Viggo Mortensen e Kodi Smit-McPhee in una scena del film "La strada" del 2009
Sembrava in odore di Nobel, ma purtroppo Corman McCharty è scomparso prima di poter chiudere la sua carriera di narratore con il più prestigioso dei premi. Lo scrittore statunitense, nato nel 1933 a Providence (Rhode Island), aveva 89 anni, e dopo un lungo periodo di assenza, di recente era tornato a scrivere uscendo lo scorso anno con ben due romanzi Il passeggero e Stella Maris, il primo uscito in Italia per Einaudi, il secondo per ora disponibile solo in lingua inglese. Due romanzi dalla trama intrecciata che si distaccava tematicamente e stilisticamente dall'opera precedente dello scrittore per raccontare la storia dell'amore ossessivo di Bobby e Alicia Western, due fratelli tormentati dalla legacy del padre, un fisico che aveva contribuito a realizzare la bomba atomica.
Anche chi non li ha mai letti, conosce molti dei suoi romanzi che sono diventati dei film. Come La strada, che gli valse il premo Pulitzer, o Non è un paese per vecchi, nell’indimenticabile interpretazione di Javier Barden diretto dai fratelli Coen, o ancora Cavalli Selvaggi - il suo primo bestseller – film che in Italia è uscito col titolo Passione Ribelle, con Matt Damon e Penélope Cruz. È stato anche sceneggiatore del film The councelor di Ridley Scott (2013).
Le sue opere più celebri sono quelle della cosiddetta trilogia della frontiera (composta dal già citato Cavalli selvaggi, Oltre il confine e Città della pianura) incentrata sui proprietari di ranch del Texas alla fine della frontiera.
Nei suoi romanzi c’è una visione cupa e angosciante della condizione umana, molta violenza ma anche disperata umanità. Aveva un carattere schivo, e preferiva restare lontano dai riflettori concedendo raramente delle interviste. In quella al New York Times, nel 1992, lo scrittore affermò che «lo spargimento di sangue fa parte della vita: credo che l'idea che tutti possano vivere semplicemente e in armonia sia molto pericolosa». Aleggia però in questi uomini in bilico tra il bene e il male anche la presenza di Dio. Così recita un personaggio di non è un paese per vecchi: «Si potrebbe pensare che se una persona aspetta per ottant'anni che Dio entri nella sua vita, be', alla fine Dio ci entra. E se non succede bisogna comunque pensare che Dio sa quello che fa. Altrimenti non vedo che definizione si possa dare di Dio».
Ha scritto anche lavori teatrali, il più celebre dei quali è Sunset limited, dialogo tra un ex-carcerato cristiano evangelico e un professore ateo su Dio e sul suicidio.
La critica lo considera uno dei più grandi scrittori americani di tutti i tempi, paragonandolo a Faulkner.