Ha un bel dire Matteo Salvini, rassicurando Di Maio, che nel Governo a trazione gialloverde non cambia nulla. In realtà quel che è successo in Abruzzo è un piccolo terremoto che rende ancora più intense le scosse all’interno della maggioranza.
Il voto alle regionali ha segnato la vittoria netta del Centrodestra: Marco Marsilio è il nuovo governatore , ottenendo il 48 per cento dei voti, contro Giovanni Legnini del Centrosinistra molto distanziato, al 31,3 per cento, e addirittura al 20,2 per cento la candidata pentastellata Sara Marcozzi. Un crollo micidiale per i Cinque Stelle che solo un anno fa alle politiche era primo partito in regione con quasi il 40% dei voti. Alle politiche del 2108 il movimento fondato da Grillo aveva ottenuto 300 mila voti, con il 39,85 per cento. Ora sono 116 mila, quasi un terzo. Si sono persi per strada 200 mila voti. Anche il parallelo con le Regionali del 2014 è negativo: perché allora la percentuale fu del 21,35 per cento, con 143 mila voti presi. Cioè 27 mila in più di ora.
Per il Movimento è tempo di riflettere anche sulle alleanze di governo. A cominciare dal fatto che i grillini si presentano da soli nelle liste, per dimostrare il loro “splendido isolamento” antisistema. Questa strategia non ha premiato, a differenza dell'accordo Lega-Forza Italia-Fratelli d'Italia. Quando i Cinque Stelle vanno al potere, i compromessi con gli alleati sono numerosi - dalle trivelle alla Tac, fino alla politica dei porti chiusi - e questo gli elettori lo hanno notato. A guadagnarci è l’altro alleato di governo, quella Lega di Salvini che continua a macinare consensi in virtù della sua politica sovranista e xenofoba e che va avanti a indebolire ideologicamente e politicamente i Cinque Stelle. Che fare dunque? Cambiare la classe dirigente? Rompere con l’alleato leghista, magari votando si all’autorizzazione a procedere contro Salvini per l’inchiesta sul caso Diciotti che lo vede inquisito dal tribunale dei ministri? E poi? Tornare all’opposizione?
Quanto all’alleanza di governo, il futuro sembra preludere all’Alleanza del Centrodestra, il vecchio “asse del Nord” in versione sovranista che però ora ha rovesciato gli equilibri, con Salvini nei panni del leader e Berlusconi comprimario. Per ora le bocce sono ferme. Ma sotto, la terra trema.