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giovedì 15 maggio 2025
 
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«Al Qaeda mi ha portato via la diocesi»

04/07/2014  Intervista a monsignor Emil Shimoun Nona, arcivescovo caldeo di Mosul, nel nord dell'Iraq, che denuncia la grave situazione dei cristiani dopo l'invasione da parte delle milizie radicali dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil). Ma ci sono stati imam che li hanno difesi.

«Ahlan wa sahlan. Benvenuta». L’arcivescovo caldeo di Mosul, monsignor Emil Shimoun Nona, accoglie una donna visibilmente agitata e la fa accomodare in quello che è ora divenuto il suo ufficio a Tall Kayf, villaggio a tre chilometri a nord di Mosul. Nella notte tra il 9 e il 10 giugno anche lui ha dovuto abbandonare la seconda città dell’Iraq in seguito all’invasione di alcune aree del Paese da parte delle milizie radicali dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil).

Monsignor Emil Shimoun Nona, arcivescovo caldeo di Mosul, nel suo ufficio provvisorio a Tall Kayf. Foto: Aiuto alla Chiesa che soffre.
Monsignor Emil Shimoun Nona, arcivescovo caldeo di Mosul, nel suo ufficio provvisorio a Tall Kayf. Foto: Aiuto alla Chiesa che soffre.

«Questa donna è appena arrivata qui a piedi da Mosul», spiega l’arcivescovo ad un esponente di Aiuto alla Chiesa che soffre. «È scappata con suo figlio in cerca di salvezza». Il presule racconta come la Chiesa abbia accolto tutti coloro che sono fuggiti, sia musulmani che cristiani. I rifugiati sono stati alloggiati nelle scuole e negli asili appartenenti alla Chiesa e in alcune case abbandonate. A Tall Kayf sono giunte 700 famiglie, mentre ad Alqosh, villaggio cristiano a venti chilometri da Mosul, sono state accolte 500 famiglie cristiane e 150 musulmane. I cristiani, in particolar modo, nutrono un’angosciante incertezza sul futuro. Un sentimento condiviso da monsignor Nona. Oggi oltre tre quarti dei suoi 10 mila fedeli sono in fuga.

Monsignor Emil Shimoun Nona, arcivescovo caldeo di Mosul. Foto: Aiuto alla Chiesa che soffre.
Monsignor Emil Shimoun Nona, arcivescovo caldeo di Mosul. Foto: Aiuto alla Chiesa che soffre.

 

«Non so se saranno in grado di tornare», afferma. «La mia diocesi non esiste più. L’Isil me l’ha portata via». L’agenzia di stampa  Asianews  ha scritto che l’imam della moschea vicina all’arcivescovado caldeo di Mosul s’era pubblicamente opposto all’occupazione, con devastazioni e saccheggi, da parte dei miliziani dell’Isil. Il suo appello è rimasto inascoltato.

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