il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher
La parola “Alto Adige” e l’aggettivo “altoatesino” saranno aboliti, per legge, dal vocabolario istituzionale della Provincia autonoma di Bolzano e quindi non potranno più essere usati. L'unica espressione in lingua italiana per indicare la terra di confine a nord del Trentino sarà "Provincia di Bolzano". Resterà, invece, invariato il vocabolo in lingua tedesca, Südtirol.
La decisione del Consiglio provinciale di Bolzano, che ha approvato il disegno di legge n.30/19-XVI di iniziativa giuntale circa le "Disposizioni per l'adempimento degli obblighi della Provincia autonoma di Bolzano derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea, è di quelle destinate a creare accese polemiche e reazioni. La sostituzione “lessicale” approvata dalla Provincia, passata con 24 sì (Suedtiroler Volkspartei, Suedtiroler Freiheit e Freiheitlichen), un no (quello di L'Alto Adige nel cuore-Fratelli d'Italia) e 5 astensioni (tra PD, Verdi, Lega, Team Koellensperger), è intuibile, non è solo un aggiornamento toponomastico, ma una determinazione con implicazioni politiche precise che hanno a che fare, ancora una volta, con la delicata e mai sopita questione etnico-linguistica tra comunità tedescofona e quella italiofona, entrambe residenti in provincia di Bolzano.
E infatti le reazioni non hanno tardato a venire. Al commento del presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher ("Credo che il governo italiano non si permetterà di impugnare questa legge, l'impugnazione sarebbe un grave affronto, e comunque non ci sarebbero problemi davanti alla Corte costituzionale", c’è stata la risposta immediata del governo per bocca del ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia che ha fatto capire l’intenzione del governo di impugnare il disegno di legge: "E' necessario rendere i testi italiani e tedeschi perfettamente identici e rispettosi della Costituzione - spiega - Se così non dovesse essere la legge sarà impugnata dopo la sua pubblicazione". Concorda col ministro ministro il sottosegretario agli Affari regionali, Gianclaudio Bressa: "E' una cosa contro la Costituzione perché per cambiare nome alle regioni devi fare una legge costituzionale". Il conflitto con la Costituzione potrebbe esserci, a detta di molti, in quanto in due articoli della stessa, e precisamente nell'articolo 116, quando si fa l'elenco delle regioni italiane a statuto speciale, si parla esplicitamente di Trentino-Alto Adige/SudTirol, e nel 131, quando la stessa denominazione compare nell'elenco di tutte le 20 regioni del Paese.
"Sono europeo, sono cittadino del mondo e sudtirolese. Il nostro paese si chiama Sudtirolo e non Alto Adige, questo è stata un'invenzione di De Gasperi di tanti anni fa". Ha apertamente dichiarato l'alpinista Reinhold Messner, schierandosi con l’SVP. Di rimando è intervenuto il sindaco di Bolzano, Renzo Caramaschi: "Come città non possiamo intervenire in questa dinamica di competenza provinciale, ma è una sciocchezza. Non ha nessun senso, è una manovra per inseguire la destra tedesca locale". Quindi parla di "mistificazione dei valori dell'autonomia e della convivenza di gruppi linguistici. Viene sempre detto che l'autonomia serve a tutti, questo è un passo indietro. E' incomprensibile che, alle soglie del 2020, siamo ancora a questo punto". Difendere le minoranze, osserva ancora il primo cittadino "non significa cancellare l'italianità dell'Alto Adige".
Rincara la dose la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: "Continua l'ignobile guerra di aggressione della Svp e dei secessionisti sudtirolesi all'italianità dell'Alto Adige. Questa decisione è vergognosa". Mentre l'ex consigliera provinciale di Süd-Tiroler Freiheit, Eva Klotz, ironizza: "Si scopre che l'Italia non è disposta a riconsiderare la criminalità culturale fascista, figuriamoci se la volesse sradicare!". E continuare a "imporre i nomi fascisti ai Sudtirolesi non vuol dire solo negare la loro storia, ma anche continuare a pestare la loro identità con i piedi".
In seconda battuta il presidente altoatesino Arno Kompatscher ha provato a placare gli animi: "Durante il dibattito in Consiglio provinciale si è solamente discusso sull'opportunità di utilizzare il termine Provincia di Bolzano per riferirsi all'Ufficio di rappresentanza che opera a Bruxelles. In questo caso -aggiunge il presidente della Provincia di Bolzano- come noto, si è optato per il termine Provincia di Bolzano, ma ciò non comporta alcun tipo di abolizione della denominazione Alto Adige, che continuerà ad essere utilizzata quando ci si riferisce al nostro territorio. Dunque, e lo voglio ribadire, non è cambiato nulla". Ma ormai l’incendio sull’ennesima censura linguistica è divampato.