Un migrante, una signora e un tassista. Stamane papa Francesco ha raccontato «una storia piccolina, di città». L'ha fatto a braccio, di fronte ai circa 25 mila fedeli presenti all’udienza. «C’era un rifugiato che cercava una strada e una signora gli si avvicinò: ‘Lei cerca qualcosa?», ha esordito Francesco: «Era senza scarpe quel rifugiato, "Io vorrei andare a San Pietro per entrare dalla Porta Santa". E la signora pensò: "Ma senza scarpe…" e chiama un taxi. Quel rifugiato puzzava e l’autista del taxi quasi non voleva che salisse. Alla fine li ha lasciati entrare e la signora ha domandato un po’ di storia al rifugiato, al migrante, e lui nei dieci minuti del percorso le ha raccontato la sua storia di dolore, di guerra, di fame e perché era fuggito dalla sua patria per arrivare qui. La signora apre la borsa per pagare il tassista e l’autista, che all’inizio non voleva che questo salisse perché puzzava, ha detto alla signora: "Sono io che devo pagare lei, perché mi ha fatto sentire una storia che mi ha cambiato il cuore". Questa signora sapeva cosa era il dolore di un migrante, perché era armena e sapeva la sofferenza del suo popolo pure». «Quando noi facciamo una cosa del genere», ha commentato il Papa: «all’inizio ci rifiutiamo – puzza – ma alla fine la storia ci profuma l’anima e ci fa cambiare. Pensate a questa storia e a cosa possiamo fare per i rifugiati!».
Il Papa ha proseguito il ciclo di catechesi sulle opere di misericordia. Partendo, oggi, dalle parole di Gesù: «ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito». E’ mancanza di memoria, ha sostenuto Jorge Mario Bergoglio, pensare che le migrazioni siano solo dei nostri anni: esse appartengono al bagaglio della gente d'ogni epoca, in ogni parte del pianeta. La Bibbia stessa ci offre molti esempi: da Abramo allo stesso popolo di Israele che lascia l’Egitto fino alla Santa Famiglia che fugge da Erode: «La storia dell’umanità è storia di migrazioni: ad ogni latitudine, non c’è popolo che non abbia conosciuto il fenomeno migratorio». Nel corso dei secoli ci sono state espressioni di solidarietà anche se «non sono mancate tensioni sociali». E oggi la crisi economica favorisce l’emergere di «atteggiamenti di chiusura», ma l’unica risposta vera è la solidarietà: «In alcune parti del mondo sorgono muri e barriere. Sembra a volte che l’opera silenziosa di molti uomini e donne che, in diversi modi, si prodigano per aiutare e assistere i profughi e i migranti sia oscurata dal rumore di altri che danno voce a un istintivo egoismo. Ma la chiusura non è una soluzione, anzi, finisce per favorire i traffici criminali. L’unica via di soluzione è quella della solidarietà».
«L’impegno dei cristiani in questo campo è urgente oggi come in passato», ha sottolineato Francesco. Un esempio è stata la figura di santa Francesca Cabrini che dedicò la sua vita ai migranti negli Stati Uniti, a cavallo fra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Il Pontefice ha chiesto dunque a tutti i cristiani di accogliere chi fugge da condizioni di vita disumane come guerre, fame e violenza: «diocesi, parrocchie, istituti di vita consacrata, associazioni e movimenti, come i singoli cristiani, tutti siamo chiamati ad accogliere», ha affermato.