Prosegue l’omaggio del Teatro dell’Opera di Roma a uno dei più grandi compositori vissuti a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento, il ceco Leoš Janáček (1854-1928). Dopo Káťa Kabanová (andata in scena nella stagione 2021/2022) e Da una casa di morti (rappresentata lo scorso anno) arriva al Costanzi Jenůfa, considerata l’opera capolavoro di Janáček, certamente la sua più nota.
Scritta tra il 1894 e il 1903, è tratta dal dramma naturalista di Gabriela Preissová Její pastorkyňa [La sua figliastra]. Lo stile musicale di Jenůfa è il risultato dello studio che per tutta la sua vita Janáček dedicò alle inflessioni della lingua parlata cèca. La trama ruota attorno a Jenůfa, figlia adottiva di Kostelnička, sagrestana della chiesa di un paesino della Slovacchia morava. Rimasta incinta dell’amante Števa, viene sfregiata da Laca, innamorato di lei e geloso della sua relazione. Costretta a nascondersi in casa di Kostelnička per la vergogna della maternità illegittima e rifiutata da Števa per la ferita che ora porta sul volto, viene poi ingiustamente accusata di infanticidio dopo che Kostelnička, a sua insaputa, uccide il bambino per paura che questo possa impedirle di sposarsi con Laca, ancora innamorato di lei e pentito. Alla scoperta del cadavere, la matrigna confessa il crimine, ma Jenůfa la perdona, accettando le nozze con Laca.
L’Opera viene presentata a Roma in un nuovo allestimento realizzato in coproduzione con la Royal Opera House di Londra, dove ha debuttato nel 2021 ottenendo l’Olivier Award come miglior produzione operistica. La regia è affidata al sessantenne regista tedesco Claus Guth, tra i più stimati a livello internazionale.Per Guth, quella di Jenůfa “è la storia di una donna che lotta per un mondo più libero. Una realtà che non presenta vie d’uscita. In scena non ci sono porte, non ci sono aperture. Costante, nell’opera, è il rumore della ruota del mulino, un ritmo ripetitivo, che non cambia mai. La società è questa macchina rituale che ripete i suoi movimenti all’infinito e che distrugge tutto ciò che incontra. L’opera mostra come un’enorme pressione sociale verso il conformismo possa portare alla completa caduta di un outsider, di qualcuno che sta fuori dalla norma».
Sul podio sale uno dei più apprezzati interpreti della musica di Janáček, il direttore slovacco Juraj Valčuha, al suo debutto al Costanzi. Attuale Direttore Musicale della Houston Symphony Orchestra, Valčuha è noto e apprezzato in Italia, dove è stato direttore stabile dell’Orchestra Rai e del Teatro San Carlo.
Il ruolo di Jenůfa è affidato al soprano svedese Cornelia Beskow, mentre il ruolo della sagrestana Kostelnička è affidato al soprano finlandese Karita Mattila, veterana dei palcoscenici. Il ruolo di Steva Buryja è affidato al tenore Robert Watson, mentre Charles Workman interpreta Laca.
La prima rappresentazione è prevista giovedì 2 maggio alle ore 20.00 ed è trasmessa in diretta su Radio3 Rai. Repliche sabato 4 maggio (ore 18.00), domenica 5 maggio (ore 16.30), martedì 7 maggio (ore 20.00), giovedì 9 maggio (ore 20.00). Lezione di Opera sabato 27 aprile (ore 17.00). Anteprima giovani martedì 30 aprile (ore 19.00).