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giovedì 20 marzo 2025
 
 

Barca: "Anche il Sud sarà in Rete"

09/03/2012  Il ministro per la Coesione territoriale Barca affronta gli sviluppi dell'Agenda Digitale. E Renato Farina, ad di Eutelsat Italia, descrive le nuove frontiere del satellite.

I dati economici dicono che le cose in Italia e in Europa non vanno affatto bene: siamo in recessione, e, almeno nel breve periodo, la crescita non ci sarà. Rigore ed equilibrio, dunque, restano ancora le parole d’ordine sebbene il premier Monti abbia escluso l’ipotesi di nuove manovre di austerità.

     Intanto, mentre in questi giorni al centro del dibattito c’è la riforma del lavoro, qualcosa si sta muovendo sul fronte dello sviluppo tecnologico. Finalmente, dopo pesanti ritardi, nel nostro Paese si comincia parlare di Agenda Digitale: un progetto che punta alla diffusione effettiva di internet in tutto il territorio nazionale entro le soglie del 2013 e del 2020 segnalate dall’Unione Europea. L’obiettivo primario è creare infrastrutture per abbattere il digital divide, cioè ridurre quelle aree del Paese in cui manca ancora l’accesso alla rete.

     L’Italia è molto indietro rispetto agli altri partner europei. In condizioni di divario digitale ci sono 5,6 milioni di nostri connazionali, mentre 3 mila località, soprattutto in zone rurali e sub urbane del Sud, soffrono di un pesante deficit strutturale. Bruxelles – dati alla mano – sostiene che la banda larga comporti sviluppo e crescita: servizi innovativi per il cittadino nel campo della pubblica amministrazione, dell’istruzione, della sanità, dei trasporti, del commercio elettronico. Significa che l’innovazione tecnologica diventerà il volano per il miglioramento della qualità della vita e soprattutto per la creazione di imprese da parte dei giovani.

     Il Governo, almeno nominalmente, sembra esserne convinto e ha ribadito la centralità del tema anche nel documento stilato in occasione dei 100 giorni della sua attività. Ora la speranza è che si passi ai fatti. Nelle prossime settimane si attendono le prime mosse della neonata cabina di regia interministeriale guidata dal titolare dell’Istruzione, Francesco Profumo. L’ex numero uno del Cnr ha appena annunciato finanziamenti per un miliardo di euro che saranno finalizzati a progetti per la creazione di comunità intelligenti, cioè quelle zone ad alta densità tecnologica capaci di abbracciare la cosiddetta filosofia smart. Si inizia dal Mezzogiorno con bandi per 260 milioni, entro l’estate sarà la volta del Nord.

     Sempre alle regioni del Sud punta il anche Piano di Azione varato di recente dal ministero per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca con l’obiettivo di reimpiegare i Fondi Europei inutilizzati dal nostro Paese (che in questo campo è penultimo in Europa davanti soltanto alla Romania). Si tratta di 3,7 miliardi in vista dell’ammodernamento delle scuole - sia delle strutture sia dei programmi di insegnamento – dell’impiego giovanile, di interventi sulle linee ferroviarie e sui territori a rischio idrogeologico. Nella lista c’è anche l’Agenda Digitale.    

- Ministro Barca, secondo i dati molti italiani non usano le nuove tecnologie per scelta, è come se avessero paura. In che modo il Governo pensa di fronteggiare questo problema?

     "Stiamo operando un cambio di passo: dall’immaginare che internet sia al servizio soltanto dei singoli individui chiusi nella loro stanza, davanti al loro computer, isolati dal resto della comunità, alla visione di uno strumento al servizio di centri civici: quindi un momento al servizio della sanità, delle scuole, degli anziani che hanno necessità di segnalare problemi di assistenza domiciliare. La paura deriva dalla sensazione di solitudine e quindi di incapacità di fronte ad uno strumento nuovo. Invece questa visione di un uso collettivo per chiedere meglio servizi e per collegare meglio comunità di cittadini con lo Stato, tende e può ridurre avversione e paura".  

- L’obiettivo è anche la nascita di nuove imprese giovanili soprattutto al Sud. A che punto siamo?

