Sopra: una scena del film "Grazie a Dio" (Francia, 2019). In alto: un momento della presentazione del primo Rapporto sulla rete territoriale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili (foto Annachiara Valle).
Per la prima volta la Conferenza episcopale italiana rende noti i dati sui fascicoli aperti dalla Congregazione per la Dottrina della fede sui casi di pedofilia. Si tratta di 613 posizioni negli ultimi 20 anni. Possono contenere o l'accertamento degli abusi oppure l'archiviazione delle segnalazioni sui presunti colpevoli. DIfficile, per questo, dire adesso quanti siano i casi effettivi perché potrebbero essere più di 613 in caso di reati seriali o di meno in caso di archiviazioni. Su questo materiale, comunque, si farà un'attenta indagine anche al fine di prevenire in futuro casi analoghi, come ha spiegato il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi.
Il 6 novembre 2021 vescovi e fedeli francesi pregano, a Lourdes, per le vittime di abusi sessuali.
È uno dei dati emersi durante la conferenza stampa di presentazione del primo Report sulla rete territoriale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Secondo i dati raccolti ed elaborati dall’universita cattolica di Piacenza a cui è stata affidata la ricerca emergono, da 30 dei centri di ascolto attivati nelle 256 diocesi italiane, diverse segnalazioni. In particolare I casi, “anche per fatti riferiti al passato”, specifica il Report, riguardano 89 persone, di cui 61 nella fascia di età 10-18 anni, 16 over 18 anni (adulto vulnerabile) e 12 under 10 anni. La tipologia riguarda, in 24 casi, la tipologia dei casi segnalati, “comportamenti e linguaggi inappropriati”, in 21 “toccamenti” e a seguire: “molestie sessuali” (13); “rapporti sessuali” (9); “esibizione di pornografia” (4); “adescamento online” (3); “atti di esibizionismo”. Le segnalazioni fanno riferimento a casi recenti e/o attuali nel 52,8% dei casi e a presunti abusi del passato nel 47,2%.
L’identikit dell’ abusatore “evidenzia soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni all’epoca dei fatti, in oltre la metà dei casi. Il ruolo ecclesiale ricoperto al momento dei fatti è quello di chierici (30), a seguire di laici (23), infine di religiosi (15)” La Cei, che vuole impegnarsi anche in percorsi di riabilitazione dei colpevoli che parta da una riparazione del danno fatto, ribadisce le proprie linee guida per la prevenzione degli abusi e si dice pronta ad andare sempre più a fondo dei casi emersi partendo dalla sofferenza delle vittime