Presto la vedremo al cinema in un thriller psicologico, al fianco di un cast internazionale. Nel frattempo, sta scrivendo due spettacoli teatrali ed entro fine anno conta di firmare come regista il suo secondo cortometraggio, che segue il fantasy Last chance, presentato lo scorso aprile alla Casa del cinema di Roma. La giovanissima Alice Bellagamba aggiunge altri successi a un curriculum di tutto rispetto, che all’alba dei trent’anni elenca già una lunga serie di apparizioni in Tv, all’interno di serie note come Don Matteo o Un passo dal cielo, ma anche al cinema, al fianco di Leonardo Pieraccioni per esempio, in Un fantastico via vai.
Come stai?
«In generale, piuttosto bene. Sin da bambina godo di buona salute e penso di avere un sistema immunitario molto vivace, perché mi ammalo poco. Dentro e fuori. E per “fuori” intendo dire che, nonostante le numerose attività sportive che pratico quasi ogni giorno ormai da diciassette anni, non ho mai subito infortuni così gravi da fermarmi. Forse il merito sta nell’aver sempre guardato al mio corpo come a una macchina, da custodire in ogni suo aspetto: il mestiere di attrice mi ha insegnato a curare l’esteriorità, mentre quello di ballerina ha rafforzato la mia muscolatura».
Che cosa mangi?
«Seguo una dieta sana, equilibrata, senza restrizioni. Inizio la giornata con una colazione abbondante, a base di latte o yogurt e una fonte di carboidrati, come biscotti, pane e marmellata o fette biscottate. A metà mattina mangio un frutto come spuntino, mentre a pranzo prediligo un primo leggero, ma nutriente: riso oppure pasta con tonno, legumi o verdure saltate in padella. Di solito, la merenda del pomeriggio è una fetta di pane con un velo di cioccolata, mentre la sera scelgo fra carne e pesce con un buon contorno di verdure. Diciamo che ho la fortuna di avere un metabolismo che consuma velocemente le calorie, forse anche troppo. Se non sto attenta, rischio di perdere peso saltando semplicemente un pasto e quindi devo sempre introdurre la giusta quantità di proteine per evitare il cosiddetto catabolismo, ovvero di bruciare la massa muscolare anziché quella grassa».
Ti sei mai ammalata?
«Non di una malattia vera e propria, ma ho sofferto di un disturbo che per anni mi ha condizionata. Intorno ai quattro anni, ho iniziato ad avere difficoltà nello scandire alcune parole e, siccome fino a quel momento ero stata una chiacchierona, i miei genitori hanno chiesto un consulto al logopedista. La diagnosi è stata quella di balbuzie, che può derivare da stati di ansia, sensibilità emotiva, piccoli traumi: in effetti, la nascita di mia sorella Arianna mi aveva resa insicura, perché non ero più figlia unica e dovevo condividere le attenzioni di mamma e papà. Ogni giorno, per un lungo periodo di tempo, ho svolto appositi esercizi a livello corporeo e linguistico, ma è stata la recitazione a cancellare del tutto il problema. Oggi non ricordo neppure di essere una ex balbuziente e ho imparato a gestire bene lo stress. Quando mi accorgo che il carico si fa troppo pesante, mi ritaglio qualche giorno libero».
Come ti curi di solito?
«Con l’omeopatia. Quando ero piccola, mia mamma evitava di somministrarmi i farmaci tradizionali, fatta eccezione per le infezioni più importanti, e sono cresciuta con questa impostazione alternativa. Ai primi sintomi di un malanno, come il raffreddore ad esempio, utilizzo la soluzione più adatta per contrastarlo sul nascere, mentre durante l’anno assumo dei granuli per alcuni cicli, di solito tre, che servono per rafforzare le difese. Se nonostante tutto mi ritrovo a letto con la febbre, ovviamente moderata, resto a casa qualche giorno, riposo e lascio al mio corpo il tempo di guarire e auto-ripararsi».
Pratichi qualche sport?
«Almeno sei ore al giorno. Frequento regolarmente la palestra per tonificare i muscoli e renderli più elastici per la danza, ma sono appassionata di sport in ogni sua forma. Ho cominciato a tre anni e mezzo con il classico corso di nuoto e poi, a cinque anni, mi sono innamorata del pattinaggio artistico, per poi passare alla danza moderna. Se mi guardo alle spalle, non ricordo un mese consecutivo in cui non ho praticato qualche attività. Ma a volte non basta e, quando mi accorgo che il corpo non risponde più agli stimoli nel modo giusto, faccio una lunga passeggiata».
Come alimenti la tua spiritualità?
«Ascoltando musica, la mia compagna più fedele. In base allo stato d’animo, spazio dai brani classici a quelli più soul, perché le note sono in grado di cambiare l’umore e darmi le risposte che cerco».
Qual è la tua maggiore debolezza?
«I dolci, a cui non so resistere. Se passo davanti a una pasticceria, mi viene spontaneo fare una piccola sosta per guardare cosa c’è in vetrina».
Il tuo peggior difetto?
«La tendenza a mettere le altre persone al primo posto, dimenticando cosa fa felice anche me. Generosità e bontà possono sembrare belle qualità, ma quando sono esagerate rischiano di fare male. L’empatia non deve mai superare quel livello di guardia oltre il quale c’è l’insoddisfazione personale».
Il tuo pregio?
«La forza, che mi ha aiutata a risollevarmi tante volte nella vita e a cavarmela sempre, anche nelle situazioni impossibili».
Che cosa significa per te benessere?
«Trovarmi in un luogo per il semplice gusto di essere lì, in quel momento, con quelle persone, in quella situazione. Senza pormi domande su cosa potrei dire o fare di diverso, in piena armonia con il mondo interiore ed esterno. Quando la mente non viaggia, puoi dire di essere in pace».