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lunedì 28 aprile 2025
 
PARLIAMONE INSIEME
 
Credere

Abitare i social con uno stile cristiano

08/06/2023  Con il documento Verso una piena presenza il Dicastero vaticano della comunicazione offre una Riflessione pastorale sul coinvolgimento con i social media. Invitandoci a starvi come “buoni Samaritani”

Cari amici lettori, ormai da tempo l’utilizzo dei social media fa parte dell’esperienza quotidiana delle nostre società: tra un post su Facebook, una foto su Instagram e un commento su Twitter, tutti siamo immersi in questo mondo che è ormai uno dei nostri “ambienti di vita”. Per offrire qualche pensiero al mondo cattolico su questo tema, lo scorso 28 maggio, giorno di Pentecoste, il Dicastero vaticano della comunicazione ha pubblicato un documento intitolato Verso una piena presenza. Il testo, articolato in 4 capitoli e 82 paragrafi, è firmato dal prefetto del Dicastero, Paolo Ruffini, e dal segretario, Lucio A. Ruiz.

Si tratta di una Riflessione pastorale sul coinvolgimento con i social media (come recita il sottotitolo) che vale la pena conoscere e leggere: pur rifiutando la pretesa di essere un prontuario per ogni evenienza che un credente potrebbe trovarsi ad affrontare, né tantomeno un direttivo, con la lista delle cose da fare e quelle da non fare, il documento vaticano mette a fuoco alcuni nodi chiave che riguardano lo “stile” cristiano nel mondo dei social. Infatti, oggi «la questione non è più se confrontarsi o meno con il mondo digitale, ma come farlo» (n. 1).

Data la pervasività dei social, insomma, urge una consapevolezza più profonda della “logica” di questo mondo, non per adeguarcisi, ma per interpretarla creativamente, alla luce del Vangelo. La sfida, sottolinea il testo del Dicastero vaticano, è «promuovere relazioni pacifiche, significative e attente» anche in questo vivace (talvolta, anzi, rissoso) mondo digitale. Icona ispiratrice di una logica positiva – e propositiva – in questo senso è quella del buon Samaritano. In una cultura quale è quella dei social, che si presta fortemente «all’indifferenza, alla polarizzazione e all’estremismo», e che è guidata dalla logica della “bolla” (mi confronto solo con chi la pensa come me), i cristiani sono chiamati invece a promuovere una sana cultura dell’incontro.

La parabola del buon Samaritano infatti «mostra la possibilità di un incontro profondamente significativo tra due perfetti sconosciuti» (n. 27). Mentre sui social predominano spesso «interazioni ostili e violente, parole denigranti», che, talvolta anche «nel contesto della condivisione di contenuti cristiani, gridano dallo schermo e sono in contraddizione con il Vangelo stesso», al contrario la figura del buon Samaritano, che è «attento e aperto all’incontro con l’uomo ferito», suggerisce uno stile per «rendere i social media uno spazio più umano e relazionale» mediante «atteggiamenti concreti e gesti creativi».

E qui emerge un’altra sottolineatura del documento: il ruolo attivo che possiamo avere noi utenti dei social, dove non si è meri consumatori passivi ma anche produttori di contenuti e si interagisce con gli altri. Possiamo «fare qualcosa come il Samaritano e permettere che le connessioni si trasformino in veri incontri ». Possiamo contribuire a risanare un ambiente tossico e promuovere l’ospitalità e opportunità di guarigione e di riconciliazione. «Il social web non è scolpito nella pietra. Possiamo cambiarlo», si legge nel documento (n. 58). «In linea con lo stile che impariamo da Cristo», anche il comunicatore digitale può stare nella logica del dono di sé, della comunione. E qui sta anche la nostra responsabilità, perché «ogni cristiano è un microinfluencer ». Potendo egli stabilire un legame con il regno di Dio, può portarne la logica anche nei social. Con uno stile riflessivo e non reattivo, con un atteggiamento attivo e che promuove la comunione. Una bella sfida anche per noi a dare una testimonianza dal sapore evangelico sulle “strade digitali”.

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