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mercoledì 23 aprile 2025
 
Il caso
 

Abusi, mandato di cattura internazionale per il vescovo Zanchetta

22/11/2019  Ricercato dalla magistratura argentina, irreperibile, è accusato di abusi su due seminaristi. Il suo portavoce smentisce e dice che partirà il 25 movembre per essere presente all'udienza del 27. Ricostruiamo la sua vera vicenda, anche attraverso le parole di papa Francesco, che aveva già ordinato un processo in Vaticano a suo carico.

La procura di Salta, in Argentina, ha spiccato un mandato di cattura internazionale nei confronti del vescovo argentino Gustavo Zanchetta, accusato del reato di abusi sessuali ai danni di due seminaristi, per il quale a maggio scorso il Papa ha disposto un processo canonico.
Fonti citate dal quotidiano argentino Clarìn indicano che «non si sa esattamente dove si trovi il presule», ma «potrebbe essere a Roma».
Monsignor Zanchetta risulta irreperibile e, ricostruisce sempre la stampa argentina, non ha risposto a ripetute telefonate ed e-mail che gli sono state inviate per notificargli gli atti processuali. Nei giorni scorsi è stato composto il collegio giudicante che esaminerà le accuse. Zanchetta, 55 anni, nel luglio del 2017 si dimise improvvisamente da vescovo di Oran, una diocesi povera nel nord dell’Argentina. Jorge Mario Bergoglio lo aveva nominato lì a inizio del Pontificato, nell’agosto 2013. Dopo le dimissioni e un un periodo in Spagna, il 19 dicembre dello stesso 2017 papa Francesco lo nominò per un posto in Vaticano, «assessore» dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), una delle «cassaforti» dello Stato Pontificio, dove di lì a poco il Papa avrebbe disposto l’avvicendamento ai vertici.

Nel corso dell’autunno successivo emersero voci di immagine pornografiche che gli erano state trovate nel cellulare e di abusi sessuali su due seminaristi maggiorenni. Voci finite sui giornali argentini a fine di quell’anno. A inizio gennaio successivo, e siamo al 2019, l’allora portavoce vaticano Alessandro Gisotti spiegò che le sue dimissioni ad Oran erano legate «alla sua difficoltà nel gestire i rapporti con il clero diocesano e in rapporti molto tesi con i sacerdoti della diocesi. Al momento delle sue dimissioni vi erano state contro di lui accuse di autoritarismo, ma non vi era stata contro di lui alcuna accusa di abuso sessuale. Il problema emerso allora era legato alla incapacità di governare il clero». Dopo il periodo in Spagna, «in considerazione della sua capacità gestionale amministrativa» monsignor Zanchetta era stato nominato assessore dell’Apsa (incarico che non prevede comunque responsabilità di governo del Dicastero). Nessuna accusa di abuso sessuale era emersa al momento della nomina ad assessore». Il portavoce vaticano informava, però, che a questo punto a carico del vescovo era in corso una «investigazione previa» presso la congregazione dei vescovi durante la quale «mons. Zanchetta si asterrà dal lavoro». A marzo, Zanchetta era comparso al ritiro spirituale di Quaresima con la Curia romana.

A maggio scorso, è stato il Papa in persona a rendere noto, in un'intervista a Valentina Alazraki della televisione messicana Televisa, che a carico di Zanchetta era partito un processo canonico. Jorge Mario Bergoglio ha ripercorso, in quell’occasione, l’intera vicenda, sin dalle dimissioni da Orano: «Certo, aveva un modo di trattare, a detta di alcuni, dispotico, autoritario, una gestione economica delle cose non del tutto chiara, sembra, ma ciò non è stato dimostrato. E’ indubbio che il clero non si sentiva trattato bene da lui. Si sono lamentati, finché hanno fatto, come clero, una denuncia alla Nunziatura. Io ho chiamato la Nunziatura e il Nunzio mi ha detto: “Guardi, la questione della denuncia per maltrattamenti è seria”, abuso di potere, potremmo dire. Non l’hanno chiamata così, ma questo era. L’ho fatto venire qui e gli ho chiesto la rinuncia. Bello e chiaro. L’ho mandato in Spagna a fare un test psichiatrico. Alcuni media hanno detto: “Il Papa gli ha regalato una vacanza in Spagna”. Ma è stato lì per fare un test psichiatrico, il risultato del test è stato nella norma, hanno consigliato una terapia una volta al mese. Doveva andare a Madrid e fare ogni mese una terapia di due giorni, per cui non conveniva farlo tornare in Argentina. L’ho tenuto qui perché il test diceva che aveva capacità di diagnosi di gestione, di consulenza. Alcuni lo hanno interpretato qui in Italia come un “parcheggio”. (Ma) non è stato così. Economicamente era disordinato, ma non ha gestito male economicamente le opere che ha fatto. Era disordinato ma la visione è buona. Ho iniziato a cercare un successore. Una volta insediato il nuovo vescovo, a dicembre dello scorso anno, ho deciso di avviare l’indagine preliminare delle accuse che gli erano state mosse. Ho designato l’arcivescovo di Tucuman. … Circa quindici giorni fa mi è ufficialmente arrivata l’indagine preliminare. L’ho letta, e ho visto che era necessario fare un processo. Allora l’ho passata alla Congregazione per la Dottrina della Fede, stanno facendo il processo». E, concludeva il Papa, «adesso, che il processo sta per concludersi, lo lascio nelle loro mani. Di fatto, come vescovo, devo giudicarlo io, ma in questo caso ho detto no. Facciano un processo, emettano una sentenza e io la promulgo».

Una procedura non ancora giunta a conclusione. A giugno scorso, peraltro, un giudice argentino ha permesso a Zanchetta di tornare a Roma per «motivi di lavoro». Ma a settembre di quest’anno il portavoce vaticano Matteo Bruni confermava che la situazione lavorativa del presule non era cambiata da gennaio, quando il Vaticano stesso aveva stabilito che Zanchetta si sarebbe astenuto da lavoro. Ora il vescovo è irreperibile. Come scrive il Clarin, potrebbe essere a Roma, ma non vi è certezza. La magistratura argentina lo cerca. Dove però c’è un’indagine canonica a suo carico.

Il portavoce di monsignor Zanchetta, nonché suo rappresentante canonico, Javier Belda Iniesta, ha diramato una nota per contestare che il vescovo sia destinatario di un mandato d’arresto internazionale, sottolineare che egli è «il primo interessato a chiarire tutta la verità e poter pulire il suo buon nome e la sua reputazione, e continuerà a collaborare attivamente con la giustizia, come ha fatto finora», indicando peraltro che «l’ufficio del procuratore sostiene una presunta irreperibilità per non aver risposto a telefonate o e-mail. A questo riguardo, nonostante non sia stata ricevuta alcuna notifica presso il domicilio in Argentina», il portavoce riferisce che monsignor Zanchetta ha ricevuto una mail, che riporta integralmente, nella quale non si chiede conferma di ricezione né altra iniziativa da parte del vescovo. Inoltre, informa il portavoce continuando a smentire che sia irreperibile, «monsignor Zanchetta partirà lunedì 25 novembre di sera, ed atterrerà all'aeroporto di Sala la mattina del 26 novembre», in vista dell'udienza del 27 novembre.

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