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lunedì 24 marzo 2025
 
migranti
 

Ad Augusta, davanti al barcone dove morirono 1000 naufraghi

19/04/2024  Era il 18 aprile 2015, fu la tragedia con il più alto numero di morti nella storia dell’immigrazione. Il momento del ricordo e della preghiera. Monsignor Perego: «Bisogna pensare alla cooperazione allo sviluppo, non come nello pseudo piano Mattei. I paesi ricchi non possono destinare le briciole ai paesi poveri»

A nove anni dal naufragio del 18 aprile 2015 che causò la morte di oltre mille persone ad Augusta nel Mediterraneo centrale si continua a morire. Qui lungo la darsena si trova il barcone che fu recuperato per volere del Governo Renzi nel 2016 e dove all’interno c’erano ancora centinaia di cadaveri.

Oggi la società civile ha voluto ricordare quella tragedia del mare con un corteo che dalla chiesa di Cristo Re è arrivato proprio davanti al barcone che oggi mostra ancora le sue ferite. La stiva dove si trovano centinaia di bambini, il ricordo che diventa memoria e una pagina di storia scritta davanti alle coste della Sicilia.

Secondo le stime della Croce Rossa Internazionale le ultime stime sono di 1000-1200 morti: «Parliamo di border death, vittime delle frontiere perché siamo convinti che queste persone siano morte a causa delle frontiere europee, a causa della chiusura dei confini, per la mancanza di accedere pe via legali» dice Giorgia Mirto, antropologa della Columbia University che ha collaborato nello studio internazionale proprio della Croce Rossa Internazionale sull’identificazione della salma con il forense peruviano Jose Pablo Barayabar Do Carmo, applicando lo stesso approccio utilizzato per i desparecidos in Argentina.

A intervenire sia dalla Chiesa di Cristo Re che durante il momento di preghiera e riflessione davanti al barcone è stato Monsignor Giancarlo Perego, arcivescovo di Ferrara, presidente della Cemi e della fondazione Migrantes: «Da tempo invitiamo l’Europa di fare una grande azione nel Mediterraneo. La prima cosa da fare è salvare, accompagnare e tutelare le persone che si mettono in cammino. Questa è la prima azione fondamentale», dice Perego che sottolinea l’importanza di investire sulla cooperazione allo sviluppo: «Il barcone è un segno di denuncia della mancata cooperazione allo sviluppo, promessa e mai attuata, che continua anche a indebitare i Paesi poveri e negare la loro la possibilità di una vita dignitosa. Ai Paesi poveri si continuano a dare le briciole: come con lo pseudo Piano Mattei promosso dal Governo italiano, nato nel 2024 con un fondo di 5 miliardi e mezzo di euro che erano già stanziati per la cooperazione allo sviluppo e per i cambiamenti climatici e destinati per lo sviluppo economico italiano in Africa, in accordo con multinazionali. Un piano che non ha nulla a che vedere con il vero Piano Mattei, pensato all’università del Sacro Cuore di Milano da grandi economisti come Vico, Fanfani, giuristi come Giorgio La Pira, appoggiato da movimenti come Economie e humanisme di Padre Lebret già negli anni ’40 e realizzato negli anni ’50 per la cooperazione allo sviluppo, in particolare per una riforma agricola dei paesi africani poveri e che ha ispirato anche l’enciclica di San Paolo VI Populorum progressio»  continua Perego che aggiunge: «I 40 milioni di migranti con le loro rimesse che lo scorso anno hanno superato i 100 miliardi di dollari sono 20 volte quello che ha stanziato un Paese di 60 milioni di persone come l’Italia. È una vergogna che i paesi ricchi europei destinano ai paesi poveri solo le briciole».

A partecipare alla cerimonia c’erano anche tante scuole di Augusta. «La cosa più importante che cerchiamo di trasmettere ai nostri ragazzi è dare valore importante alla nostra vita, ai diritti umani a una vita che dobbiamo sempre proteggere dalla nascita fino alla fine», dicono all’unisono Rosa Anna Bellistri, Daniela Lo Faro e Cettina mallo, docenti dell’istituto di istruzione superiore Geatano Arangio Ruiz.

 

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