Dalla sala parto, alla sala
operatoria. Senza neanche
abbracciare la madre.
Ci sono bambini che si
affacciano alla vita sperimentando,
al posto
delle carezze materne,
l’invasione di un catetere,
l’intubazione o l’ago della flebo. A
causa di una malformazione di qualche
tipo, ancor prima di vedere la luce
sono costretti a sottoporsi a un complesso
intervento chirurgico. Il primo,
spesso, di una lunga serie.
Com’è stato per Mattia, triestino,
che a otto anni ha già subìto quattro
operazioni alle mani. E una quinta è
già programmata. Ogni volta sembra
sia quella definitiva, e ogni volta i genitori
devono rimettersi in viaggio
con lui, per un lontano ospedale di
Amburgo.
Com’è stato per Giulia, di Pordenone,
che di anni ne ha dieci e di interventi chirurgici ne ha già subiti 43. Sì,
non è un errore: proprio quarantatré,
in media più di uno a trimestre, cioè
a ogni cambio di stagione. Da quando
è nata. L’ultimo nel gennaio scorso
alle dita della mano destra. «Perché avevo il pollice ciompo», spiega
scherzando la bambina. Così al Gaslini
di Genova le hanno sostituito il pollice
con l’indice. Sulla piccola paziente
sono intervenuti i chirurghi delle
principali pediatrie italiane, da Trieste
a Pavia, passando per Monza e Firenze.
Quante cicatrici su quei corpicini,
ma soprattutto sul cuore di questi
bambini. E quali ansie e paure nell’intimo
dei loro genitori. È per questo che
11 anni fa, per alleviare le sofferenze
e dare sostegno a questi piccoli ammalati
e alle loro famiglie, a Trieste è
nata ABC, l’Associazione per i bambini
chirurgici dell’ospedale pediatrico
Burlo Garofolo. Una squadra di
volontari, tra cui psicologhe e psicoterapeute,
che si fanno in quattro per
affiancare madri e padri di neonati
a cui sono state diagnosticate gravi
malformazioni fisiche. L’azione d’aiuto
inizia già durante la gravidanza, per
proseguire in corsia d’ospedale durante
la degenza. Quindi, dopo il parto e
durante il ricovero del neonato, ABC
mette a disposizione dei genitori provenienti
da fuori due appartamenti.
«Le famiglie già provate e in difficoltà
possono così trovare un ambiente
familiare e confortevole in cui
sentirsi a casa e alleviare le tensioni
dell’ospedalizzazione dei figli», spiega
la direttrice dell’associazione Giusy
Battain. Un terzo appartamento è in
ristrutturazione e tra poco sarà a disposizione
di nuove famiglie. Qualora
i locali siano tutti già occupati, l’associazione
affitta a proprie spese appartamenti
in bed & breakfast.
«La permanenza a volte dura anche
sette, otto mesi, a seconda della
gravità e complessità degli interventi
sui bimbi». In due anni sono state accolte
oltre sessanta coppie provenienti
dall’Italia, ma anche dall’estero, molte
dai Paesi dell’Est o da zone di guerra.
Grazie ai ponti di solidarietà, giungono,
infatti, all’“eccellenza chirurgica”
del Burlo molti bambini con mutilazioni
e traumi causati da eventi bellici.
«Altre famiglie hanno bisogno di
un aiuto economico per sostenere le
spese delle cure ospedaliere», prosegue
la direttrice. ABC rifonde le spese
del viaggio a Trieste, copre anche il costo
per il trasporto in ambulanza.
«I momenti più brutti? Quando si
indossa camice e mascherina per
accompagnare la nostra piccola
in sala operatoria. Non è facile per
un genitore vedere un figlio, affetto
da gravi patologie malformative, sottoposto
in età così tenera a continui
interventi chirurgici. Se non ci fosse
stata l’associazione, non so come
avremmo affrontato i frangenti più
traumatici», testimonia Federica Sist,
giovane mamma di Giulia. «Ci hanno
assistito in tutto. Abbiamo ricevuto
perfino i sondini per i reflussi».
ABC è stata fondata nel 2005 da
Giusy Battain e Luca Alberti, genitori
di Riccardo, un bimbo a cui era stata
diagnosticata una malformazione tumorale,
guarito dopo una serie di terapie
chirurgiche. «Aver vissuto sulla
nostra pelle l’esperienza di mettere al
mondo un figlio che in sala parto devi
lasciare, per affidarlo alle mani dei chirurghi
e rivederlo dopo tre giorni, ci
ha cambiato e ci ha motivato a creare
qualcosa che sia d’aiuto in una situazione
simile». È passato un decennio
e ABC è cresciuta come i suoi “bambini
chirurgici”: ora garantisce anche
formazione del personale ospedaliero
del Burlo, l’aggiornamento delle tecniche
chirurgiche e sostiene la ricerca.
L’ultimo “miracolo” si chiama Nella
foresta veramente scura, un libro speciale,
illustrato da grandi disegnatori,
che raccoglie dieci “storie di avventure,
cicatrici e coraggio”, narrate da altrettanti
bambini “chirurgici”. Seguiti
con amore da Rosella Giuliani, psicoterapeuta
dell’età evolutiva, i bambini
raccontando esorcizzano tutte le paure.
Gli interventi chirurgici diventano
brutti dinosauri predatori che minacciano
i dinosauri
buoni. Ma alla fine i
cattivi perdono.