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giovedì 20 marzo 2025
 
Emergenza Covid-19
 

Aiuto! Che succede ai bambini se mi ricoverano?

01/04/2020  Nelle aree più colpite dal coronavirus il caso del ricovero dell'unico genitore che abita con figli minori o di entrambi i genitori non è frequente ma possibile, qualche storia è già emersa in giro per l'Italia. Abbiamo cercato di capire che cosa succede in questi casi e come sta funzionando il Lombardia dove la situazione è più complicata che altrove.

Aiuto, che succede ai bambini se mi ricoverano? Arrivano, per fortuna sporadiche, da posti diversi d’Italia, storie di casi di bambini temporaneamente soli, perché il Covid-19 ha portato in ospedale i genitori. Sono storie che “bucano” la Rete e anche per questo rimbalzando sui social rischiano di aumentare le già molte preoccupazioni dei genitori in questo periodo. Siamo andati ad approfondire un po’ la situazione e la sensazione è che il problema, remoto ma non impossibile, soprattutto nelle zone più colpite dal virus, sia sotto controllo.

Giuliana Tondina e Cristina Maggia, rispettivamente procuratore della Repubblica e Presidente del Tribunale per Minorenni di Brescia, che ha competenza distrettuale sul territorio di Cremona, Bergamo e Brescia, il più colpito dall’emergenza, leggono positivamente il fatto che nessuna segnalazione sia arrivata al Tribunale per Minorenni, il cui compito è prevalentemente quello di intervenire nel migliore interesse del minore, quando la situazione si fa critica e questo interesse o i diritti del bambino rischiano di essere in qualche modo lesi. La preoccupazione di Giuliana Tondina è rassicurare i genitori: «C’è già tanta ansia, vorrei soltanto che anche il solo evocare il fantasma del Tribunale per Minorenni non ne aggiunga altra, davvero non ce n’è bisogno». Cristina Maggia spiega che la rete dei servizi sociali sul territorio sta agendo con tempestività e abnegazione e che il fatto che le segnalazioni non arrivino al Tribunale può essere interpretato come il fatto che sta funzionando bene la filiera a monte: «vuol dire che gli eventuali casi di bambini con i genitori temporaneamente impossibilitati a curarsene trovano, grazie al servizio sociale e alla supervisione del giudice tutelare, una rete amicale o parentale che riesce a provvedere loro, con l’aiuto dei servizi, anche in casi come questi in cui è concreta l’eventualità che anche i figli siano contagiati o portatori».

A Milano, invece, nel contesto sociale di una città da 1 milione e 350.000 abitanti in cui un terzo delle famiglie con figli è “monoparentale”, cioè conta sulla presenza fisica di un solo genitore, e in cui moltissime famiglie con bambini, in quanto trapiantate per ragioni di lavoro, non hanno la possibilità di contare su una rete di parenti a portata di mano, che magari c’è ma spesso è a centinaia o migliaia di chilometri di distanza, si è ragionato di predisporre una soluzione prima che il problema si presentasse.

Il procuratore per Minorenni di Milano Ciro Cascone aveva inviato già l’11 marzo ai Sindaci dei Comuni su cui insiste il distretto di sua competenza un invito a predisporre un protocollo indicante le soluzioni da adottare in caso si presentasse la necessità di affidare minorenni con genitori ricoverati e di trasmetterlo per conoscenza al suo ufficio.

Da sabato 28 marzo presso la sede del centro La cordata, a Milano, è partito il progetto Zumbimbi, in collaborazione con COMIN, Diaconia Valdese, Emergency e il comune di Milano, con il sostegno di Fondazione Geronimo Stilton e Terre Des Hommes: si tratta di uno spazio riservato di 15 stanze, per ragazzi tra i 6 e i 16 anni ed educatori, isolate dal resto della comunità, per garantire la quarantena di ragazzi con genitori ricoverati per Covid-19: «Sono singole per ragazzi che provengano da una famiglia contagiata, ma anche doppie o triple per consentire ai fratelli di stare insieme in quarantena in camera, potendo contare sull’aiuto degli educatori», spiega Claudio Bossi, presidente de La Cordata, «la fascia d’età porta a 16 anni, ma se avessimo un fratello di 10 anni e uno di 17 accoglieremmo entrambi», dello staff fa parte anche un team di psicologi a distanza, che possa soccorrere in caso di necessità, data la traumaticità intrinseca della situazione. «Al momento», spiega Bossi, non abbiamo segnalazioni, ma siamo pronti a intervenire in caso di bisogno, data la specificità sociale della città».

L’affidamento funziona in questo modo: «I ragazzi salgono in ambulanza con il genitore ricoverato, arrivati vengono presi in carico dagli assistenti sociali in servizio in ospedale e si cerca una soluzione di affidamento consensuale nella rete dei parenti indicata dai genitori, se non si trova una soluzione, possono venire da noi, in attesa di tornare alla normalità».

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