Il cardinale Maradiaga a Expo 2015 durante il suo intervento al Caritas Day. Nella foto in alto: il cardinale di Manila Luis Antonio Tagle (Foto Ansa)
Obiettivo 2025. Il cardinale Maradiaga, presidente uscente di Caritas Internationalis, lo scandisce più volte in stile obamiano: "Yes, we can". E il suo successore, il cardinale di Manila Luis Antonio Tagle, aggiunge: "Sure, sicuro". Sembra utopia ma il lavoro della Caritas in tante parti del globo autorizza all'ottimismo.
L'obiettivo è assicurare il diritto al cibo e la sicurezza alimentare entro dieci anni. Confortano, in questo senso, i dati di uno studio presentato al Caritas Day che ha visto arrivare a Milano circa 147 delegati da 85 Paesi del mondo: benché nel mondo siano ancora 805 milioni le persone che non hanno cibo sufficiente negli ultimi anni il numero è sceso di 40 milioni confermando una linea incoraggiante di tendenza che dura da un ventennio. I relatori nell'auditorium dell'Expo lo dicono chiaramente: il diritto al cibo si conquista attraverso una volontà politica, e non sempre questa c'è, e aiutando i piccoli agricoltori ad adattarsi ai cambiamenti climatici, tra le prime cause, assieme ai conflitti, della malnutrizione.
Il neo presidente Tagle ha già messo questo tema in cima alla sua
agenda. Le prime cause della fame e dell'insicurezza alimentare, spiega
il rapporto, sono la mancanza di risorse (terra, semi, prestiti,
accesso accesso ai mercati) per i piccoli agricoltori, e la bassa
produttività agricola. Tra le risposte per affrontare la fame più di un
terzo di coloro che sono stati intervistati per il rapporto Caritas
hanno indicato che è fondamentale migliorare l'agricoltura.
Michel Roy,
segretario generale di Caritas Internationalis, lo dice tirando le
fila della giornata: «Agrobusiness e landgrabbing sono i due ostacoli da
superare, vanno combattuti mentre tra le cause della mancanza di cibo
oltre alle guerre ci sono i cambiamenti climatici, bisogna partire da
qui». Poi ha aggiunto: «Stiamo chiedendo a tutti i governi di dotarsi di
una legge per garantire accesso al cibo per tutti». Il cardinale
Maradiaga, che ha guidato la Caritas per otto anni, si sofferma sul problema dei migranti per ribadire che
emigrare alla ricerca di migliori condizioni di vita è «un diritto delle
persone» ma diventa un «problema quando queste persone finiscono nelle
grinfie delle mafie». Ecco la soluzione: «La migrazione ha bisogno di
sviluppo non di azioni militari. Come diceva Paolo VI il nome nuovo della pace
è sviluppo».
Il rapporto Caritas restituisce una mappa dettagliata delle
disuguaglianze globali.
Nell'Africa sub-Sahariana si muore per la bassa
produttività agricola e i cambiamenti climatici.
In Asia i piccoli
agricoltori non hanno risorse adeguate.
In America latina e nei Caraibi
sono strozzati dalla speculazione sui prezzi alimentari e dalla mancanza
di infrastrutture.
In Medio Oriente e Nordafrica il dramma sono i
conflitti e la mancanza di acqua pulita.
Su queste problematiche la
Caritas interviene per un modello di sviluppo sostenibile. Come in
Brasile dove si insegna agli abitanti dei villaggi a conservare le
sementi autoctone creole che si riproducono senza dover dipendere
dall'acquisto dei semi. In India, gli esperti insegnano ai piccoli
agricoltori a produrre loro stessi concime e pesticidi a basso costo per
non doversi indebitare. E nei Paesi ricchi? Qui la Caritas incoraggia i
cittadini a pensare come e quanto cibo viene sprecato, dalla spesa in
casa di tutti i giorni alle mense pubbliche. Un bel paradosso, uno dei tanti che alimenta la fame.