale rapporto con un patrono. Nel Saint Patrick’s Day, il 17 marzo, coincidono sia la festa nazionale della Repubblica d’Irlanda che la ricorrenza liturgica del santo. In effetti l’identità del Paese nasce proprio dalla missione evangelizzatrice di Patrizio. Anche il trifoglio, simbolo nazionale irlandese è legato a una leggenda su san Patrizio. Secondo la tradizione, infatti, egli avrebbe usato un trifoglio per spiegare agli irlandesi il mistero della Trinità. Nato in Inghilterra intorno al 385, Patrizio fu rapito e fatto schiavo dai pirati irlandesi quando era adolescente ed ebbe così modo di imparare la lingua gaelica. Convertitosi al cristianesimo e fuggito alla cattività, in Francia fu poi ordinato prete. Vista la sua conoscenza della lingua, papa Celestino I lo inviò a evangelizzare l’Irlanda, all’epoca ancora pagana. Lì convertì per primi i capi delle popolazioni locali e poi fondò numerosi monasteri. A san Patrizio è dedicata anche la cattedrale di New York, dove risiedono molte persone di origine irlandese.
ORGANIZZARE LA VISITA
L’abbazia di Ballintubber e Croagh Patrick si trovano nella contea di Mayo e sono facilmente raggiungibili da Dublino in macchina (250 km). A meno di 1 ora di auto c’è il santuario mariano di Knock (visitato lo scorso 25 agosto da papa Francesco, Credere ne ha parlato sul numero 33/2018) e nelle vicinanze anche la spettacolare Wild Atlantic Way, la celebre e panoramica strada costiera che da sola vale il viaggio.
LA MONTAGNA SACRA
Chi desidera affrontare il tratto finale del pellegrinaggio e salire sino alla cima di Croagh Patrick (756 m di dislivello partendo da Murrisk, due ore circa di cammino) si attrezzi con scarpe da trekking e giacca impermeabile per l’eventuale (frequente) pioggia irlandese. Per raggiungere questi luoghi oltre ai voli su Dublino delle compagnie aeree Aer Lingus e Ryanair, segnaliamo anche il volo (stagionale) di Ryanair da Bergamo Orio al Serio sull’aeroporto di Knock Ireland West. Per informazioni: www.ballintubberabbey.ie e www.croagh-patrick.com.
Foto di Stefano Dal Pozzolo/Contrasto