Da Strasburgo giungono notizie significative sul tema dell'adozione. Con l’approvazione della Risoluzione sulle Adozioni Internazionali da parte del Parlamento Europeo l’adozione entra a pieno titolo fra le competenze di coordinamento dell'Unione Europea. L’adozione, anche a livello internazionale, dovrà essere incoraggiata per assicurare ai bambini abbandonati e in istituto il diritto a una vita familiare, evitando che i minori vivano per lungo tempo in orfanotrofio.
La risoluzione per un coordinamento europeo sulle regole per le adozioni internazionali approvata con l’accordo dei principali gruppi politici, era stata presentata dal vicepresidente del Parlamento UE con delega ai diritti dei minori, Roberta Angelilli che ha commentato: «Il dramma dei minori abbandonati non riguarda solo il terzo mondo, ma è diventato un problema estremamente grave e di grande attualità anche in Europa: l'adozione consente a questi bambini di avere una famiglia e di evitare di trascorrere la propria infanzia tra assistenti sociali e orfanotrofi. Gli istituti infatti devono essere una soluzione temporanea per i minori. Soprattutto l'adozione consente a questi bambini di non divenire invisibili e finire nel circuito della poverta', dell'esclusione sociale e dello sfruttamento».
Il Parlamento Europeo ha deciso di coordinare, a livello europeo, le strategie relative allo strumento di adozione internazionale, conformemente alle convenzioni, al fine di migliorare l’assistenza nei servizi di informazione, la preparazione per l’adozione internazionale, il trattamento delle procedure di candidatura all’adozione internazionale e i servizi post-adozione, tenendo presente che tutte le convenzioni internazionali in materia di protezione dei diritti del bambino riconoscono il diritto dei minori orfani o abbandonati di avere una famiglia e di ricevere protezione.
Anche se la competenza in materia di adozioni continua a spettare a ogni Stato Membro, la Risoluzione propone ''l'invito alla Commissione a esaminare il corretto funzionamento dei sistemi nazionali a livello europeo e la proposta di creare un coordinamento tra Commissione e Stati membri per lo scambio di buone prassi e di strategie al fine di ottenere la massima collaborazione da tutti i Paesi e garantire sia il diritto all'adozione sia la massima trasparenza, evitando cosi' le adozioni illegali''.
L'italia è sempre stata un Paese accogliente nei confronti dei bambini
stranieri in attesa di una famiglia, una situazione confermata dai dati
degli ultimi 10 anni (circa 29mila adozioni internazionali) e da quelli
più recenti della Commissione per le adozioni internazionali che fa capo
alla Presidenza del Consiglio. Sono stati 4.310 i bambini stranieri adottati nel 2010
provenienti soprattutto dall'area dell'ex Unione Sovietica: 707 dalla
Federazione russa e 426 dall'Ucraina (mentre tra i restanti 592 sono
colombiani e 318 brasiliani).
Non poca preoccupazione, tuttavia, desta la forte diminuzione dei decreti di idoneità
all'adozione internazionale che rispecchiano il calo delle domande
delle coppie, un dato che potrebbe provocare un significativo calo delle
adozioni dei prossimi anni (come si sa infatti tra il decreto di
idoneità e l'adozione del bambino trascorrono mesi ed anni: le adozioni
realizzate nel 2010 riguardano cioè idoneità rilasciate negli anni
precedenti). Mentre i decreti di idoneità erano 6.237 nel 2006, 5.635 nel 2007, 5.045
nel 2008 e 4.372 nel 2.009, sono precipitati a soli 1.553 nel primo
semeste del 2010.
"Bisogna aggiungere inoltre che dal 2006 al 2009 sono stati concessi
21.291 idoneità, ma solo 13.805 coppie hanno poi dato mandato effettivo
ad uno degli enti autorizzati" commenta Marco Griffini, presidente e
fondatore dell'AiBi, ente autorizzato all'adozione che dal 1986 è
impegnato in numerosi progetti di sostegno nei Paesi da cui provengono i
bambini adottati. "Nonostante l'aumento delle adozioni i cui iter sono
cominciati negli anni passati, siamo di fronte ad una vera e propria
crisi, perché non solo diminuiscono le richieste di adozione, ma
soprattutto oggi solamente una coppia che ha ottenuto l’idoneità su due
prosegue il percorso adottivo mentre aumentano i minori abbandonati (145
milioni nel 2004, 163 milioni nel 2009 dati UNICEF). Tra le cause delle diminuzione di richieste il fatto che ci si sposa più
tardi, la crisi economica, i tempi lunghi e la molta burtocrazia. "Ma
anche", aggiunge Griffini, "L'elevata età dei bambini adottabili che può
spaventare".
