(Foto Reuters: Agnes Chow, 24 anni, dopo la scarcerazione)
Agnes Chow è tornata libera. La 24enne attivista pro-democrazia di Hong Kong è uscita dal carcere femminile di Tai Lam. La ragazza, uno dei volti più noti della resistenza democratica della città-stato contro il regime cinese, era detenuta dallo scorso dicembre per aver partecipato alle manfestazioni di piazza contro il Governo locale e Pechino scoppiate a marzo 2019 a seguito di un contestatissimo disegno di legge che avrebbe consentito l’estradizione degli abitanti di Hong Kong verso la Cina continentale per alcuni reati gravi.
I manifestanti denunciavano il pericolo che la legge minasse le basi del principio “un Paese, due sistemi” sul quale si fonda il rapporto fra Hong Kong e Cina violando la linea di separazione che eiste fra i sistemi giuridici della città-Stato e di Pechino. Sulla scia delle grandi proteste, a settembre del 2019 la governatrice Carrie Lam ha poi dovuto ritirare il disegno di legge. Ma le proteste non sono terminate.
Le battaglie di Agnes Chow sono cominciate già anni fa, quando lei era una ragazzina: lei stessa ha raccontato di aver iniziato il suo attivismo a 15 anni. Durante le proteste del 2014 è stata tra i leder del Movimento degli ombrelli, nel 2016 insieme agli altri due studenti e attivisti Joshua Wong e Nathan Law ha fondato il partito politico pro-democrazia Demosisto (sciolto a giugno del 2020), di cui è stata la prima vice-segretaria generale. Nel 2018 le è stato impedito di candidarsi alle elezioni suppletive di Hong Kong, con la giustificazine che il suo partito era sostenitore dell’autodeterminazione dell’ex colonia britannica.
Dallo scorso dicembre Agnes Chow stava scontando dieci mesi di carcere per aver preso parte alla manifestazione di protesta organizzata il 21 giugno 2019 davanti al quartiere generale della polizia. La libreazione di Chow è una notizia confortante. Ma il giro di vite di Pechino si fa sempre più stretto e per altri attivisti la persecuzione continua. Insieme a Chow erano stati arrestati anche Joshua Wong e Ivan Lam, condannati rispettivamente a tredici mesi e mezzo e sette mesi di reclusione. Per quanto riguarda Wong, 24 anni, per lui lo scorso maggio è arrivata un'ulteriore condanna a dieci mesi per aver partecipato a giugno del 2020 alle manifestazioni per commemorare le proteste di piazza Tienanmen del 4 giugno 1989, quando l'esercito cinese represse le proteste dei giovani usando la violenza. Dal 2019 il giovane è stato arrestato più volte, ma la sua detenzione non era mai durata tanto a lungo.
Due mesi fa altri sette attivisti pro-democrazia, tra i quali il leader dei sindacati Lee Cheuk-yan, l'avvocato Martin Lee, 82 anni, e il famoso imprenditore ed editore Jimmy Lai, 72 anni, sono stati giudicati colpevoli da un tribunale di Hong Kong per aver preso parte a una manifestazione non autorizzata nel 2019 contro il disegno di legge sull'estradizione. Il 21 aprile è arrivata la sentenza: 14 mesi di carcere per Cheuk-yan e Lai. Mentre la pena è stata sospesa per Lee. Il 28 maggio per il magnate dei media è arrivata un'altra condanna ad altri 13 mesi di detenzione per aver partecipato a una manifestazione a ottobre 2019.