Risuona la parola “pace” nel primo incontro del Meeting per l’amicizia fra i popoli inaugurato oggi alla Fiera di Rimini.
Tre uomini di Chiesa in tre diverse realtà del mondo portano la loro testimonianza sollecitati dal tema “Artigiani di pace. La passione di conciliare”. Sono presenti in sala, insieme a Bernhard Scholz, Presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, il cardinale Dieudonné Nzapalainga, Arcivescovo di Bangui (Centrafrica) e padre Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini. Monsignor Paolo Pezzi, Arcivescovo Metropolita della Madre di Dio a Mosca, è collegato in video dalla capitale russa.
Il cardinale Nzapalainga, forte della sua esperienza di riconciliazione in Repubblica Centroafricana realizzata con il contributo della comunità musulmana e protestante, spiega che “la pace è il bene più prezioso che l’umanità sta cercando”. Uomo coraggioso, sempre in prima linea per difendere gli oppressi, il porporato (55 anni, il più giovane del collegio cardinalizio, prima della nomina di Giorgio Marengo) ricorsa che “mettendoci al servizio della pace, riceviamo in cambio una forza invisibile che ci aiuta a superare le prove”.
Il cardinale, parlando in francese, sottolinea che “la vera pace si conquista con parole che danno perdono, mentre oggi il nostro linguaggio è pieno di parole di violenza e di odio. Ci vuole un lessico privo di odio. La violenza genera violenza. Bisogna uscire dalla logica di guerra che vuole risolvere tutto con le armi”.
Nel suo intervento il Patriarca Pizzaballa spiega che in questo momento Israeliani e palestinesi non vogliono “sentire parlare del cosiddetto processo di pace dopo i tanti fallimenti e tradimenti di quel processo”. Quello che li accomuna è “la mancanza di fiducia” reciproca, in un momento in cui la politica, sia da parte israeliana che palestinese, è “debole, senza una forte leadership e senza visione”. Per Pierbattista Pizzaballa, “se oggi è vero che parlare di giustizia e pace in Medio Oriente significa stare dalla parte di chi combatte contro i mulini a vento, è vero che il desiderio di pace e giustizia deve trovare nel posto di ognuno, soprattutto in chi ha responsabilità”.
“L’impegno per la pace”, spiega Pizzaballa, “non è un ‘di più’, un elemento accessorio di cui si può fare a meno. Al contrario la fede in Dio genera immediatamente un desiderio di bene per ogni uomo, una passione irresistibile per l’uomo, perché abbia una vita degna della sua vocazione di persona creata a immagine e somiglianza di Dio”: PIzzaballa porta poi l’esempio della piccola comunità cristiana di Gaza, attiva in molte opere sociali e caritative. “Una comunità”, spiega, “che scommette sul futuro a Gaza, dove tutti dicono che non c’è futuro”.
Da Mosca il vescovo Pezzi (che ha una lunga esperienza di missione in Russia) non entra nel merito del confitto in corso fra Russia e Ucraina. Spiega che “non si può eludere l’esperienza del perdono per poter vivere. L’odio, la rabbia cattiva non sono parte della nostra esperienza umana, vi entrano perché noi lasciamo entrare la spada di satana, della menzogna. Occorre perciò domandare la pace, e volerla accogliere nei nostri rapporti. La pace è un dono, e come tale va innanzitutto accolta e riconosciuta”.
Il Meeting si è aperto con la lettura dei messaggi di Papa Francesco e di Sergio Mattarella. Per Francesco “la passione di Cristo per il destino di ciascuna creatura che deve animare lo sguardo del credente verso chiunque: un amore gratuito, senza misura e senza calcoli. Ma — ci chiediamo — tutto ciò non potrebbe apparire una pia intenzione, rispetto a quanto vediamo accadere nel mondo di oggi? Nello scontro di tutti contro tutti, dove gli egoismi e gli interessi di parte sembrano dettare l’agenda nella vita dei singoli e delle nazioni, come è possibile guardare chi ci sta accanto come un bene da rispettare, custodire e curare? Come è possibile colmare la distanza che separa gli uni dagli altri? La pandemia e la guerra sembrano avere allargato il fossato, facendo arretrare il cammino verso un’umanità più unita e solidale.Ma sappiamo che la strada della fraternità non è disegnata sulle nuvole: essa attraversa i tanti deserti spirituali presenti nelle nostre società”.
Per Mattarella, “il titolo scelto per l’edizione 2022 - “Una passione per l’uomo” - è dotato di grande forza, accresciuta, se possibile, dal contesto nel quale viviamo.Più che mai il tema della dignità della persona, della sua difesa, della salvaguardia della sua libertà e della sua integrità, è al centro della sfida che si pone all’uomo contemporaneo.Anzitutto il tema del diritto alla vita. A poca distanza da noi, nel cuore dell’Europa, si combatte una guerra scellerata, provocata dall’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina. L’Europa è risorta dal nazifascismo proprio abiurando alla volontà di potenza e alla guerra che ne è diretta conseguenza, ai totalitarismi, alle ideologie imperniate sulla supremazia sia etnico-nazionale sia ideologica. Questa guerra di invasione, con i lutti, le distruzioni, gli odi che continua a generare, scuote l’intera umanità nei suoi valori fondativi e l’Europa nella sua stessa identità.
La passione per l’uomo, invece, ha come presupposto la pace, come orizzonte la convivenza democratica, la cooperazione tra i popoli, l’equità sociale, il rispetto di ogni persona nella sua libertà, nei suoi diritti, nelle sue diversità. Un’aspirazione, una speranza, un dovere che nasce dalla coscienza e dal desiderio più profondo dei singoli e delle comunità.Un’impresa che sfida tutti noi.