Il nuovo Rapporto sull’ambiente di Legambiente pone l’accento sulla situazione delle coste italiane, minacciate da cementificazione ed erosione. Già il 51% dei litorali italiani è invaso da case e palazzi e la cifra, con un ritmo di 8 chilometri di cemento all’anno in più negli ultimi decenni, è destinata ad aumentare. Non solo: un terzo delle spiagge è interessato da fenomeni erosivi attualmente in espansione e 14.542 sono le infrazioni accertate nel corso del 2014 tra reati inerenti al mare e alla costa in Italia, 40 al giorno, 2 ogni chilometro. L’habitat marino è costantemente messo alla prova dall’inquinamento, con il 25% degli scarichi cittadini ancora non depurati (40% in alcune località). Il 45% dei prelievi realizzati da Goletta Verde nel 2015 è risultato inquinato, mentre la plastica continua a colonizzare spiagge e fondali marini. Solo il 19% della costa (1.235 chilometri) è sottoposta a vincoli di tutela. «Le coste sono uno straordinario patrimonio del nostro Paese» ha dichiarato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente e curatore insieme a Sebastiano Venneri e Giorgio Zampetti del Il Rapporto Ambiente Italia volume «che dobbiamo liberare dalla pressione di cemento e inquinamento».
Dati davvero inquietanti contro cui è necessario attuare un’inversione
di tendenza attraverso un cambio delle politiche. «Occorre rafforzare la
resilienza dei territori ai cambiamenti climatici », continua Zanchini,
«e spingere verso la riqualificazione e valorizzazione diffusa del
patrimonio costiero». L’erosione costiera è un fenomeno in espansione
legato a molteplici cause, che riguardano sia le trasformazioni
provocate da porti e interventi sul litorale che la riduzione degli
apporti dei sedimenti dalle aree interne attraverso i fiumi per vie di
dighe, sbarramenti e cave. Altri problemi derivano dai cambiamenti
climatici che rendono le coste più fragili. Fenomeni meteorologici –
come i danni provocati da temporali, alluvioni e esondazioni che abbiamo
visto negli ultimi anni a Genova, Olbia, Messina - si stiano ripetendo
con nuova intensità e frequenza. Legambiente ha realizzato una analisi
di dettaglio dei 6.477 chilometri di costa da Ventimiglia a Trieste e
delle due isole maggiori, senza considerare quindi le numerose isole
minori: 3.291 chilometri sono stati trasformati in modo irreversibile,
nello specifico 719,4 chilometri sono occupati da industrie, porti e
infrastrutture, 918,3 sono stati colonizzati dai centri urbani.
Un altro dato preoccupante riguarda la diffusione di insediamenti a
bassa densità, con ville e villette, che interessa 1.653,3 chilometri,
pari al 25% dell’intera linea di costa. Tra le regioni, la Sicilia ha il
primato assoluto di km di costa caratterizzati da urbanizzazione meno
densa ma diffusa (350 km), seguita da Calabria e Puglia; la Sardegna è
invece la regione più virtuosa per quantità di paesaggi naturali e
agricoli ancora integri e comunque è la regione meno urbanizzata
d’Italia. E’ davvero preoccupante sottolineare come dal 1988 ad oggi,
malgrado fosse in vigore la legge Galasso che avrebbe dovuto tutelare le
aree entro i 300 metri dalle coste, sono stati trasformati da case e
palazzi ulteriori 220 chilometri di coste, con una media di 8 km
all’anno, cioè 25 metri al giorno. Tra le regioni più devastate la
Sicilia con 65 km, il Lazio con 41 e la Campania con 29. Nelle aree
costiere, secondo i dai Istat, nel decennio 2001 – 2011 sono sorti
18mila nuovi edifici. Ben 700 edifici per chilometro quadrato sia in
Sicilia che in Puglia, 600 in Calabria ma anche 232 per chilometro
quadrato in Veneto, 308 in Friuli Venezia Giulia e 300 in Toscana,
Basilicata e Sardegna. Anche i nostri mari continuano a essere
minacciati dai problemi di inquinamento. In positivo, le regioni più
virtuose per depurazione sono il Veneto con “solo” il 17% dei comuni
coinvolti, la Toscana col 18% e il Friuli Venezia Giulia col 24%. Anche
le analisi delle acque condotte da Goletta verde nel 2015 sono risultate
inquinate nel 45% dei casi. Complessivamente le infrazioni accertate ai
danni delle coste e del mare nel solo 2014 sono state 14.542, pari a 40
al giorno, 2 ogni chilometro di costa, con 18mila persone denunciate e
ben 4.777 sequestri effettuati. Uno dei fenomeni più preoccupanti di
inquinamento del mare è la quantità di rifiuti presenti, e in
particolare di plastica galleggiante. «Per il futuro delle aree
costiere», ha dichiarato Rossella Muroni, presidente nazionale di
Legambiente «abbiamo la possibilità di ispirarci e scegliere un modello
che si è già rivelato di successo. Quello delle aree protette e dei
territori che hanno scelto di puntare su uno sviluppo qualitativo e che
stanno vedendo i frutti positivi anche in termini di crescita del
turismo». Su tutto il territorio nazionale sono diffuse 32 aree protette
nazionali con misure di tutela a mare - pari a oltre 2milioni e 800mila
ettari di superficie protetta a mare, 27 aree marine protette (o
riserve marine), 2 parchi marini sommersi, 2 perimetrazioni a mare nei
parchi nazionali e un santuario internazionale per la tutela dei
mammiferi marini. Inoltre oggi sono individuate ben 54 aree marine di
reperimento dove istituire riserve marine. Diverse le esperienze di
successo raccontate nel volume, dal sistema per l’ormeggio non
impattante nelle baie dai fondali più delicati nelle isole Egadi, alla
Rete delle imprese delle marine del parco di Viareggio, al sistema di
tutela delle coste in Sardegna solo per citare alcuni esempi