S’inaugura martedì 18 luglio alle 21.00, il 49° Festival della Valle d’Itria. Il Festival parte con una nuova produzione de Il Turco in Italia di Gioachino Rossini, opera buffa in due atti su libretto di Felice Romani, nell’allestimento realizzato dalla Fondazione Paolo Grassi. L’opera va in scena nello storico Cortile di Palazzo Ducale di Martina Franca. Sul podio il trentenne Michele Spotti, alla testa dell’Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari e del suo Coro, preparato, da Fabrizio Cassi. La regia è di Silvia Paoli, con le scene di Andrea Belli e i costumi di Valeria Donata Bettella. Sono previste repliche nei giorni 1, 4 e 6 agosto.
Il cast vocale prevede il ritorno al Festival del soprano Giuliana Gianfaldoni, nella parte di Fiorilla, nella parte di Selim il giovane basso Adolfo Corrado, nella parte di Prosdocimo il baritono Gurgen Baveyan; il baritono Giulio Mastrototaro nella parte di Don Geronio.
“Ci stiamo divertendo un sacco”, confida in una pausa delle prove Adolfo Corrado, il quale si prepara a un doppio debutto: la prima volta nel ruolo di Selim e la prima volta al Festival della Valle d’Itria. “Mi sento a casa, sono nella mia Puglia”, aggiunge Corrado, 29 anni, originario del paese salentino di Supersano, in provincia di Lecce. A giugno Corrado è stato il vincitore del prestigioso concorso internazionale BBC Cardiff Singer of the World.
Come ha vissuto questa esperienza?
“È stata un’esperienza ansiogena perché odio i concorsi. Il concorso è durato dieci giorni. C’era incertezza in ogni passaggio delle fasi della competizione, dovevo dare sempre il massimo, la tensione era tantissima. Poi quando ho vinto non ci credevo, ancora devo mettere a fuoco vari momenti di quella serata incredibile”.
La vittoria è una spinta in più per la sua carriera già lanciatissima?
“Certo, il concorso ha grande risonanza e molti contratti sono stati confermati nei giorni immediatamente seguenti. La mia agenda è piena di bella roba fino al 2026, ci divertiremo”.
Corrado, lei si è formato teatralmente nella “Scuola di recitazione teatrale e cinematografica” di Augusto Zucchi a Roma, quando ha scoperto il canto? Da bambino aveva già passione per la musica?
“No, nella mia famiglia non ci sono musicisti, anche se mia madre ha una bella voce e le è sempre piaciuto scimmiottare un po’ i soprani lirici”.
Quindi quando ha scoperto di avere una voce per il canto?
“Avevo 22 anni, facevo teatro di prosa e nel mio paese c’era Cinzia Corrado, solo omonima e non parente, vincitrice negli anni Ottanta fra le nuove proposte di Sanremo. Lei organizzava dei musical e mi chiese se volevo partecipare. Con grande incoscienza le ho detto di sì. Da lì è partito l’interesse. Mi sono esibito per un po’ nei piano bar con repertorio da crooner tipo Dean Martin e Frank Sinatra, poi sono andato da una insegnante che ascoltandomi mi dissi che potevo esprimermi nell’opera. Ci abbiamo provato e un mese dopo ero già in conservatorio di Lecce, mi ero completamente innamorato dell’ opera. In seguito mi sono perfezionato nel Teatro del Maggio Musicale Fiorentino quale giovane artista dello Young Artist Project, ma poi la mia carriera è partita a bomba”.
Lei si è già esibito alla Scala, alla Fenice, al Petruzzelli, all’Arena di Verona e all’estero diretto da maestri come Daniel Oren, Zubin Mehta, Gianandrea Noseda, Renato Palumbo, Daniele Gatti,Jordi Bernàcer, Sebastiano Rolli, Stefano Montanari, Nikolas Nägele. Come sta vivendo questa folgorante carriera?
“Ho fatto le cose molto velocemente e bruciando le tappe, ma vivo questa fase della mia vita in maniera molto lucida. Ho trovato una consapevolezza tecnica stabile e questo mi dà sicurezza, per il resto, avendo fatto sempre teatro, non vivo con ansia il palcoscenico. Anche alla Scala è stato stupendo: stare su quelle tavole del palcoscenico che hanno fatto e continuano a fare la storia è una bella sensazione”.
Oltre al canto e al teatro, ha altre passioni?
“La mia seconda passione più grande è la cucina. Per pagarmi gli studi ho lavorato per una decina di anni nel mondo della ristorazione, facendo di tutto, dal cameriere al gestore di ristorante. Amo cucinare e sono specializzato in cucina mediterranea italiana e araba. Poi sono anche una buon forchetta”.
Che augurio si fa?
“Mi auguro di lasciare una traccia tangibile nel campo del teatro lirico, per poter dire: io ci sono stato.