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mercoledì 04 ottobre 2023
 
Kung Fu Panda
 

Alessandro Carloni. L’italiano che fa i cartoni per gli americani

21/03/2016  Da anni collaboratore della DreamWorks, è il regista del nuovo “Kung Fu Panda 3”

È il primo italiano a dirigere un film d’animazione americano e il primo a fare un film DreamWorks dal budget di 145 milioni di dollari. Roba da far alzare la cresta per l’orgoglio. Invece Alessandro Carloni, 38 anni di cui una dozzina vissuti a Los Angeles, parla di Kung Fu Panda 3 come di una naturale svolta di una carriera tutta dedicata all’animazione.
«Sono cresciuto a pane e cartoni. Tanto che all’inizio ero persuaso che avrei fatto qualcosa di diverso, per esempio lo scrittore di racconti o romanzi », spiega riferendosi al fatto che il padre Giancarlo è stato per anni uno degli animatori di Carosello. «Neppure diciottenne, ho lasciato l’Italia per andare a lavorare in Germania, Danimarca e Inghilterra. Sempre in aziende di animazione. Ho fatto tanta gavetta e con un corto animato classico, Lo squalo e il piano realizzato con il mio amico Gabriele Pennacchioli, mi sono presentato anni fa alla DreamWorks. Un cartone tradizionale proprio quando i grandi studios cominciavano a puntare tutti sull’animazione al computer. A Jeffrey Katzenberg, boss della DreamWorks assieme a Steven Spielberg, è piaciuta la mia diversa sensibilità. Da lì ho collaborato a tanti loro film come, ad esempio, l’innovativo Dragon Trainer. Tuttavia, quello che mi ha spianato la strada è stato il primo Kung Fu Panda. Facevo parte della squadra e lo stesso Katzenberg mi chiese di dare più comicità al personaggio di Po».

E lei come fece?

 «Non ero d’accordo con l’impostazione iniziale. Po doveva essere un Panda più avanti con l’età, sulle prime scettico rispetto al kung fu ma poi eroe suo malgrado. Classico meccanismo americano. Quello, tanto per intenderci, che è alla base dei film di successo di Will Smith. Una cosa troppo vista… Perché, invece, non pensare a un Po giovane ed entusiasta ma fisicamente inadatto?».

Così è diventato il cocco di Katzenberg. Ma farsi af dare la co-regia di Kung Fu Panda 3

«Da quel momento sono diventato il mentore di Po. Così ho collaborato anche alla realizzazione del secondo capitolo della saga. Il successo al botteghino è stato talmente clamoroso che forse per questo Katzenberg mi ha chiesto idee, nuove direzioni su cui sviluppare Kung Fu Panda 3».

Nessuna tensione con la storica regista, Jennifer Yuh?

«No. Il film è un prodotto di squadra. In Europa si pensa sempre al film come risultato dell’intuizione artistica del regista. Oltreoceano si costruisce e si lavora assieme. Sono due approcci diversi: perché non prendere il meglio da entrambi? È questo che sono venuto a spiegare nella lezione di cinema che ho tenuto a Roma, giorni fa, all’interno del programma del CityFest. Tornerei in Europa per girare un film tutto mio, magari piccolo, senza l’enorme pressione di chi ti finanzia con più di cento milioni di dollari. Ma se non fosse possibile, mi piacerebbe mettere su una scuola di cinema. Negli Usa, di italiani conoscono solo Muccino e Sorrentino. Su 2 mila persone che lavorano alla DreamWorks, gli italiani sono solo cinque. È ora di svegliarsi».

Quali sono le nuove direzioni su cui si sviluppa Kung Fu Panda 3?

«Ho pensato a quale effetto avrebbe avuto per Po ritrovarsi nel suo ambiente naturale, in mezzo ai suoi simili. E ho scelto Kate Hudson per interpretare la giovane panda che fa ritrovare a Po il suo papà naturale. Da questa interazione viene fuori il nocciolo della nuova avventura: come può riuscire Po a rapportarsi con il suo padre naturale, finalmente ritrovato, e al tempo stesso non rinnegare il papà adottivo, Mr. Ping?».
In effetti, dato questo cuore narrativo, Kung Fu Panda 3 cattura spettatori grandi e piccini con una nuova avventura davvero mozzafiato. Mentre Po è disorientato dalla rimpatriata tra i suoi simili, una nuova terribile minaccia si prola infatti all’orizzonte. I cavalieri del kung fu (Tigre, Mantide, Scimmia, Vipera e Gru) hanno bisogno di rinforzi. Ma come potranno riuscire ad aiutarli quei panda giocosi, grassi e perennemente allegri?
Con questo terzo capitolo, la saga cinematografica di Kung Fu Panda ha già superato l’incasso complessivo di un miliardo e mezzo di dollari. Il record, però, è che con 150 milioni Kung Fu Panda 3 è il film d’animazione che ha incassato più di sempre in Cina...
«Vero. Si tratta di un dato decisamente storico nella stagione in cui, per la prima volta, il box-office totale cinese ha superato quello statunitense. La Cina è sempre più il mercato del futuro anche nel nostro campo. Ma ci tengo a sottolineare che non si tratta di colonizzazione. Dopo il primo film, i cinesi ci hanno contattato complimentandosi per l’accuratezza con cui avevamo raccontato la loro cultura. È nata la stima, poi un rapporto di collaborazione: 50 dei 600 animatori che hanno realizzato il nuovo film sono indiani e cinesi».

Carloni, con tutto questo successo, difficile rivederla in Italia...

«Invece no. Sarò a Urbino, dove sono nato e dove oggi vivono i miei genitori, già la prossima estate per il matrimonio con Nicolette, la mia fidanzata americana. È stata lei a volerlo. Si è innamorata di casa mia. Anzi, non aspetta altro che io mi stanchi della California per trasferirci armi e bagagli in Italia».

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