È il primo italiano a dirigere un
film d’animazione americano
e il primo a fare un film
DreamWorks dal budget di
145 milioni di dollari. Roba
da far alzare la cresta per l’orgoglio.
Invece Alessandro Carloni, 38
anni di cui una dozzina vissuti a Los
Angeles, parla di Kung Fu Panda 3 come
di una naturale svolta di una carriera
tutta dedicata all’animazione.
«Sono cresciuto a pane e cartoni.
Tanto che all’inizio ero persuaso che
avrei fatto qualcosa di diverso, per
esempio lo scrittore di racconti o romanzi
», spiega riferendosi al fatto che
il padre Giancarlo è stato per anni uno
degli animatori di Carosello. «Neppure
diciottenne, ho lasciato l’Italia per andare
a lavorare in Germania, Danimarca
e Inghilterra. Sempre in aziende di
animazione. Ho fatto tanta gavetta
e con un corto animato classico, Lo
squalo e il piano realizzato con il mio
amico Gabriele Pennacchioli, mi sono
presentato anni fa alla DreamWorks.
Un cartone tradizionale proprio
quando i grandi studios cominciavano
a puntare tutti sull’animazione al
computer. A Jeffrey Katzenberg, boss
della DreamWorks assieme a Steven
Spielberg, è piaciuta la mia diversa
sensibilità. Da lì ho collaborato a tanti
loro film come, ad esempio, l’innovativo
Dragon Trainer. Tuttavia, quello che
mi ha spianato la strada è stato il primo
Kung Fu Panda. Facevo parte della squadra
e lo stesso Katzenberg mi chiese di
dare più comicità al personaggio di Po».
E lei come fece?
«Non ero d’accordo con l’impostazione
iniziale. Po doveva essere
un Panda più avanti con l’età, sulle
prime scettico rispetto al kung fu
ma poi eroe suo malgrado. Classico
meccanismo americano. Quello, tanto
per intenderci, che è alla base dei film di successo di Will Smith. Una
cosa troppo vista… Perché, invece,
non pensare a un Po giovane ed entusiasta
ma fisicamente inadatto?».
Così è diventato il cocco di Katzenberg.
Ma farsi af dare la co-regia
di Kung Fu Panda 3…
«Da quel momento sono diventato
il mentore di Po. Così ho collaborato
anche alla realizzazione del secondo
capitolo della saga. Il successo al botteghino
è stato talmente clamoroso
che forse per questo Katzenberg mi
ha chiesto idee, nuove direzioni su cui
sviluppare Kung Fu Panda 3».
Nessuna tensione con la storica
regista, Jennifer Yuh?
«No. Il film è un prodotto di squadra.
In Europa si pensa sempre al film
come risultato dell’intuizione artistica
del regista. Oltreoceano si costruisce
e si lavora assieme. Sono due
approcci diversi: perché non prendere
il meglio da entrambi? È questo che
sono venuto a spiegare nella lezione di
cinema che ho tenuto a Roma, giorni
fa, all’interno del programma del CityFest.
Tornerei in Europa per girare
un film tutto mio, magari piccolo, senza
l’enorme pressione di chi ti finanzia
con più di cento milioni di dollari. Ma
se non fosse possibile, mi piacerebbe
mettere su una scuola di cinema. Negli
Usa, di italiani conoscono solo Muccino
e Sorrentino. Su 2 mila persone che
lavorano alla DreamWorks, gli italiani
sono solo cinque. È ora di svegliarsi».
Quali sono le nuove direzioni su
cui si sviluppa Kung Fu Panda 3?
«Ho pensato a quale effetto avrebbe
avuto per Po ritrovarsi nel suo
ambiente naturale, in mezzo ai suoi
simili. E ho scelto Kate Hudson per
interpretare la giovane panda che fa
ritrovare a Po il suo papà naturale. Da
questa interazione viene fuori il nocciolo
della nuova avventura: come
può riuscire Po a rapportarsi con il suo
padre naturale, finalmente ritrovato, e
al tempo stesso non rinnegare il papà
adottivo, Mr. Ping?».
In effetti, dato questo cuore narrativo,
Kung Fu Panda 3 cattura spettatori
grandi e piccini con una nuova avventura
davvero mozzafiato. Mentre Po
è disorientato dalla rimpatriata tra i
suoi simili, una nuova terribile minaccia
si prola infatti all’orizzonte. I
cavalieri del kung fu (Tigre, Mantide,
Scimmia, Vipera e Gru) hanno bisogno
di rinforzi. Ma come potranno riuscire
ad aiutarli quei panda giocosi, grassi e
perennemente allegri?
Con questo terzo capitolo, la saga
cinematografica di Kung Fu Panda ha
già superato l’incasso complessivo di
un miliardo e mezzo di dollari. Il record,
però, è che con 150 milioni Kung
Fu Panda 3 è il film d’animazione che
ha incassato più di sempre in Cina...
«Vero. Si tratta di un dato decisamente
storico nella stagione in cui,
per la prima volta, il box-office totale
cinese ha superato quello statunitense.
La Cina è sempre più il mercato del
futuro anche nel nostro campo. Ma ci
tengo a sottolineare che non si tratta
di colonizzazione. Dopo il primo film,
i cinesi ci hanno contattato complimentandosi
per l’accuratezza con cui
avevamo raccontato la loro cultura. È
nata la stima, poi un rapporto di collaborazione:
50 dei 600 animatori che
hanno realizzato il nuovo film sono
indiani e cinesi».
Carloni, con tutto questo successo,
difficile rivederla in Italia...
«Invece no. Sarò a Urbino, dove
sono nato e dove oggi vivono i miei
genitori, già la prossima estate per il
matrimonio con Nicolette, la mia fidanzata americana. È stata lei a volerlo.
Si è innamorata di casa mia. Anzi,
non aspetta altro che io mi stanchi
della California per trasferirci armi e
bagagli in Italia».