Tira aria di tempesta sul sul mondo delle ONG, le organizzazioni non governative in prima linea nell’assistenza umanitaria in tante aree di crisi del mondo. Dopo le accuse per la gestione dei soccorsi in mare, negli ultimi giorni son arrivate dal Regno Unito le rivelazioni sugli abusi sessuali e l’uso di prostitute da parte di personale delle ONG (in particolare il ramo britannico di Oxfam) impegnato in missioni umanitarie ad Haiti e in Ciad.
Questo avviene in un momento in cui, come dice Roberto Barbieri (direttore generale di Oxfam Italia), “c’è un clima politico generalizzato, non solo in Italia, ma in tutto l’Occidente, che vuole restringere gli spazi della società civile”. È ancora presto per valutare le conseguenze di questo clima sulla generosità dei donatori die confronti delle ONG, ma la tendenza è preoccupante.
“Nel 2016 le ONG hanno destinato a interventi di assistenza umanitaria circa 79,52 milioni di euro di donazioni raccolte esclusivamente da privati, una cifra di poco più bassa rispetto all’anno precedente, un trend sui bilanci che ancora non risente delle campagne di delegittimazione e attacco alle ONG umanitarie, ma che lancia un campanello d’allarme”, dice Giangi Milesi, vice presidente di AGIRE.
AGIRE è una rete di 9 organizzazioni non governative (Action Aid, Amref, CESVI, COOPI, GVC, Oxfam, SOS Villaggi dei Bambini Italia, Terre des hommes, VIS) che hanno unito le forze per rispondere alle emergenze del mondo. Dal 2007 ad oggi l’aiuto della rete di AGIRE ha raggiunto, tramite 11 appelli di emergenza, 1 milione e 300 mila persone.
L’ottava edizione del Rapporto annuale di AGIRE, intitolato “Il Valore dell’Aiuto”, fornisce un’ informazione sulle risorse mobilitate, sia in Italia che nel mondo, per l’assistenza alle popolazioni colpite dalle emergenze umanitarie.
Nel 2016 al cifra spesa per gli aiuti umanitari globali è stata di 27,2 miliardi di dollari, con un aumento del 6 per cento rispetto all’anno precedente. È una cifra record, tuttavia “largamente insufficiente” a coprire i bisogni delle popolazioni colpite dai conflitti e dalle catastrofe naturali. Oltre il 40 per cento delle persone in emergenza restano senza aiuti umanitari. Il Rapporto fa notare il divario fra la cifra spesa pregi aiuti umanitari e quella della spesa militare globale, che ha raggiunto i 1.686 miliardi di dollari annui e tende purtroppo a crescere, visti i programmi di riarmo presentati di recente da Trump e da Macron.
Le aree di crisi che hanno causato maggiore sofferenza sono in Siria, Yemen, Iraq e Sud Sudan. L’aiuto pubblico allo sviluppo ha raggiunto la cifra di 124 miliardi di dollari, a cui si aggiungono 20,3 miliardi di assistenza umanitaria stanziata dai Governi (il 97 per cento dell’assistenza umanitaria nel 2016 proviene dai governi di 20 stati). Trai donatori più generosi ci sono gli Stati Uniti (ancora non c’era Trump), la Turchia, il Regno Unito, l’Unione Europea e la Germania.
L’Italia è al 15° posto nella classifica dei donatori globali, ma il Rapporto di AGIRE giudica ancora insufficienti, anche se in aumento rispetto al passato, i 420 milioni di dollari complessivi stanziati per l’assistenza umanitaria nel 2016.
Nel 2016 il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, insieme alla Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, hanno deliberato iniziative umanitarie per un totale di 99,6 milioni di euro, con un aumento del 40 per cento rispetto al 2015. Il Rapporto di AGIRE sottolinea “una importante inversione di tendenza: per la prima volta dopo diversi anni, i fondi pubblici per la risposta alle emergenze superano quelli privati messi a disposizione dalle ONG”.
Nella tavola rotonda che ha accompagnato la presentazione del Rapporto, intitolata “Media ed emergenze, la percezione dei flussi migratori e delle emergenze umanitarie”, è intervenuto anche il direttore di Famiglia Cristiana, Don Antonio Rizzolo. Don Rizzolo ha spiegato che i media possono oscurare le tragedie umanitarie, magari gettando discredito su chi si impegna nell’aiuto. Tuttavia hanno anche il merito di far conoscere tempestivamente le situazioni di emergenza, così da aprire lo spazio agli interventi, perché “da parte della gente c’è molta più generosità e solidarietà di quanto si immagini”.