Charles Aznavour sul set del film di animazione "Up" in cui è stato doppiatore
Certo, dispiace sempre quando un grande artista ci lascia. Ma non si può dire che Charles Aznavour, scomparso a 94 anni, non abbia avuto una vita ricca sotto ogni punto di vista. Nato da genitori armeni scampati al genocidio dei turchi, sopravvissuto all'occupazione nazista di Parigi durante la quale la sua famiglia diede rifugio a decine di ebrei, scoperto da Edith Piaf, amico di Marlene Dietrich, autore di circa 1400 canzoni molte delle quali tradotte in italiano, sei figli avuti da tre matrimoni (l'ultimo, però, è durato oltre cinquant'anni), ha composto musica e fatto concerti fino all'ultimo. Era infatti reduce da un tour in Giappone.
E dire che da ragazzo tutti lo prendevano in giro dicendo che era basso e brutto e che quella voce che avrebbe incantato il mondo intero non era un granché. Ma lui ha sempre creduto in sé stesso, come canterà in una delle sue canzoni più celebri: "Io sono un istrione, ma la genialità è nata insieme a me. Nel teatro che vuoi dove un altro cadrà, io mi surclasserò".
Ambasciatore dell'Onu per l'Armenia, nel 2001, quando Giovanni Paolo II visitò il Paese, Aznavour cantò per lui l'Ave Maria di Gounod, facendo commuovere il Papa fino alle lacrime. E quando anni nel 2016 Papa Francesco definì "genocidio" quanto avvenne nella sua terra all'inizio del Novecento, Aznavour gli scrisse una lunga lettera per ringraziarlo del suo coraggio.
Le sue canzoni sono nell'immaginario di tutti, fino a diventare paradigmatiche. Un esempio su tutti? Ed io tra di voi, vero manifesto di tutti gli amanti traditi: "Ed io tra di voi se non parlo mai, ho già visto tutto quanto...".
In Italia lo abbiamo visto l'ultima volta l'anno scorso a Roma. Aveva cantato per la millesima volta "devi saper lasciar la vita. Ma l'amo troppo ancor e dirle addio non so". Ora quel momento è arrivato. Arrivederci, magnifico istrione.