Ci sono anche donne e bambini fra le vittime del nuovo attentato suicida che ha insanguinato questa mattina Kabul. Sono almeno 41 i morti provocati dall’esplosione che ha colpito il centro culturale Tabayan durante una cerimonia organizzata per ricordare l’invasione sovietica dell’Afghanistan, avvenuta 38 anni fa in questi giorni. L’attentato è avvenuto alle 10:30 locali. Prima di farsi esplodere i terroristi (due o forse tre) avrebbero anche lanciato delle granate.
“Eravamo nella sala al secondo piano, quando abbiamo sentito l’esplosione alle nostre spalle. Poi la sala si è riempita di fuoco e di fiamme. È stato il caos, tutti urlavano e piangevano, chiedendo aiuto”, ha raccontato Moahammad Hasan Rezayee, uno studente che si è salvato pur riportando ustioni alle mani e al volto.
Fra le vittime e fra gli oltre 80 feriti ci sono molti studenti, colpiti mentre partecipavano a una discussione organizzato da Afghan Voice Agency, l’agenzia di stampa del centro culturale Tabayan, espressione dell’Islam sciita e finanziato dall’Iran. Anche un giornalista sarebbe rimasto ucciso, un’altro è ferito.
L'attentato è stato rivendicato dall'ISIS. Il presidente dell’Afghanistan Ashraf Ghani ha condannato l’attentato ribadendo l’impegno delle forze di sicurezza afghane nella lotta contro il terrorismo.
L’anno che sta per chiudersi è stato fra i più sanguinosi nella storia recente dell’Afghanistan. A fine luglio l’ONU aveva calcolato che solo nei primi 6 mesi del 2017 i civili afghani uccisi o mutilati erano stati 5.166, una cifra record da quando, nel 2009, si conteggiano le vittime civili. Sempre nel primo semestre del 2017 si erano contati 388 bambini morti e 1.121 feriti.
In questo 2017 i terroristi, sia i Talebani sia l’ISIS, hanno colpito senza pietà funerali, banche, moschee. A giugno una bomba nascosta in un camion è esplosa nel centro di Kabul uccidendo 150 persone e ferendone altre 300.
A 16 anni dal suo inizio il bilancio dell’operazione Enduring Freedom, cominciata il 7 ottobre 2001 con i bombardamenti americani contro le basi di Al Qaeda, non è certo esaltante. L’Afghanistan resta un paese altamente insicuro, anche se il generale John Nicholson, comandante delle truppe NATO in Afghanistan, recentemente si è vantato del successo di oltre 1.400 operazioni militari in cui sarebbero stati “rimossi dal campo di battaglia” oltre 1.600 combattenti dell’ISIS.
Prima di Natale il vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence è stato a Kabul, dove ha incontrato il presidente Ghani, un gruppo ristretto di ministri e alcuni degli 11.000 militari americani presenti in Afghanistan. Pence ha assicurato che la vittoria in Afghanistan “è più che mai vicina”, ma per ora sembra soprattutto un “wishful thinking”, un pensiero intriso di desiderio.