Il Covid si è portato via un altro uomo per bene. Giuseppe Dalla Torre, 77 anni, tra i più fini giuristi del mondo cattolico, ci ha lasciati il 3 dicembre. Rettore della Lumsa dal 1991 al 2014, dal 1997 al 2019, presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, consultore di diversi dicasteri, è divenuto noto anche al grande pubblico durante i processi legati al caso Vatileaks. Con gentilezza e la consueta chiarezza di esposizione, veniva in sala stampa vaticana a spiegare, a noi giornalisti, le basi giuridiche di ciò che andava avvenendo. Chiarissimo anche nell’indicarci le norme canoniche che potevano disciplinare l’evento straordinario delle dimissioni di Benedetto XVI. Non si sottraeva mai alle interviste e ai colloqui, mantenendo, allo stesso tempo, sempre la riservatezza richiesta dai suoi uffici. Nobile nell’animo, oltre che per linea di sangue, essendo dicendente di quella stirpe dei Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, che tanti membri aveva messo a disposizione della Santa Sede. Suo nonno Giuseppe era stato, dal 1920 al 1960, direttore de “L’Osservatore Romano” e il fratello Giacomo, morto pochi mesi fa, è stato Gran Maestro dell’Ordine di Malta. Una storia, quella che lega il suo casato con il servizio vaticano, che aveva da poco raccontato nel volume Papi di famiglia edito da Marcianum.
Giuseppe Dalla Torre, ricorda la stessa Lumsa nel dare la notizia della morte, si era laureato in Giurisprudenza. nel 1967, alla Sapienza Università di Roma e, nel 1968, in Diritto canonico alla Pontificia Università Lateranense. Aveva iniziato la sua attività scientifica all’Università di Modena, diventando poi ordinario in quella di Bologna dove aveva insegnato Diritto costituzionale e Diritto ecclesiastico fino al 1990. Partecipa, come segretario della delegazione governativa italiana, alla Commissione paritetica per la revisione del Concordato fra Stato e Santa Sede, dall’inizio delle trattative nel 1976 fin quasi alla stipula dell’Accordo nel 1984. Nel 1991 si sposta a Roma per diventare rettore della Libera università Maria santissima assunta. Aveva dapprima espresso i suoi dubbi: «È bene che uno dei pochi cattolici presenti nella superlaica Università più antica del mondo, abbandonasse la propria posizione? Non è forse vigliaccheria, o borghese ricerca del quieto vivere, cercare asilo in un ambiente accademico la cui tendenza cattolica coincide con le proprie convinzioni?», si chiedeva. Poi però, ascoltando, come lui stesso aveva reso noto, i consigli di alcuni amici cardinali, aveva deciso di accettare. Sotto il suo rettorato vengono attivate la Facoltà di Lettere e Filosofia, quelle di Giurisprudenza e di Scienze della Formazione, con l’istituzione di corsi in Economia, Scienze politiche, Scienze della comunicazione e Psicologia. Vengono, inoltre, aperte le sedi di Palermo e di Taranto. In tutto sono oltre 600 le sue pubblicazioni scientifiche, in particolare sul Diritto canonico ed ecclesiastico e sul diritto costituzionale. Impegnato anche in politica nelle file della Democrazia cristiana, è stato presidente Nazionale dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, membro del Consiglio Universitario Nazionale dal 1997 al 2006 e del Comitato Nazionale per la Bioetica. I funerali si celebrano sabato 5 dicembre nella basilica di San Pietro.