E’ un vuoto che non verra’ piu’ colmato, l’ultima assenza e la piu’ dolorosa, del compagno di una vita. E anche del collega che l’ha aiutata, per sessantotto anni, a portare la corona. Per Elisabetta seconda e’ un momento difficilissimo. La Regina e’ spaventata e, per la prima volta, da quando ha incontrato il marito, si sente sperduta. Perche’ su quel rapporto, cominciato con un gioco di tennis e una gazzosa, quando lei aveva appena tredici anni e lui diciotto, ha costruito una vita. Anche se, certo, le rimane Dio. Quel Dio cristiano, al quale e’ sempre stata fedele e devotissima, e che preghera’, con ancora maggiore intensita’, in questi momenti.
Fu Elisabetta stessa a definire Filippo “la mia forza e il mio punto di approdo”, in occasione dei cinquant’anni di matrimonio, chiamandolo “guida” durante i festeggiamenti per i sessant’anni dall’incoronazione. Defini’ allora, proprio lei, questa felicissima unione, durata ben settantadue anni, una “working couple”, “una coppia al lavoro”. Anche se il periodo piu’ felice della coppia, concordano tutti gli esperti, furono i pochi mesi trascorsi a Malta dai due, sposati da poco. Mentre lui era un ufficiale di marina e lei una normalissima moglie casalinga. Orgoglioso, indipendente, con una visione molto tradizionale del rapporto di coppia, grande appassionato di esercito, Filippo era allora a suo perfetto agio. E anche Elisabetta, da sempre moglie sottomessa e devota, era molto felice.
Poi i lacci e lacciuoli della monarchia misero il legame tra i due a dura prova. Lui, nipote di re Costantino di Grecia, esiliato dopo che il padre era stato condannato a morte, aveva conosciuto la povertà e le umiliazioni di un rifugiato a tutti gli effetti, ad appena diciotto mesi. Per scrollarsi di dosso l’immagine di “un grande cane affamato, abituato a mangiare dai piatti degli altri, senza averne mai uno suo”, come lo defini’ la cugina Alexandra, Filippo si distinse conquistando medaglie. Gia’ al collegio navale di Dortmouth, dove lo inserì il suo benefattore e padre adottivo “zio Dickie”. Quel Lord Mountbatten, cugino della regina, che tesse per anni la tela del matrimonio.
Una carriera brillante, fatta di due incrociatori affondati in cinque minuti, durante la seconda guerra mondiale, e del titolo di vicecomandante di cacciatorpediniere, ad appena ventun’anni, uno degli ufficiali più giovani ad occupare questa posizione. Alla “Royal Navy” Filippo dovette rinunciare quando Elisabetta divenne Regina, una rinuncia difficile. Tanto che adatto’ a cabina da nave il suo appartamento di Buckingham palace. Fu il primo di tanti sacrifici per Filippo, che ha sempre dovuto camminare due passi dietro la moglie, e scattare in piedi, al suo ingresso, anche nel privato dei loro appartamenti. Il piu’ grande e’ stato forse la decisione, al momento dell’incoronazione, di non adottare il cognome del marito “Mountbatten” per i figli.
Moglie tradizionalissima, Elisabetta non ha mai potuto trasferire al marito corona e comando, dandogli, in compenso, mano libera nella gestione della famiglia e coprendolo di titoli e onoreficenze. Il segreto della durata dell’unione l’hanno rivelato i due protagonisti, in occasione delle nozze d’oro del 1997. “La mia famiglia e i sudditi hanno un debito incalcolabile nei suoi confronti”, ha detto la Regina che ha ricordato come abbia sempre letto al marito tutti i suoi discorsi facendosi consigliare sul contenuto. “La tolleranza è l’ingrediente essenziale di qualsiasi matrimonio felice e posso assicurarvi che la Regina ne ha in abbondanza”, ha risposto Filippo, facendo riferimento alla pazienza con cui la sovrana ha sopportato il suo carattere irruente e poco diplomatico.
Grandi esperti di monarchia, Elisabetta e Filippo hanno mantenuta salda la corona al suo posto, non avendo lo stesso successo con i figli. Il regime severo, imposto dal padre, che li voleva temprati da una dura disciplina fisica, mal si adattò al principe Carlo, timido e sensibile, e al fratello minore Edoardo, grande appassionato d’arte. Secondo i biografi la Regina alzò la voce, per la prima volta, per difendere il figlio più piccolo, attaccato in malo modo dal padre, perché non ce l’aveva fatta a completare il corso dei marines. Se la corona oggi traballa - basti pensare allo scandalo nel quale e’ stato coinvolto il principe Andrea - e’ per gravi lacune nella sfera degli affetti e dell’amore.
Un padre con un’infanzia durissima alle spalle e una madre impegnata a tempo pieno nel suo ruolo di sovrana sono stati, inevitabilmente, genitori lontani e poco calorosi, poco sintonizzati sulle emozioni dei figli, Incapaci, forse, di insegnare loro ad amare in modo sano e duraturo.
L’ultimo impegno ufficiale del duca di Edimburgo, a ben 96 anni, nel maggio 2017, e’ stata una parata dei “Royal Marines”, il corpo d’elites britannico, a testimoniare ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, l’importanza che l’esercito ha avuto nella sua vita. Tanti tributi allora sono arrivati, per ben 64 anni di lavoro, nei quali Filippo ha completato 22.200 impegni ufficiali, un numero maggiore della Regina e pronunciato 5490 discorsi. Certo il suo posto nella storia e’ assicurato come marito di una grande sovrana, profondamente dedito alla causa della monarchia.