L’Italia è un Paese a maggioranza di destra, ma è senza una destra. Nel senso che in un contesto in cui 15 milioni di italiani si definiscono appartenenti a quest’area e altri 18 milioni non votano (gli altri sette si dicono di sinistra, il resto è fatto di “briciole” di centro) solo poco più di 8 milioni voterebbero oggi per i tre principali partiti che la rappresentano: Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. A sfruttare questa situazione è stato certamente Matteo Renzi, spostando a destra il suo Pd e raccogliendo i voti in libera uscita. Lo prova anche l’ultimo sondaggio di Demopolis di Pietro Vento per il programma Otto e mezzo, su La7. Il premier ha sottratto almeno tre milioni di voti dell’area del vecchio Pdl berlusconiano.
Quanto al leader della destra (o di Centrodestra i deu termini con il bipolarismo sono sempre pipù simili), in termini numerici resta sempre il fondatore e lider maximo di Forza Italia Silvio Berlusconi. Ma a contendergli lo scettro c’è il giovane Matteo Salvini. Il barometro politico di Demopolis dà la sua Lega 2.0 al 9 per cento. Significa che la nuova fisionomia lepenista, sgravata dalla zavorra mitologica dei miti padani del suo fondatore Bossi e soprattutto dell’impronta fortemente territoriale, funziona. Il nuovo leader della Lega sembra inserirsi nel solco dei partiti populisti antieuropei e anti-immigrazione che stanno incalzando i partiti tradizionali di Centrodestra (l’Ukip britannico, in concorrenza con i Tories e soprattutto il Front National di Marine le Pen, alternativo al gollismo). Per arrivare a una Lega nazionale e meno nordista Salvini potrebbe accelerare i tempi arrivando una fusione con i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Una riproposizione del vecchio "asse del Nord" senza Forza Italia. E infatti i due leader si stanno mandando segnali a distanza. Salvini è indicato nel sondaggio addirittura sopra Berlusconi come ipotetico leader della destra. Ma il 45 per cento degli elettori del Centrodestra non vede per il momento un leader in grado di impensierire Renzi in un duello elettorale. Il vuoto a destra è ancora profondo.