Marco Griffini, presidente di AiBi
“Per combattere la denatalità le famiglie ci sarebbero, i minori che invece una famiglia la cercano anche e i soldi pure”. Cosa manca, allora per contrastare il gelido inverno demografico che ormai da anni s’è abbattuto sul nostro Paese? “Solo la volontà politica”. Va dritto al punto Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, organizzazione nata oltre trent’anni fa da un movimento di famiglie adottive e affidatarie che ha come scopo principale la lotta all’abbandono minorile, in Italia e nel mondo. “I dati ISTAT sulla impressionante crisi demografica che ha investito l’Italia parlano chiaro. E, di fronte a circa tre milioni di coppie sposate sterili, la cui unica possibilità per divenire genitori è quella del percorso adottivo, il disinteresse dei Governi in carica dal 2011 per l’adozione internazionale è davvero gravissimo”.
Secondo l’Istituto di Statistica il 2019 è stato l’anno peggiore in termini di denatalità per l’Italia, dopo altri anni di continuo calo: non solo si è registrato il minor numero di nascite dall’Unità nazionale (appena 435 mila), ma il ricambio naturale è stato anche il più basso degli ultimi 102 anni, con una flessione di 116 mila abitanti in dodici mesi. Ebbene, una delle forme di genitorialità che avrebbe dovuto essere attivamente sostenuta in un quadro del genere, secondo il presidente di Aibi, doveva essere senz’altro l’adozione. Ma, si sa, dal punto di vista delle scelte, quella dell’adozione è l’ultima spiaggia della genitorialità, irta com'è di incertezze sui tempi e gravata ancora da alti costi.
“Di fronte all’ecatombe demografica – spiega Griffini – l’adozione internazionale avrebbe potuto essere un argine”. Invece, attacca il presidente di Aibi, s’è assistito a un “totale disinteresse dello Stato per questo istituto, certificato dalla vicenda dei fondi stanziati e poi non spesi: ricordiamo infatti come, dal 2013 al 2017, siano stati stanziati, tra il Fondo per il sostegno alle adozioni internazionali e quello per le attività di cooperazione a sostegno dell’adozione internazionale, 101 milioni di euro e ne sia stato impiegato solo il 10%. Questo disinteresse ha, di fatto, - denuncia - quasi distrutto un sistema capace solo otto anni fa di accogliere in Italia più di 4mila minori ogni anno”. Per la prima volta nel nostro Paese, dopo tantissimi anni, si è sceso sotto un dato a quattro cifre: nel corso del 2019, infatti, sono state concluse soltanto 969 procedure di adozione (fonte Cai, Commissione Adozioni Internazionali). Un declino del 14% rispetto all’anno precedente che concludeva con 1130 adozioni e una diminuzione del 3,4 rispetto al 2017. “E, attenzione, non è questione di inferiore disponibilità di minori adottabili, anzi. Ogni settimana i 49 enti autorizzati in Italia ricevono dai vari Paesi schede relative a bambini dichiarati adottabili”.
Di recente Griffini era intervenuto sulla questione del deserto demografico e la crisi delle adozioni: “Il dato sulle coppie senza figli nel nostro Paese – aveva affermato – fa a pugni con i numeri dei bambini dichiarati adottabili, di cui ci giungono elenchi interminabili da ogni parte del mondo, le cosiddette ‘neglect lists’. Crediamo fortemente che di fronte a questo dramma si debba rendere più agile e semplice il percorso per la adozione internazionale e si debba, a livello istituzionale, sempre di più investire su questo tema, soprattutto credendoci e rendendo più efficiente un sistema troppo ingessato, che ancora fa sentire gli aspiranti genitori adottivi come soggetti di un processo da parte dei Tribunali dei Minorenni anziché risorse. Urge, insomma, il passaggio da una cultura della selezione a una cultura vera dell’accoglienza”.