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Il Governo non abolisce la povertà, ma i soldi per i poveri

27/12/2018  «Non siamo davanti a un problema dei cattolici o per i cattolici, ma dell’umanità del nostro popolo, quindi di dignità e rispetto per chi ha sempre operato con abnegazione ed ha contribuito a tenere in piedi il nostro Paese», dichiara il presidente della Cei Gualtiero Bassetti. Il raddoppio dell'Ires toglie al non profit 118 milioni di euro, «soldi tagliati ai servizi per i più poveri», denuncia il Terzo settore. Anche se ora, per l'ennesima volta, il vicepremier Luigi Di Maio ha annunciato che il Governo rivedrà la misura. Chissà se davvero sarà così. E in ogni caso, non potevano pensarci prima?

Dopo aver “abolito” la povertà per decreto, il Governo giallo verde si appresta a cancellare anche chi, da anni, a quella povertà da sollievo. Con il raddoppio dell’Ires, infatti, che porta l’aliquota per il terzo settore dal 12 al 24 per cento, il volontariato italiano dovrà versare, soltanto per il primo anno, una cifra pari a 118 milioni di euro. Una misura che metterà in ginocchio molti enti non profit e che andrà a colpire soprattutto le fasce più deboli della popolazione. Secondo Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del terzo settore, che ha redatto le stime, «l’impatto di questa misura è di conseguenze imponenti per il terzo settore e per tutte le storie che lo  contraddistinguono».

In campo sono scese anche le Misericordie, fra le più antiche associazioni di volontariato del nostro Paese.  «A essere penalizzati non sarebbero gli enti, ma le azioni e le opere nei confronti di persone svantaggiate, in difficoltà o fragili che oggi trovano conforto  nell’intervento delle nostre associazioni, che verrebbe a essere  decisamente limitato».

Dei 118 milioni di euro che verrebbero sottratti al volontariato un milione riguarda proprio le Misericordie, «un milione di euro in meno ai poveri. A loro va il nostro pensiero, soprattutto in questi giorni di festa. Mi auguro che i nostri governanti, i parlamentari che conoscono quanto fanno le Misericordie sul proprio territorio, diano una mano a rimuovere dalla legge di bilancio questa norma assurda», ha dichiarato il presidente nazionale Roberto Trucchi.

E anche la Cei ha ribadito la propria posizione. Dopo aver sottolineato, con una nota ufficiale della scorsa settimana, firmata dal segretario generale, monsignor Stefano Russo, che «stiamo seguendo - come tutti - i contenuti della Legge di Bilancio, rispetto ai quali non mancano elementi di preoccupazione, che ci auguriamo di poter veder superati», il segretario della Cei ricorda che «siamo consapevoli delle difficoltà in cui versa il Paese, come pure delle richieste puntuali della Commissione Europea. Nel contempo vogliamo sperare che la volontà di realizzare alcuni obiettivi del programma di Governo non venga attuata con conseguenze che vanno a colpire fasce deboli della popolazione e settori strategici a cui è legata la stessa crescita economica, culturale e scientifica del Paese». In particolare, puntualizza la Cei, «se davvero il Parlamento procedesse con la cancellazione delle agevolazioni fiscali agli enti non commerciali (con la soppressione dell’aliquota ridotta Ires), verrebbero penalizzate fortemente tutte le attività di volontariato, di assistenza sociale, di presenza nell’ambito della ricerca, dell’istruzione e anche del mondo socio-sanitario. Si tratta di realtà che spesso fanno fronte a carenze dello Stato, assicurando servizi e prossimità alla popolazione».

Dal canto suo, il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti, parlando attraverso una ragionata intervista a Repubblica, ha ribadito che «il raddoppio dell’Ires non è un dono, ma una provocazione. Il nostro Paese sta vivendo un momento difficile, ma non mi sarei aspettato di vedere colpito il volontariato e tutto ciò che rappresenta: si tratta di migliaia di istituzioni senza fini di lucro, che coprono uno spettro enorme di bisogni ed esigenze, da quelle ambientali a quelle sanitarie, da quelle di supporto alla coesione sociale e di contrasto alla povertà a quelle ricreative, culturali ed educative». Il cardinale ha sottolineato che «la storia italiana è stata tormentata, ma se c’è una cosa che ha riscattato tante cattiverie e miserie è il sentimento morale di partecipazione popolare alle difficoltà e alle disgrazie della gente. Partecipazione generosa e concreta, creativa e competente». Non si tratta, ha concluso il presidente della Cei, di difesa dei propri interessi. «Attenzione», ha dichiarato, «non siamo davanti a un problema dei cattolici o per i cattolici, ma dell’umanità del nostro popolo, quindi di dignità e rispetto per chi ha sempre operato con abnegazione ed ha contribuito a tenere in piedi il nostro Paese».

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