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domenica 23 marzo 2025
 
l'indagine
 

AIFO in Tunisia, l'impegno per l'inclusione dei migranti di ritorno

13/11/2023  L'Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau ha promosso una ricerca partecipata su condizioni e opportunità e prospettive per coloro che rientrano nel Paese nordafricano dopo il fallimento dell'esperienza migratoria in Europa. Nell'indagine ha coinvolto 73 migranti di ritorno stessi in qualità di ricercatori, con finalità emancipatoria

Tornare a casa, nel proprio Paese e nel contesto sociale di partenza, dopo il fallimento di un’esperienza migratoria in Europa, spesso si rivela un’odissea. Per i migranti di ritorno, quando il rientro in patria è forzato soprattutto a seguito di un’espulsione, reinserirsi nel contesto sociale di partenza non è affatto semplice. È quanto emergenza da una ricerca partecipata condotta da AIFO-Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau che si focalizza sui migranti tunisini, rientrati nel Paese nordafricano nell’ambito del progetto INDIMEJ – Azione per l’inclusione economica e sociale dei giovani e delle donne in Tunisia.

Nel 2022 l’Italia è stata la prima nazione di approdo per i tunisini, con 18mila arrivi di migranti irregolari.  Contestualmente, nei primi 8 mesi del 2022 i rimpatri in Tunisia sono raddoppiati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La ricerca di AIFO è un’indagine sui migranti di ritorno condotta dai migranti stessi: ha coinvolto 73 rimpatriati in qualità di ricercatori, con finalità emancipatoria, ovvero con l’obiettivo di far prendere loro coscienza dei propri diritti e delle proprie potenzialità e opportunità. Guidati e supervisionati da AIFO, sono stati i migranti a raccogliere i dati sul campo intervistando comunità e persone che hanno vissuto la loro stessa esperienza, con lo scopo di analizzare difficoltà, barriere, aspirazioni e individuare le possibili strategie per superare gli ostacoli. 

La prima difficoltà per chi torna è psicologica: il trauma, il senso del fallimento, la vergogna davanti alla famiglia e alla comunità, la bassa autostima sono fardelli difficili da sopportare e provocano un grave malessere. C’è poi la barriera lavorativa: chi rientra spesso trova solo lavori precari con salari modesti, anche a causa della grave crisi economica e dell’instabilità finanziaria in cui versa il Paese. Chi ha vissuto un rientro forzato, inizia a cercare lavoro solo dopo parecchi mesi, il tempo necessario per adattarsi alla nuova realtà. Il migrante di ritorno, più vulnerabile, in genere è sostenuto, anche economicamente, dalla famiglia e dalla cerchia di amici. Praticamente assente è il sostegno statale.

Da più di 60 anni AIFO lavora nella cooperazione socio-sanitaria internazionale per la salute e l’inclusione sociale dei più vulnerabili, a partire dalle persone con disabilità, promuovendo progetti sul modello dello Sviluppo inclusivo su base comunitaria. Anche per i migranti di ritorno, allora, la risposta per AIFO è inclusiva, come la ricerca che ha coinvolto i migranti stessi. «Inclusione significa dare voce a chi per troppo tempo non l’ha avuta», dice il presidente di AIFO Antonio Lissoni, «anche eliminando le barriere che impediscono a queste persone di sentirsi davvero parte della società in cui vivono».  Informazioni sull’associazione: www.aifo.it

(Nella foto sopra e in quella di copertina: i migranti coinvolti da AIFO come ricercatori)

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