Le donne che cantano le donne. Ama chi ti ama è una raccolta di 43 brani selezionati da Susanna Cerbone, tratti dallo storico catalogo de “I Dischi del sole”, che celebra la figura della donna attraverso le voci delle grandi artiste che hanno fatto la storia della musica folk italiana, da Rosa Balistreri a Caterina Bueno, da Giovanna Dafni a Sandra Mantovani. Il nome sicuramente più noto è quello di Giovanna Marini, cantautrice, ricercatrice e docente di Musica popolare alla Scuola del Testaccio.
A chi è venuta l’idea di realizzare questo Cd?
«Noi del gruppo del Nuovo canzoniere italiano abbiamo un archivio enorme: dal 1955 raccogliamo canzoni e facciamo dischi dal 1959: ne abbiamo realizzati divisi per Regioni, per mestieri, per categorie, canti dei soldati, canti della Prima guerra mondiale e della Seconda, canti da osteria, canti del carcere. Allora andavo in giro a raccogliere i brani solo con carta e penna ed essendo musicista trascrivevo le musiche. Solo successivamente mi sono avvalsa del registratore. Dopo averli raccolti con il registratore io li trascrivo, e siamo arrivati già a quattro libri. Sono suoni che dificilmente entrano nel pentagramma, non sono nella scala del pianoforte».
Ci sono ancora canzoni da trovare?
«Sì, ce ne sono. Quando uno sente questi pezzi per la prima volta sono così belli che teme si perdano. Ma non accade, visto che sono arrivati sino a noi. Sono canti rituali, quindi se c’è ancora la funzione, restano».
In questo Cd ci sono canzoni molto conosciute?
«Sentendole molti le riconosceranno. I canti spesso si trasformano. Singolare è la storia di Bella ciao. In origine era una storia d’amore che faceva: “Scaveremo una fossa e ci staremo dentro in tre, la mamma, il papà e il mio amore in braccio a me. E sopra ci metteremo un fiore e la gente che passerà dirà: di chi è questo ore? È della Rosina morta per amore”. Solo in un secondo momento è diventato un canto partigiano. Ha una strana melodia, che sembra venire un po’ da Israele e un po’ dai Paesi slavi».
Molti di questi canti popolari al femminile sono quelli delle mondine.
«Sì, tutta la prima parte è dedicata ai canti delle mondine. Uno è proprio cantato dalle mondine di Trino Vercellese. Erano protagoniste di molte rivendicazioni lavorative. Poi si sono aggiornate con gli eventi storici, e hanno incluso l’occupazione delle fabbriche, il contratto della Fiat di Marchionne...».
Sono passati decenni dai tempi delle mondine. Le donne hanno ancora bisogno di far sentire la loro voce?
«Certo, adesso sono vittime di femminicidio per esempio. Le donne sono un punto di sfogo del disagio mondiale, perché hanno più anima. Non è un fenomeno solo italiano. È un problema dell’umanità di questo momento».
Ci sono anche canti sulla Madonna?
«Sì, All’arie all’arie, per esempio, che canto io, è uno Stabat della Passione di Pisticci. Nelle Passioni popolari la Madonna è la più cantata. Tutte le laude sono su di lei. Anche in questo caso i canti, pur essendo di origine medioevale, si modificano con il tempo. In uno siciliano si dice per esempio: “A noi la mutua neanche ci rimborsa”».
Qual è il suo tipo di pubblico?
«La maggior parte delle persone ha più di cinquant’anni. Ma quando andiamo nelle scuole e portiamo per esempio la storia d’Italia attraverso le canzoni, anche i ragazzi sono molto attenti».