Dopo la recita della preghiera mariana dell'Angelus, Jorge Mario Bergoglio ha voluto ricordare tutti coloro che soffrono. In partiolare ha richiamato l'attnzione sulle vittime della tragedia di Genova. Ecco cos'ha detto: «Cari fratelli e sorelle, a Maria Consolatrice degli afflitti, che contempliamo oggi nella gloria del Paradiso, vorrei affidare le angosce e i tormenti di coloro che, in tante parti del mondo, soffrono nel corpo e nello spirito. Ottenga la nostra Madre celeste per tutti conforto, coraggio e serenità. Penso in particolare a quanti sono provati dalla tragedia avvenuta ieri a Genova, che ha provocato vittime e smarrimento nella popolazione. Mentre affido alla misericordia di Dio le persone che hanno perso la vita, esprimo la mia spirituale vicinanza ai loro familiari, ai feriti, agli sfollati e a tutti coloro che soffrono a causa di questo drammatico evento. Vi invito ad unirvi a me nella preghiera, per le vittime e per i loro cari; recitiamo insieme l’Ave Maria».
Prima, riflettendo sulla figura del Vergine nel giorno della solenne feta dell'Assunta, papa Francesco ha ricordato che l’esistenza di Maria è stata apparentemente simile a quelle di tante donne del suo tempo. Ma Maria, ha sottolinea Bergoglio, ha compiuto ogni azione «in unione totale con Gesù» e sul Calvario tale unione ha raggiunto l’apice. «Per questo Dio le ha donato una partecipazione piena anche alla risurrezione di Gesù. Il corpo della Madre è stato preservato dalla corruzione come quello del Figlio».
«Oggi, la Chiesa, ha poi affermato il Papa, ci invita a contemplare questo mistero: esso ci mostra che Dio vuole salvare l’uomo intero, anima e corpo. La risurrezione della carne è un elemento proprio della rivelazione cristiana, un cardine della nostra fede. La realtà stupenda dell’Assunzione di Maria manifesta e conferma l’unità della persona umana e ci ricorda che siamo chiamati a servire e glorificare Dio con tutto il nostro essere, anima e corpo».
«Un grande padre della Chiesa, sant’Ireneo, ha concluso il Santo Padre, afferma che "la gloria di Dio è l’uomo vivente, e la vita dell’uomo consiste nella visione di Dio" (Contro le eresie, IV, 20, 7). Se avremo vissuto così, nel gioioso servizio a Dio, che si esprime anche in un generoso servizio ai fratelli, il nostro destino, nel giorno della risurrezione, sarà simile a quello della nostra Madre celeste. Ci sarà dato, allora, di realizzare pienamente l’esortazione dell’apostolo Paolo: Glorificate Dio nel vostro corpo! (1Cor 6,20), e lo glorificheremo per sempre nel cielo».