Era una presenza amica di tutto il quartiere, soprattutto dei bambini della vicina scuola primaria. Ruben, un labrador dal pelo chiaro, stava accucciato sul marciapiede davanti all’ingresso della Caserma dei vigili del fuoco di via Sardegna, a Milano. Non aveva bisogno del guinzaglio: restava lì buono buono, guardando i passanti, accogliendo le carezze e i complimenti soprattutto dei più piccoli. Ogni tanto si allontanava per qualche escursione ai vicini giardinetti attratto magari dall’odore di qualche cagnolina e c’era sempre qualcuno che lo riportava indietro. Era arrivato lì 14 anni prima, quando una donna che non poteva tenerlo aveva pensato di affidarlo ai pompieri. Doveva essere una presenza passeggera in attesa di un padrone e invece i 48 Vigili del fuoco hanno deciso di adottarlo autotassandosi per pagargli la pappa e le visite dal veterinario. Non era un vero e proprio cane pompiere, non partecipava alla missioni, era una mascotte che aveva imparato, con la grande intelligenza tipica dei labrador, a riconoscere il suono delle sirene che annunciavano una nuova emergenza. Si drizzava in piedi e raggiungeva i mezzi di soccorso come a salutare i suoi amici. Che quando tornavano in caserma dopo l’ennesima operazione di soccorso, lo trovavamo lì ad accoglierli festosamente. Sembrava immortale, e la notizia che gli acciacchi della vecchiaia lo avevano portato via, ha lasciato gli abitanti del quartieri profondamente addolorati. Perché Ruben era il cane di tutti, una presenza amica, rassicurante, con quegli occhi buoni e la sua fedeltà. Nel luogo in cui era solito sostare i vigili del fuoco hanno lasciato un messaggio per i bambini “Ruben è volato in cielo” e deposto un vasetto di fiori a cui in poche ore se ne sono aggiunti altri, e disegni, tanti disegni dei bambini . Una piccola storia che trasforma un’anonima grande città in un villaggio dove tutti si conoscono, dove l’affetto è una dimensione tangibile, che scalda il cuore anche se poi diventa commozione e rimpianto.