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venerdì 18 aprile 2025
 
 

Agricoltura sociale, quando la terra è strumento di riscatto

23/09/2015  Il 23 settembre entra in vigore una legge che riconosce e definisce le esperienze e le attività dell'agricoltura sociale. La legge è stata presentata all'Expo, in un convegno promosso da ministero delle Politiche agricole ed Ente nazionale per il microcredito. Ospite d'onore, l'ex presidente dell'Uruguay José Mujica.

Fattorie didattiche, in cui giovani e adulti si avvicinano ai prodotti alimentari della terra, ai mestieri della campagna; agriasilo e agrinido in cui i bambini giocano all'aria aperta, imparano a vivere immersi nella natura, a contatto con gli animali e con le piante; aziende agricole e cooperative sociali in cui disabili fisici e psichici, anziani, persone con un passato di detenzione o di tossicodipendenza apprendono pian piano a diventare autosufficienti, recuperando dignità e sicurezza, attraverso la fatica e l'impegno del lavoro nei campi, l'allevamento degli animali, la multifunzionalità delle pratiche agricole, in uno spirito di collaborazione.

Tanti volti, storie, progetti raccolti sotto il nome di agricoltura sociale. Oggi per la prima volta questa realtà dinamica e multiforme, risorsa importante per il welfare italiano, ottiene un riconoscimento istituzionale e una definizione grazie alla legge sull'agricoltura sociale, approvata ad agosto e in vigore dal 23 settembre.

Agricoltura sociale vuol dire aziende agricole, cooperative sociali, organizzazioni del Terzo settore
 che, in collaborazione con gli enti pubblici e i servizi socio-sanitari, coniugano le pratiche agricole ad attività ed esperienze di accoglienza, reinserimento sociale e lavorativo di persone in difficoltà e a rischio di emarginazione, promuovendo percorsi terapeutici di riabilitazione e di inclusione sociale. Un mondo spesso silenzioso ma dotato di una preziosa capacità: quella di riportare l'agricoltura alla sua antica, tradizionale vocazione solidale.

Oggi la cooperazione sociale agricola in Italia conta circa 400 cooperative e 4mila lavoratori dipendenti. Punto di riferimento di questo mondo è il Forum nazionale Agricoltura sociale, che ha sede presso la cooperativa "Agricoltura Capodarco" di Grottaferrata (Roma). Il Forum ha definito i princìpi fondamentali che ispirano gli agricoltori sociali: fra questi, la promozione della sostenibilità ambientale favorendo sistemi agro-ecologici e pratiche di agricoltura biologica, lo sviluppo del welfare partecipativo, l'impegno a produrre cibo e insieme beni relazionali e a proporre un modello di coesione sociale, attraverso lo spirito di partecipazione e cooperazione fra i cittadini, il rifiuto del lavoro nero e del caporalato, la lotta contro tutte le forme di criminalità organizzata.

La nuova legge è stata presentata all'Expo di Milano il 21 settembre, al convegno "Agricoltura sociale e microcredito" promosso dal ministero delle Politiche agricole e l'Ente nazionale del microcredito, con la presenza del ministro Maurizio Martina, del viceministro Andrea Olivero e numerosi testimoni del settore in Italia e a livello internazionale. «Abbiamo bisogno di un'autentica rivoluzione culturale, di tornare ai valori della Madre Terra che accoglie», ha osservato don Franco Monterubbianesi, fondatore della Comunità di Capodarco a Fermo, nelle Marche, dalla quale, più di trent'anni fa, sui Castelli Romani è nata la cooperativa Agricoltura Capodarco. «La crisi della nostra civiltà ha portato all'affermazione dell'egoismo, della ricerca assoluta del profitto, della competizione. In Italia abbiamo scontato questa crisi con un forte ed evidente arretramento del welfare». 