     "Il nuovo strumento della S.r.l semplificata (previsto dal Decreto semplificazioni, n.d.r) dovrebbe essere di ausilio. E ora stiamo ragionando se supportarlo dandogli anche delle opportunità particolari nell’accesso al credito. Molto è legato alla capacità dei giovani di intravedere l’utilizzo di internet per proporre servizi che a me non verrebbero in testa per la mia età. Un altro strumento importante è la messa a disposizione da parte della pubblica amministrazione di quei bagagli straordinari di informazione statistica che oggi giacciono all’interno dei nostri ministeri e delle nostre regioni e che sono accessibili con gran fatica".  

- In che modo?

     "Se questi dati divenissero open il processo servirebbe due volte: ai cittadini, perché consentirebbe, a chi ne ha la capacità, di monitorare; e ai giovani perché a loro potrebbe venire in mente i utilizzarli per costruirci un servizio. Penso per esempio se avessimo una banca dati avanzata sugli interventi nelle scuole o nel territorio".  

- Ora bisogna passare ai fatti e portare rapidamente internet ovunque. Il satellite potrebbe diventare la carta vincente per raggiungere quelle aree difficili?

     "L’utilizzo del satellite si affianca ovviamente a quello della telefonia mobile, del classico cavo o del senza fili terrestre. Questi strumenti vanno usati come la tastiera del pianoforte, tutti assieme. Il satellite può essere l’unica soluzione, in certi casi, quando non vi sono alternative, ma è molto costoso per l’utenza e poi la banda satellitare è comunque limitata. Del resto questo è un terreno su cui l’avanzamento tecnologico è continuo e proprio per questo bisogna che l’utilizzo delle diverse modalità sia complementare. Il piano dell’Agenda Digitale prevede proprio questa flessibilità".

Renato Farina, Amministratore Delegato di Eutelsat Italia, principale operatore satellitare europeo: qual è il contributo del satellite in questa fase?

     "Il satellite veicola diversi tipi di dati: dalle immagini tv a internet. Porta i suoi servizi in qualsiasi punto del Paese, anche in alta montagna, senza bisogno di scavare le buche per far passare i fili. Il segnale arriva dall’alto quindi è una soluzione immediata".

- Quindi il satellite potrebbe risolvere il problema del digital divide?

     "Il digital divide si supera soltanto utilizzando tutte le risorse tecnologiche disponibili, nessuna esclusa. Per dare l’accesso alla rete a tutti i cittadini si devono evitare preconcetti e discriminazioni tecnologiche. Solo l’integrazione delle reti terrestri con quelle satellitari garantisce il pieno raggiungimento dell’obiettivo. Il satellite può dare un contributo importante e decisivo per velocizzare la digitalizzazione del Paese fungendo anche da ‘avamposto’ in attesa dello sviluppo delle reti in fibra ottica".  

- L’utente deve dotarsi di parabola per fruire del servizio. In questo modo il costo lievita?

     "Gli alti costi sono un retaggio del passato. Grazie all’evoluzione della tecnologia sono diminuiti enormemente. Nonostante l’installazione della parabola l’utente affronta una spesa assolutamente comparabile agli altri servizi terrestri ottenendo performance in termini di prestazioni se non paritetiche anche superiori a quelle della tradizionale adsl. E i satelliti di ultima generazione, come per esempio il Ka-Sat, grazie alla loro tecnologia innovativa, riescono a moltiplicare per 20 volte la capacità di un singolo satellite tradizionale riuscendo a risolvere il problema della mancanza di banda e a servire un numero elevatissimo di utenti su territori continentali".  

- Quali sono gli altri servizi veicolati dal satellite?
 
     "Tutti i servizi video, di contribuzione, di trasmissione dati, di telefonia, di monitoraggio ambientale, di gestione e controllo, di sicurezza, di connettività, di emergenza, in campo sanitario. Potrei proseguire con un lungo elenco ma siccome parliamo di superamento del digital divide ribadisco una cosa: il satellite è una tecnologia in grado di offrire velocemente e ovunque una connessione con performance e costi simili a quella terrestre senza creare problemi all’ambiente".    

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