Ci sono conflitti delle coppie, coniugate o no, che si risolvono in modo civile, anche se assai difficilmente senza sofferenze per i figli. Talvolta il percorso della separazione è segnato da perduranti e aspri contrasti, che incidono inevitabilmente sulla prole. Ma non mancano casi nei quali i figli sono deliberatamente adoperati come strumento di lotta tra le parti, che si scambiano accuse gravissime, coinvolgendovi appunto i minori, indicati, per esempio, come vittime di abuso del coniuge o del compagno divenuto nemico.
Le passioni, di amore o di odio, della parte nel processo che nasce davanti alla giustizia possono essere moderate e contenute dall’opera di un difensore illuminato; ma possono essere anche assecondate e sostenute per darle soddisfazione. In queste situazioni, che talora durano molti anni, i bambini e i ragazzi sono esposti a traumi dalle conseguenze pesanti e talora non più reversibili. Di fatto possono essere privati di ogni serenità, obbligati a schierarsi a favore o contro il genitore, sottoposti e pressioni e distorsioni dei punti di riferimento educativi e affettivi. Tocca a un organo indipendente e deputato a difendere il loro interesse fondamentale intervenire e prendere le misure più appropriate. Una volta che il tribunale dei minorenni, composto da giudici di carriera e altri cosiddetti onorari-psicologi, pedagoghi, esperti della materia-abbia appreso della crisi che coinvolge e fa soffrire il minore, interviene a sua tutela. I provvedimenti possono scaturire da notizie provenienti dai servizi sociali, dalla scuola, dal contesto familiare allargato o da altre fonti; e da perizie, tutto scrupolosamente vagliato e verificato.
Ci si può trovare di fronte, separatamente o spesso congiuntamente, a una caduta drammatica del rendimento scolastico, a un’aggressività smodata, una precoce ed esibita sessualizzazione, ad atti violenti e prevaricanti verso i compagni, e ad altri segni di disagio. Se risulta dunque che l’ambiente nel quale il giovane vive lo sta devastando e sta compromettendo il suo sviluppo e la sua formazione, può esser necessario impedire, anche solo temporaneamente, il rapporto con uno dei genitori, o purtroppo talora con entrambi. E’ una misura grave, che deve essere ben ponderata e commisurata alla pesantezza della situazione. Una volta presa va seguita e costantemente rivalutata, sempre nell’interesse del minore.
Sembra davvero singolare la perentorietà con la quale intervengono in simili delicatissime vicende giudizi di commentatori esterni, che senza conoscere l’intera vicenda danno sentenze concorrenti con quelle dei tribunali chiamati allo scopo dalla distribuzione delle funzioni nell’assetto civile e istituzionale. Non che i tribunali non sbaglino, ma ci sono ricorsi e appelli; non che le loro decisioni siano insuscettibili di commenti, ma occorrerebbe approfondire l’intera situazione, avere riguardo all’effetto del clamore su persone già così provate ed esposte, mettendo insomma, giudici e giornalisti, difensori ed esperti, al primo posto, veramente e lealmente, l’interesse della persona che cresce tra tanti patimenti e difficoltà.