Dopo l'episodio avvenuto nel supermercato di Assago, nostra figlia di 13 anni ha paura di andare a fare la spesa da sola come ha sempre fatto nei negozi del nostro quartiere. Mi ha detto che al supermercato si guarda in giro, temendo che ci sia qualcuno che in preda a un raptus potrebbe farle del male. Una volta è tornata a casa di corsa e senza la spesa perché aveva visto una persona che le sembrava un malintenzionato. Però poi qualche giorno dopo è comunque andata a comperare il latte da sola. Ci domanda ogni volta se adesso non si può più stare tranquilli neanche a fare la spesa. Noi genitori cerchiamo di rassicurarla, ma a volte non sappiamo come rispondere, perché ci chiede delle certezze che non possiamo darle. MARTA
— Cara Marta, viviamo un'epoca di incertezze e di ansietà. IlCovid, la guerra in atto con le sue conseguenze sul piano degli approvvigionamenti, le oscillazioni della politica e dell'economia, tutto concorre a creare un senso acuto di precarietà. Che nel caso di tua figlia amplifica la precarietà interna della sua preadolescenza, una fase della vita caratterizzata da notevoli trasformazioni fisiche e mentali, in cui non si è più bambini ma non si è ancora pienamente adolescenti. In questa fase, il rischio viene percepito con intensità come un pericolo, e non ancora come una sfida da fronteggiare, come avviene nell'adolescenza più matura.
La parola rischio deriva dal latino resecare, che significa tagliare, spezzare, e alludeva anticamente alla possibilità che un contratto non venisse rispettato e potesse quindi essere rotto. Cioè che non ci potesse più fidarsi dell'altro. In fondo, tua figlia pone in modo emotivamente forte il problema del rapporto con gli altri e di dove deve arrivare nell'avere fiducia. Il problema del confine tra fidato e pericoloso, tra noto e ignoto. Per questo va ascoltata con attenzione: ha bisogno di sentire che non può più solo far leva sulla protezione dei genitori, come è avvenuto nell'infanzia.
Papà e mamma ci sono ancora, ma ora è in grado anche di contare sulle proprie risorse; sulla sua prudenza che, senza impedirle di fare le cose, le permette di calcolare i rischi; sulla sua fisicità, che anche se non è ancora quella di una “grande” , non è più neppure quella di una bimba; sul suo coraggio, che le consente di riprendere a uscire a fare la spesa anche dopo il precipitoso ritorno a casa, e che voi avrete sicuramente apprezzato. Più in generale, potete aiutare vostra figlia ascoltando le sue paure, ma mostrandole anche quanto sia in grado di affrontare ogni giorno le sfide che vengono dalla scuola e dalle altre sue attività extrafamiliari. Da parte vostra e degli adulti che la distruggono, poi, dovrete fare attenzione a non amplificare con le vostre ansie e vibrazioni e comprensibili timori di questa ragazza.