ROBERTA - La crisi alimentare connessa alla guerra in corso ha riacceso il dibattito attorno agli alimenti transgenici. Mi chiedo se questi siano eticamente permessi dalla Chiesa.
Risponde Gaia De Vecchi
Il credente, nel riflettere su tali questioni, ha a disposizione due grandi risorse: una di stile e una di criteri. Circa lo stile, essa può essere rinvenuta in Genesi 2,15, quando Dio affida all’uomo il compito di coltivare e custodire la terra. Sono utilizzati due verbi: ‘abad, che indica il lavorare, soprattutto a servizio degli altri (viene usato anche per l’impegno nel Tempio); šamar, che indica la cura ed è usato anche in relazione alla custodia della Parola di Dio. Verbi che rimandano a una responsabilità personale e comune, “creazionale”, che deve tenere conto ugualmente delle generazioni future. Non si tratta di depredare la terra, di sostituirsi a Dio e nemmeno di “lavarcene le mani”, disinteressarci del creato o essere fatalisti, quanto di rispondere nella storia, qui e ora, al compito datoci da Dio stesso.
Circa i criteri, oltre a quanto ci ha lasciato in eredità la Tradizione, possiamo contare su quanto ha detto papa Francesco sulla ecologia integrale, particolarmente nella Laudato si’. È proprio in essa che, circa questo specifico tema (cfr. nn.130-137), ci invita ad accettare la sfida della complessità, riconoscendo la difficoltà a esprimere giudizi che siano definitivi e netti. Questa complessità ci sprona a una riflessione che proceda con alcuni criteri e che sia informata, sia a livello personale che comunitario. Pertanto, la prima indicazione riguarda la conoscenza e la promozione di un cammino di ricerca, non solo tecnico, ma anche antropologico, spirituale e inter-( trans)disciplinare. Questo primo criterio invita anche a un dialogo intellettualmente onesto con tutte le posizioni, comprese quelle delle minoranze. La nostra riflessione, inoltre, deve essere integrale. La complessità non si sofferma ad analizzare il singolo problema in sé con le sue immediate conseguenze, ma suggerisce una visione integrale, circolare, prospettica, ben più ampia rispetto a quella che siamo soliti impiegare nelle nostre analisi. Uno sguardo che, spaziando a tutto tondo, è capace di esaminare anche quelle questioni che esulano dai confini specifici dell’argomento per dispiegarsi in valutazioni interdisciplinari: quali possono essere le conseguenze sanitarie, sociali, ambientali, economiche ecc. nell’uso di alimenti transgenici?
La riflessione, infine, deve essere prudenziale. In tal senso vi è un esplicito richiamo alla tradizionale virtù della prudenza, che aiuta a evidenziare benefici e rischi in ogni situazione al fine di promuovere il bene. Come esercitare questa virtù? Un classico modello potrebbe essere quello della proporzionalità nelle tre direzioni: rischi probabili contro benefici certi; rischi certi contro benefici probabili; rischi certi contro benefici certi.
È evidente come già questi stessi tre criteri siano complessi, ovvero si rimandino in continuazione l’un l’altro, in un continuo approfondimento. Non si tratta, quindi, di rispondere – più o meno pedissequamente – a una norma, ma di un invito a un profondo esercizio di coscienza, come indicato in Gaudium et spes 16.