Coniugare intelligenza e divertimento, da parte dell'artista a beneficio del pubblico, è impresa difficile. A meno che sul palcoscenico non salga Alessandro Bergonzoni con un spettacolo come Arrivano i dunque (all'Elfo Puccini di Milano fino all'1 dicembre), un trionfo di arguzia, ironia, buon senso, umanità ed empatia, in cui vengono messi all'asta i pensieri...
Solo un tavolo sul palco, attorno al quale si muove Bergonzoni, pantaloni e camicia nera, un camice bianco sopra, che potrebbe far pensare a un medico: e che cos'altro è, colui che lo spettatore si trova davanti, se non un artista che giocando sul linguaggio cerca di risvegliare il nostro cervello e stimolare la nostra anima spenta? Il colore di quel camice, poi, non è casuale, perché sul bianco le lacrime e il sangue risaltano, è impossibile che vengano ignorate, e quindi (anzi, dunque!) aumentano le probabilità che l'assuefazione al peggio non s'imponga. E poi è più facile ripartire dal bianco per immaginare - cominciando proprio da lì, dal teatro - una nuova realtà, o, per meglio dire, una crealtà: sì perché quel mondo nuovo che ciascuno di noi porta dentro il cuore, ma a cui ha il più delle volte rinunciato sotto il colpo di frustrazioni e delusioni, è tutto da inventare, tutto da creare, da zero. Insomma, bisogna creare una nuova realtà.
Per farlo Bergonzoni usa la nostra lingua: con un'abilità più unica che rara dà vita ad associazioni e invenzioni che, mentre stupiscono e strappano il sorriso, si trasformano ina salutare ginnastica neuronale. Fra le decine di esempi possibili (un'ora e quaranta minuti senza respiro), ne valga uno per tutti: più che di genocidio, dice l'artista,. bisognerebbe parlare di geniocidio, nel senso che stiamo distruggendo il genio - il daimon - che c'è in ciascuno di noi e quindi - dunque! - in tutta la società. Le forze vere, libere, costruttrici, positive vengono spente, nascoste, messe da parte anziché diventare la leva su cui edificare la nuova realtà.
Dove porta tutto questo raffinato e ingegnoso voticare di parole e immagini? Bergonzoni dice che più che di artisti oggi c'è bisogno di altristi, cioè di gente che sappia guardare fori di sé, oltre il proprio orticello. La dimensione dell'alterità, dell'attenzione all'altro, è a ben vedere un filo conduttore dello spettacolo, così come la congiungivite, che non è una variante della congiuntivite, ma l'attitudine gioiosa e autentica a mettersi assieme, ad unire le forze per fare qualcosa di bello assieme.
Alla fine il pubblico non se ne vuole andare, Bergonzoni continua ad uscire sul palco e a regalare nuovi esilaranti schetch e aneddoti.
Uno spettacolo da non perdere, che fa bene alla mente e al cuore.