Sono una maestra in pensione da parecchi anni. Le scrivo perché sono in difficoltà a capire questi ragazzi, forse perché ho una certa età... Mio figlio è soccorritore presso una Croce locale e mi ha raccontato di come al sabato sera si trovi spesso ad assistere ragazzini e ragazzine di 15, 16 anni ubriachi da stare male e qualche volta addirittura in coma etilico. Mi ha raccontato di feste che i ragazzi di quell’età organizzano nelle case, con i genitori spesso assenti, in cui consumano superalcolici in quantità. Mi ha detto che si bevono bicchierini piccoli di vodka, rum o amaro, che chiamano sciottini, da bere tutti in un fiato, uno dietro l’altro. Non conoscendo i limiti del proprio organismo, finiscono per stare male con vomito e svenimenti, fino qualche volta ad arrivare al ricovero in ospedale per coma etilico. Come si fa a dimenticare se stessi, a mettere a repentaglio la propria salute in modo così stupido? Anche se so che l’alcol fa male, capirei al limite un goccetto per essere un po’ su di giri, più sicuri e chiacchieroni, ma questa usanza mi sembra eccessivamente dannosa. Che cosa mi sa dire? NORMA
— Cara Norma, benché la vendita e la distribuzione di alcolici sia vietata ai minori, molti ragazzi aggirano questo divieto e si procurano bottiglie di liquori che bevono nelle feste private o, in estate, all’aperto nei giardinetti. Probabilmente non è ancora abbastanza diffusa un’informazione corretta e oggettiva sui danni che l’alcol può provocare in organismi molto giovani e questo in parte spiega quegli interventi delle ambulanze durante i sabati sera.
Dato che le bevande alcoliche si trovano facilmente in commercio, occorre parlarne in modo chiaro, semplice e non ideologico: dobbiamo pensare che i ragazzi ne fanno uso e che almeno provino a non farsi troppo male. Ma non è abbastanza: molti ragazzi e ragazze hanno voglia di provare sensazioni nuove ed eccessive, di sfidare sé stessi oltre i propri limiti, di sentirsi diversi da come sono normalmente, e si rivolgono alle sostanze. E non pochi di loro avvertono un oscuro senso di vuoto, che tentano di riempire con droghe e alcol. È su questo che devono essere aiutati a pensare e di cui hanno bisogno di parlare con gli adulti.
Atteggiamenti rigidamente proibizionistici, che non consentono neppure il dialogo, e che rivelano la grande paura degli adulti, servono a ben poco con gli adolescenti. È più necessario rafforzare in loro la consapevolezza di quanto riescono a restare sempre e comunque a contatto con sé stessi, con la propria mente e i propri pensieri, senza essere trascinati dal gioco degli altri e dall’eccitazione del momento. È meglio poter parlare con loro di come sia possibile dire di no quando si rischia di perdere la coerenza e la dignità personale: un gioco eccitante, ma che può rivelarsi pericoloso. Senza dimenticare la propria responsabilità di adulti: uno scarso controllo dei genitori su ciò che succede nelle feste, quando non la loro totale assenza, lasciando in casa gruppi di ragazzi in balia di sé stessi, diventa un’omissione colpevole.