Vedo i ragazzi dell’oratorio, dove sono catechista, ma anche i miei figli di 16 e 13 anni e i loro amici, passare talvolta da un amore a un altro con leggerezza. Si innamorano, si lasciano e mi chiedo se imparino qualcosa. Si vedono, si piacciono, si mettono insieme, ma spesso lo fanno in modo superficiale. E quando si lasciano, qualche volta si arrabbiano, ma altre volte gli passa dopo pochissimo, come se niente fosse successo. Vorrei parlarne al catechismo, ma non è facile.
LORETTA
— Cara Loretta, bisogna parlare d’amore con gli adolescenti. Non di sesso, ma proprio di amore. Certo, sono in una fase di sperimentazione e di apprendistato. Ma proprio per questo, senza scandalizzarsi dei loro tentativi magari un po’ superficiali, occorre pensare insieme a loro una visione più alta e completa. Propongo di partire da quel capolavoro che è Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry. Il suo cuore sono le pagine del dialogo tra la volpe e il principe. Esse ci aiutano a capire che l’amore non è tanto questione di sentimenti, ma è il risultato di un percorso, di un avvicinamento progressivo e rispettoso. Quando la volpe chiede al principe di essere addomesticata, cioè di creare un legame forte fra loro, in realtà gli propone una vera e propria educazione sentimentale. Basata non sull’emozione o sul sentimentalismo ma sulla disciplina. Dapprima infatti la volpe chiede pazienza al ragazzino: per addomesticarla, deve sedersi un po’ lontano da lei, nell’erba, e avvicinarsi poco per volta, giorno dopo giorno. Senza dire nulla, perché le parole sono fonte di malintesi. E venendo tutti i giorni alla stessa ora, per creare un’aspettativa e far sì che la presenza sia prima nella mente e poi nei corpi. Occorre un vero e proprio rito, perché solo così si dà valore ai giorni e alle ore. Infine, bisogna riconoscere e accettare anche il distacco. Che genera dolore ma consente di capire pienamente l’unicità dell’altro. Nel momento della separazione, la volpe rivela il suo segreto al piccolo principe: non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi. È il tempo che viene dedicato ad addomesticare la volpe o a coltivare una rosa. E, potremmo aggiungere, a crescere un figlio o a consolidare un amore. È il tempo della cura donata a qualcuno che rende il nostro prossimo così importante. Nell’attuale società dell’immagine e di Internet, queste pagine sono un invito a esercitare una visione non di superficie, che richiede lo sforzo del pensare. Andare al di là delle emozioni immediate per dare nome a ciò che si prova. Riflettere sul profondo rispetto che si deve all’altro. Accettando anche la distanza che c’è tra noi.