Un dato positivo, tuttavia, è la crescita dell'accoglienza dei bambini
con bisogni "particolari" o problemi di disabilità: 639 piccoli che
hanno trovato genitori con una generosità in più.
Le adozioni internazionali realizzate nel 2010 sono più numerose di quelle dell'anno precedente e dunque il calo delle richieste da parte delle coppie non deve allarmare. Questo il parere del sottosegretario Carlo Giovanardi, presidente della Cai, la Commissione per le adozioni internazionali, che non condivide l'allarme che Marco Griffini, presidente dei AiBi ha espresso a Milano nel corso della Conferenza della famiglia (organizzata dal medesimo sottosegretario con delega alle politiche per la famiglia Giovanardi) nello scorso novembre e più di recente in un'intervista rilasciata a Famiglia Cristiana per un ampio dossier su questo tema.
"Non è detto che il calo delle idoneità corrisponda a un futuro calo delle adozioni" commenta Giovanardi, "e trovo importante che le idoneità vengano effettivamente date alle coppie adeguate. Mentre mi preoccupa di più il ricorso sempre più massiccio alle tecniche di fecondazione artificiale, che evidentemente vengono preferite da molti alla ricerca di un figlio".
Tra i dati positivi Giovanardi segnala la disponibilità delle coppie italiane ad adottare anche bambini definiti caratterizzati da "special needs": con bisogni "particolari", "speciali", con disabilità reversibili o anche patologia gravi, il 15,5 % del totale dei bambini adottati nel2009 (78 in più dell'anno precedente).
Questo aspetto decisivo dell'accoglienza ai piccoli malati o con particolari disagi viene sottolineato anche da Graziella Teti del Ciai, il Centro italiano aiuti all'infanzia, anch'ella intervistata da Famiglia Cristiana, che sottolinea anche l'importanza della preparazione delle coppie: "Noi crediamo che l'adozione sia in primo luogo una risposta ai bisogni dei minori. E' necessario dunque reperire famiglie che non solo abbiano disponibilità di cuore ma che posseggano anche gli strumenti per rispondere ai bisogni. Mentre a volte arrivano coppie con l'idoneità già concessa dai tribunali che non hanno ben chiara la complessità del compito da affrontare. E noi enti, se non siamo convinti, rimettiamo tutto in gioco e valutiamo bene prima di accettare il mandato".
L'associazione Anfaa - Associazione Nazionale Famiglie Adottive
e Affidatarie è quotidianamente impegnata per tutelare il fondamentale diritto di
tutti i minori – compresi quelli disabili o malati – a vivere in
famiglia. Prima di tutto nella loro d’origine e, quando questo non è
possibile, secondo le situazioni, in una affidataria o adottiva. Da oltre quarant'anni sta dalla parte dei più piccoli monitorando la società, offrendo servizi a coloro che desiderano adottare e alle famiglie che già hanno adottato o preso in affido dei bambini.
Nella Home Page del sito dell'Associazione (www.anfaa.it) cliccando sulla finestra Adozione
Nazionale e Internazionale è possibile scaricare in formato pdf il nuovo
opuscolo intitolato Diventare madre e padre di un bambino
nato da altri.
Si tratta di 24 pagine ricche di informazioni utili e pratiche per chi desidera adottare un bambino e per chi vuole conoscere una realtà di cui troppo spesso si parla per sentito dire. Oltre alle riflessioni sul significato di termini come procreazione, filiazione e adozione, ambiente ed ereditarietà, l'Anfaa risponde al bisogno di conoscere le principali norme sull'adozione di minori italiani e stranieri.
Nell'opuscolo vi è, infine, una breve bibliografia per chi desidera approfondire i temi del sostegno alla famiglia d'origine, dell'affidamento familiare e dell'adozione.
Orsola Vetri