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domenica 13 ottobre 2024
 
 

Alice, l'amore oltre le parole

24/09/2010  Mariapia Bonanate legge per noi "Perdersi" della scrittrice-neuropsichiatra Lisa Genova: un libro dove il buio, che avvolge la protagonista, lascia intravvedere la luce.

Poteva essere lacerante, questo racconto di una perdita di sé stessi a causa dell’Alzheimer, malattia degenerativa, progressiva e incurabile che non ammette patteggiamenti. Invece, grazie, a un ritmo narrativo che evade di continuo dal drammatico tema centrale per disegnare con pennellate leggere la vita quotidiana nel suo fluire di sentimenti, emozioni, memorie, Perdersi (Piemme) è un libro dove il buio, che incalza la protagonista, lascia filtrare sciabolate di luce.

Si avverte, da parte dell’autrice, neuropsichiatra, l’impegno, quasi l’ansia, di non abbandonare la sua protagonista al nulla nel quale sta precipitando, ma di scoprire margini di speranza. Alice è una scienziata del Massachusetts, stimata e famosa. Insegna alla Harvard University, fa conferenze in tutto il mondo. Ha cinquant’anni, è nella pienezza della sua vita di donna, felicemente sposata e con tre figli ai quali è molto legata. Mentre parla a una platea di studenti, lei sempre lucidissima, avverte d’improvviso un vuoto di memoria, che la lascia smarrita. Dimentica i nomi delle persone, non riconosce i luoghi e la stessa strada di casa, scorda gli orari delle lezioni...

La diagnosi non lascia dubbi. È stata colpita da un Alzheimer presenile, come altri 500 mila suoi connazionali. Inizia una drammatica corsa a ostacoli. Alice, fra momenti di disperazione e pianti, cerca di vivere quanto di bello, comunque, l’esistenza le offre, prima di non poter fare più quanto desidera. Mette in pratica espedienti che l’aiutano a superare le sempre più frequenti dimenticanze: assume le medicine che possono ritardare il progresso della malattia, annota gli impegni su foglietti volanti o sul BlackBerry, crea gruppi di sostegno per aiutare altre persone. «Non limitatevi a cancellarci dalla vostra vita. Guardateci negli occhi e parlate con noi», chiede in un intervento pubblico. Marito e figli cercano di aiutarla a superare i momenti più difficili, le rimangono accanto anche quando non riesce più a collegare le persone con i loro nomi. Per lei sono soltanto uomini e donne senza un’identità precisa.

È il passaggio più doloroso del racconto, ma anche quello in cui si spalanca una possibilità diversa di vita. Quella di un amore che non ha bisogno delle parole, della memoria, dell’intelligenza per manifestarsi. È l’amore che abita nel cuore, anche quando la mente è devastata. Crea fra il corpo di Alice e quello dei suoi familiari, con il nipotino neonato, che la figlia le mette fra le braccia, una corrispondenza d’affetti che nessun Alzheimer può distruggere.

 
 
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