Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
mercoledì 06 novembre 2024
 
 

Afghanistan, altro sangue italiano

29/07/2010  Morti due genieri, uccisi dall'esplosione di un ordigno dopo che ne avevano già disinnescato uno. Ferita una donna ufficiale. Il conflitto si fa sempre più cruento.

Due soldati italiani, due esperti del genio, hanno perso la vita nel corso delle operazioni di disinnesco di un ordigno a circa otto chilometri dal centro di Herat. I due militari facevano parte di un team specializzato nella rimozione di ordigni esplosivi improvvisati, Iedd (Improvised explosive device disposal) intervenuto mercoledì 28 luglio intorno alle 20, ora locale, per disinnescare una bomba rudimentale segnalata dalla polizia afghana. 

    Dopo aver verificato la presenza dell’ordigno, i due militari l'hanno neutralizzata con successo. Mentre perlustravano la zona circostante per accertare l’eventuale presenza di altri ordigni, però, i due sono stati investiti da una forte esplosione che ne ha determinato il decesso. Le vittime sono il primo maresciallo Mauro Gigli, di 41 anni, sardo di origine ma da anni residente in Piemonte, a Villar Perosa, e il trentatreennne caporal maggiore capo Pierdavide De Cillis. Lo scoppio ha causato anche il ferimento del capitano Federica Luciani, che per fortuna, ha assicurato il comando italiano di Herat, ha riportato solo lievi escoriazioni. 

    Gli Iedd costituiscono la principale minaccia nell'Ovest del Paese. Un pericolo per i militari italiani, ma anche per forze armate e per i civili afghani. Negli ultimi giorni, nella zona di Shindand, gli specialisti degli Alpini, insieme alle forze di sicurezza afghane, hanno disinnescato quattro ordigni esplosivi improvvisati. Si tratta di un impegno quotidiano per gli artificieri del contingente che si servono di mezzi blindati (i Buffalo, di fabbricazione americana), di robot telecomandati, di cani, di pinze e di altri strumenti sofisticati per disinnescare nella massima sicurezza possibile. Ma l'imprevisto e i pericoli sono sempre in agguato in operazioni del genere, pur affidate a uomini di grandissima esperienza. Le due vittime, infatti, avevano al loro attivo numerose missioni all'estero durante le quali avevano effettuato un elevato numero di interventi di disinnesco di ordigni esplosivi.

    «Provo dolore» e «sono rattristato per la notizia», è stato il commento del premier Silvio Berlusconi, che ha trasmesso il proprio cordoglio alle famiglie dei militari morti ricordando che queste azioni «rafforzano l'idea che dobbiamo esserci». Anche il presidente della Repubblica, Girogio Napolitano, ha espresso «sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei familiari dei caduti». Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, da parte sua, ha spiegato che quanto accaduto non cambia la missione italiana, perchè «gli impegni internazionali vanno mantenuti, ci sono rischi che sappiamo di correre, ma vogliamo che il loro sacrificio non sia vano e che la lotta contro il terrorismo possa essere combattuta a partire dal 2013 dalle forze afgane in modo che i nostri possano tornare a casa».

    A nome dell'opposizione, Piero Fassino ha chiesto che «il Governo riferisca al Parlamento sulla situazione in Afghanistan e sulla strategia con cui si intende accelerare un approdo di sicurezza e di stabilità in quella regione». Il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, ha osservato che «è lutto per tutto il Paese e ogni polemica sulla nostra presenza in Afghanistan risulterebbe strumentale. Per questo, a tempo debito, ribadiremo le ragioni per le quali l'IdV e' contraria ad una missione che è risultata fallimentare, come dimostrato dal dossier diffuso da Wikileaks».


 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo