«La croce, vertice luminoso dell'amore di Dio che ci custodisce. Chiamati a essere anche noi custodi per amore». Il filo conduttore che aveva animato monsignor Renato Corti, vescovo emerito di Novara, nello scrivere le meditazioni della via Crucis, nel 2015, è quello che ha tenuto assieme tutta la sua vita. Custodi per amore, gli uni degli altri. Custodi di noi stessi, dei nostri fratelli e delle nostre sorelle in difficoltà, custodi dei perseguitati. Monsignor Renato Corti, sempre discreto, con la sua figura esile, quasi austera, che infondeva però coraggio e dolcezza, è morto a Milano, all’età di 84 anni. Il motto che aveva scelto per il suo stemma episcopale «Cor ad cor loquitor», «Il cuore parla al cuore», creato dal cardianle Newman per sottolineare la relazione di Dio con gli uomini, diceva tutto del modo in cui ha vissuto la sua esperienza di sacerdote, di vescovo, di cardinale, di uomo.
Nato a Galbiate il primo marzo del 1936, era stato ordinato sacerdote da Paolo VI, allora arcivescovo di Milano. Fu poi il cardinale Carlo Maria Martini a volerlo come vicario generale, nel 1980, tra i più giovani mai avuti in diocesi . Nel 1981 Giovanni Paolo II lo nomina vescovo ausiliare di Milano. Nel 1990 diventa vescovo di Novara succedendo a monsignor Aldo Del Monte. Lo stesso Giovanni Paolo II lo chiama poi, nel 2005, a predicare gli esercizi spirituali alla curia vaticana. Profondo conoscitore di Rosmini, di cui segue fin dall’inizio la causa di beatificazione, promotore della responsabilità dei laici in pieno stile conciliare, guida la diocesi di Novara fino al 2011 quando rinuncia per raggiunti limiti di età e viene sostituito da monsignor Francesco Brambilla. Nel 2012 si ritira presso il collegio degli Oblati dei Santi Ambrogio e Carlo, a Rho. E, dal suo ritiro, scrive, nel 2015 le meditazioni per la via Crucis. Papa Francesco, profondamente colpito dalla sua spiritualità lo crea cardinale nel concistoro del 19 novembre 2016.