Oggi, allora, «bisogna aiutare prima di tutto i giovani a tornare alla terra». L'Organizzazione mondiale della sanità fornisce dati allarmanti sul mondo giovanile: oltre il 20% delle persone in età evolutiva nel mondo soffrirebbe di qualche forma di disturbo mentale, il suicidio è la terza causa di morte fra gli adolescenti. «L'agricoltura, in particolare quella sociale, può offrire sbocchi occupazionali importanti e aprire delle nuove strade,
anche in virtù dei suoi risvolti nel campo dell'ecosostenibilità e del turismo.  Ma la terra presuppone capacità imprenditoriali, formazione, passione autentica, resistenza. Dobbiamo dunque puntare sulla formazione dei giovani, anche con l'aiuto delle istituzioni locali».

Un altro aspetto non secondario: l'agricoltura sociale, con la sua capacità di strutturare percorsi riabilitativi che portano le persone disabili a raggiungere un certo grado di autonomia, dà una risposta alla delicata questione del "dopo di noi", ovvero al problema che le famiglie di disabili fisici e psichici si pongono in vista del momento in cui i loro figli resteranno senza genitori e, quindi, senza la rete protettiva familiare. Un tema urgente: come ha ricordato don Franco, si calcola che oggi il 60% dei giovani disabili che vive in famiglia si ritroverà senza padre e madre. «Dobbiamo riportare l'agricoltura al centro della nostra società e del nostro welfare». La nuova legge è il primo passo: «L'agricoltura sociale finalmente ha un riconoscimento, non siamo più soltanto un'esperienza di frontiera».

L'ex presidente dellì'Uruguay José Mujica e, a fianco, il viceministro per le Politiche agricole Andrea Olivero all'Expo (Ansa).
L'ex presidente dellì'Uruguay José Mujica e, a fianco, il viceministro per le Politiche agricole Andrea Olivero all'Expo (Ansa).

Mujica: i campi alle famiglie e alle piccole comunità contadine

A raccontare il suo modello di agricoltura sociale all'Expo è stato il "presidente più povero del mondo", José Mujica, l'80enne ex capo di Stato dell'Uruguay, relatore e ospite d'onore del convegno.  «Viviamo in un mondo con la fame, però produciamo molto più cibo di prima e ne buttiamo via quasi il 30%, quasi l'equivalente di ciò di cui si alimenta la Malesia», ha ricordato l'ex presidente oggi senatore (ha terminato il suo mandato a marzo del 2015), che da capo di Stato ha conservato un stile di vita umile, essenziale, dimostrando nella pratica della sua esistenza la prossimità ai poveri. In Uruguay, ha spiegato, «stiamo lottando per l'agricoltura familiare, per sostenere le famiglie nelle campagne». Ma, ha aggiunto Mujica, tutti siamo sottomessi al tempo che viviamo: «Non possiamo pensare che la gente che vive nelle zone rurali oggi possa accettare di vivere come vivevano i nostri nonni.La campagna deve offrire servizi, un sistema sanitario efficiente, reti di comunicazione e trasporti; bisogna migliorare la ricerca, la tecnologia, che deve essere differente da quella industriale, ma che non può essere un monumento al passato». 

Il mondo delle campagne deve tornare ai piccoli agricoltori, alle comunità contadine, ai campesinos. La piccola agricoltura è la via di salvezza dei poveri nelle campagne di molti Paesi dell'Africa, dell'America latina. «La terra può essere un rifugio per reinserire non solo chi non ha un lavoro, ma anche chi non trova un posto nella vita. Questa è l'idea dell'economia sociale». 

Bisogna quindi puntare sui microcircuiti locali, ha sottolineato Mujica, su un commercio dei prodotti agricoli che abbatta le catene di distribuzione e di intermediazione, puntando sul rapporto diretto con i consumatori. Questo permette ai piccoli produttori agricoli di aumentare i loro guadagni,anche senza necessariamente aumentare la produttività.  Nelle campagne bisogna difendere i piccoli contro il potere delle multinazionali, perché, ha dichiarato Mujica, «il piccolo è sovranità»

(nella foto in alto: la cooperativa Agricoltura Capodarco di Grottaferrata)

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