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domenica 18 maggio 2025
 
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Addio Beldì, il regista dei particolari che inventò Mai dire Banzai e Quelli che il calcio

03/07/2021  Una regia particolare, inquadrature tutte sue e tanta originalità nel mescolare e inventare generi. Ha lavorato tra Rai e Mediaset, il suo nome legato soprattutto a Fabio Fazio e Adriano Celentano.

Lo chiamavano il regista dei dettagli per l’abitudine a indugiare sui particolari insoliti: una scarpa bucata, un calzino calato. Un vezzo che rivendicava, tanto da dedicargli nel 1996 un libro: “Perché mi inquadri i piedi?”. Evidentemente domanda ricorrente degli ospiti delle trasmissioni, tante e originali, di cui aveva firmato la regia tra Mediaset e Rai. Paolo Beldì, regista Tv, anima di tante trasmissioni di successo, se n’è andato all’improvviso nella sua casa di montagna a Magognino vicino a Stresa, a 66 anni.

Con il primo Quelli che il calcio e con Anima Mia, aveva inventato il genere a sé, intelligente e lieve, che è rimasto la cifra di quelle trasmissioni: situazioni surreali, ospiti svagati e spiritosi, un modo ironico di parlare di calcio e del passato della Tv. Novarese, figlio di un pubblicitario, Beldì aveva esordito come comico in radio per poi passare alla regia negli anni 80 nella neonata Fininvest per programmi di intrattenimento e sportivi da Banzai a Mai dire Mundial, lui appassionato di calcio e tifoso viola: anch’esse trasmissioni caratterizzate da un approccio ironico, insolito per la seriosità istituzionale con cui fin lì s’era trattato in tv il pallone, abituato a prendersi “sul serissimo” sempre ostaggio com’è della suscettibilità dei tifosi, che però nel frattempo si sono abituati a un passo diverso, meno rigido. Nello stesso periodo ha firmato come autore le musiche originali di Drive in per quattro anni con Roberto Negri ed esordito nel varietà grazie ad Antonio Ricci che lo ha chiamato a dirigere prima Lupo solitario e dopo Matrjoska. Negli anni Novanta passato alla Rai, è stato regista tra gli altri di Mi manda Lubrano e poi di Svalutation con Celentano. Ed è proprio con una trasmissione Rai, Diritto di replica insieme a Fabio Fazio e Sandro Paternostro, che è emersa quella sua caratteristica registica, irriverente: l’indugio sul diavoletto nascosto particolari. Ha firmato anche tre Festival di Sanremo, i due condotti da Fazio e poi nel 2006 da Panariello. Anche quelli con un passo meno paludato del consueto all’Ariston.

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